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Alto Adige. Monte San Vigilio, sul Sentiero della fede uniti da un filo di Lana

Giuseppe Matarazzo lunedì 1 luglio 2024

Lana, la chiesa di San Vigilio

Josef Schötzer, detto Sep, ha 78 anni, otto figli e dieci nipoti. Nei suoi occhi c’è un senso di pace. Per una vita ha fatto il carpentiere e il falegname nella sua ditta con un grande laboratorio e diversi dipendenti, costruendo case di legno per tutto il territorio. Ora, con la moglie Helena, trascorre i mesi freddi fra i meleti a valle e il resto dell’anno nel suo maso sul monte San Vigilio, per prendersi cura - «siamo i sagrestani», dice fiero - della chiesetta in cima, punto di approdo del “Sentiero della fede” dedicato al santo che fu vescovo di Trento. Un percorso che Sep, insieme ad altri parrocchiani, ha ideato nel 2015 per valorizzare questo luogo dello spirito d’alta quota. Quasi cinque chilometri di cammino che incrociano i diversi sentieri che attraversano la montagna. Breve, ma intenso. Da vivere in gruppo, in famiglia o da soli. Siamo sopra Lana, Provincia autonoma di Bolzano, Alto Adige. Qui si arriva con la funivia dal centro del paese. Sei minuti per passare dalla terra al cielo. Niente macchine. Solo campi, animali, boschi e tanti sentieri per escursioni di più giorni - come la Via Vigilius (7-8 tappe) o il Sentiero delle rose alpine che prevede circa 13 ore di cammino - o giornaliere. Percorsi impegnativi e per tutti. Fra questi ultimi quello, ad anello, della Fede.

I sentieri sul Monte San Vigilio - G.Matarazzo

Sei stazioni per entrare in pace con se stessi: Apertura, Libertà, Decisione, Vita, Confini, fino all’approdo alla chiesetta di San Vigilio, la Sicurezza. Casa, pace, fede, il senso di tutto. Ogni sosta è caratterizzata da una installazione, un simbolo, una frase per riflettere. Un opuscolo guida alla meditazione: «Il sentiero della fede è un’offerta spirituale - scrive in apertura il decano di Lana, padre Peter Unterhofer -. Percorriamo le strade della nostra vita cercando e credendo». L’Apertura è una terrazza sulla valle, con lo sguardo che si perde all’infinito: «Guarda lontano, osserva ciò che ti è vicino», recita la frase incisa sulla balconata. «La fede significa essere disposti a vedere una realtà più profonda». Un grande albero accoglie un binocolo per scegliere un pezzo di mondo su cui soffermarsi. Camminare è anche un gesto di libertà. «La libertà è come l’aria e il sole; finché c’è, nessuno se ne accorge. Ma se manca, è come se mancasse la vita». La frase guida è di Giacomo Matteotti ed è incisa in italiano e tedesco su due panchine, dove sostare con lo sguardo all’insù. Proseguendo sul sentiero ci si trova davanti a “una scelta”, l’invito è: «Percorri la via destinata a te, e lascia tracce». Essere testimonianza, lasciare dei segni nel terreno, essere un riferimento per gli altri. Nel punto della “Vita”, la frase di Madre Teresa: «La vita è un’opportunità, coglila, la vita è un sogno, fanne una realtà». Si abbandona il fitto bosco e si apre la vista del Lago Nero dove si può sostare o rifocillarsi al rifugio Seespitz. Proseguendo lungo una spianata si giunge davanti a una installazione di tante mani alzate, la riflessione dei Confini, dove abbattere i limiti e liberare i sogni e le utopie, proprio lì dove simbolicamente s’incontrano territori di Lana, Algund, Partschins e Marling. Quindi l’arrivo a 1780 metri a San Vigilio, la Sicurezza. L’approdo dove trovare Dio.

Lungo il Sentiero della fede sul monte San Vigilio - G.Matarazzo

La chiesetta si scorge subito, non appena ci si lascia nuovamente il bosco alle spalle: diventa un faro a cui guardare, il luogo dove rifugiarsi, pregare, pensare. Il posto da cui guardare le cose con una prospettiva nuova. Le prime notizie sulla piccola e suggestiva costruzione risalgono all’anno 1278, inizialmente di proprietà del monastero Weingarten dei Santi Benedettini in Svevia (Germania). «Una “chiesa meteo”, passata poi più volte di proprietà, che con il suono della sua campana proteggeva le persone dai temporali», racconta Sep. Legata anche al maso Jocher appena sotto (ora completamente ristrutturato e luogo di ristoro), nel tempo era stata abbandonata e usata come stalla per le mucche. Agli inizi del Novecento un ritorno in auge fino ai restauri del 1986 e al suo utilizzo, soprattutto in estate, quando si celebra la Messa per i fedeli che la domenica salgono numerosi fin quassù. Con le mura della navata in stile romanico, il coro, la volta a costoni e gli affreschi ben conservati che risalgono al periodo gotico, la chiesa è un piccolo gioiello, testimonianza della fede semplice e autentica della gente di montagna. «È un riferimento per tutti gli abitanti della zona e per chi arriva qui - dice Sep, accompagnandoci dentro, dopo aver guidato la camminata -: un luogo di pace. Qui si vive di poco. Nel terreno vicino si produce il grano e le patate. Cose semplici». Terra e cielo.

Animali al pascolo attorno alla malga di Gampl - G.Matarazzo

In quota si può vivere l’esperienza delle malghe, dove fra il pascolo e i prodotti caseari, si può mangiare e dormire. Come Gampl e il suo “family park”. Christian con la sua di famiglia accoglie ospiti a misura di piccoli escursionisti che qui trovano pecore, capre, montoni, asini, conigli, giochi, un mini parco avventura e tanto verde da riempirsi gli occhi. Tutti i giorni Christian accompagna la sua piccola giù in paese, in funivia, per andare a scuola. Anche lui ha la pace negli occhi. «E tu? Da dove vieni? Milano? - chiede -. Non sono mai stato a Milano. Non mi muovo molto da qui. Ho i miei animali, la malga da portare avanti. Sto dove gli altri vengono in vacanza a cercare riposo e pace. Cosa chiedere di più?».

La piana di Lana fra meleti e vigneti - G.Matarazzo

Scendendo, con la funivia, recentemente rinnovata, lo spettacolo della piana di Lana si apre davanti ai nostri occhi con una immensa distesa di meleti. Qui si trova la maggiore concentrazione europea di produzione di mele, e poi ettari ed ettari di vigneti. Un’economia floridissima e sostenibile, con un tasso di ben-essere altissimo. Oltre a segni artistici, culturali e religiosi antichi e profondi.

Gli affreschi della chiesa di Santa Margherita a Lana, considerata la Cappella Sistina dell'Alto Adige - G.Matarazzo

Lo testimoniano le tante chiese sparse nel territorio, fra la campagna, da quella di sant’Anna a quella di sant’Agata, a quella di santa Margherita. Quest’ultima si trova su un’altura appena sotto la roggia di Brandis. Risale al IX secolo, è considerata, per i suoi affreschi, la Cappella Sistina dell’Alto Adige. Nel 1215, l’edificio venne donato dall’imperatore Federico II Hohenstaufen all’Ordine Teutonico, testimonianza importante dell’influenza dell’arte bizantina su quella romanica. Nell’abside principale l’affresco del Cristo Pantocratore nella mandorla, circondato da simboli evangelici dalla parabola delle dieci vergini.

La chiesa parrocchiale di Lana di Sotto con il suo campanile - G.Matarazzo

Il simbolo religioso della zona è la chiesa parrocchiale di Lana di Sotto con il campanile dalla cima rossa a fianco che svetta su tutta la valle. All’interno il monumentale altare ligneo intagliato negli anni 1503-1510 dall’atelier dello scultore e pittore Hans Schnatterpeck. Oltre 14 metri di altezza per 7 di larghezza, 64 statue di varie grandezze con scene bibliche, è una chicca imperdibile da ammirare. Tutto intorno si possono vivere le esperienze più diverse, dal giardino d’arte di Kränzelhof a Cermes al suggestivo golf club a 9 buche, dalla passeggiata alla Gola di Lana a tutto un territorio da attraversare in bici, con un servizio di trasporto delle due ruote impeccabile.

L'imponente altare ligneo intagliato dall’atelier dello scultore e pittore Hans Schnatterpeck all'inizio del 1500, custodito nella chiesa parrocchiale di Lana di Sotto - G.Matarazzo

«Non a caso il nostro claim è “Lana unisce”. Piccoli pensieri e grande sorprese. Cultura e avventura. Viaggio e destinazione», dice Lisa Öttl che si occupa del marketing per l’associazione turistica di Lana. «I giovani restano, qui si possono fare tante cose», aggiunge Lisa, giovane anche lei, 28 anni e innamorata della sua terra. Loro restano e i turisti arrivano. In linea con questo stile semplice, essenziale e profondo. Niente massa. Niente chiasso. Qui si vive in pace. Fra la terra e il cielo. Come Sep. Dai meleti a San Vigilio. In un filo di Lana. Che unisce tutti.

Il servizio di trasporto bici in tutto il territorio a disposizione dei cicloturisti - G.Matarazzo