Attualità

IL CASO. L'arancia che non c'è

giovedì 2 aprile 2009
Vi piace l’aranciata? Bene, accettate allora un buon consiglio: chiedete alla mamma di farne una buona scorta perché tra breve l’aranciata vera, fatta con il succo dei migliori agrumi mediterranei, diventerà una rarità. Sugli scaffali dei negozi troveremo bibite nate in un laboratorio chimico e ricavate da sapienti combinazioni di aromi e coloranti artificiali. Così va il mondo, ragazzi. Vediamo cosa è accaduto.Il Senato italiano ha dato via libera pochi giorni fa alla messa in commercio di bibite con il colore e il sapore dell’arancia. Con il colore e il sapore, appunto: nelle bottigliette non sarà più obbligatorio, come avviene oggi, un contenuto minimo di succo di frutta pari al dodici per cento. Il succo sarà sostituito da sostanze elaborate in una provetta: il profumo e il gusto saranno – si spera – uguali, ma la bibita non sarà più la medesima e non avrà nulla di naturale.Assisteremo a un ulteriore passo avanti verso la diffusione massiccia dei cibi artificiali, finti, manipolati. Adesso chiederete: cosa gli ha preso ai nostri senatori? Non possiamo fare loro una colpa per una decisione obbligata: il Senato ha solo reso operativa l’ennesima norma voluta dall’Unione Europea e se poi 250 mila quintali di arance italiane, non trovando più impiego nella fabbricazione di succhi, saranno probabilmente destinati al macero, è un altro discorso.Sarà la grande industria delle bibite a trovare vantaggi nell’utilizzazione di aromi e coloranti: nel pieno rispetto delle leggi dell’Ue e della chimica le bottigliette o lattine delle nuove bibite potrebbero perfino (ma sarà davvero così?) costare meno. Il consumatore si adeguerà. Ogni medaglia ovviamente ha il suo risvolto. I produttori di arance troveranno difficoltà a imporsi sul mercato. Le industrie che vorranno restare fedeli all’impiego di vero succo di agrume approfitteranno della superiore qualità dei loro prodotti per aumentare i prezzi. Il cittadino resterà disorientato, preoccupato da un lato per la sua salute personale, dall’altro per quella del suo portafogli. Dati i tempi di magra che attraversiamo è facile immaginare come sceglierà: guardando al prezzo.Leggere bene le etichette. L'arrivo sul mercato di bibite frutto delle alchimie alle quali i prodotti alimentari sono soggetti non trova il consumatore del tutto disarmato. L’offensiva del cibo artificiale è massiccia, ma a noi qualche cartuccia da sparare è rimasta. Vale sempre il vecchio consiglio di «far ballare l’occhio» leggendo bene le etichette che obbligatoriamente compaiono su ogni confezione. La data di scadenza è importante, ma essenziale è individuare i componenti o gli additivi che devono essere indicati per legge. Meno sigle o nomi strani ci sono, più andiamo sul sicuro. Un cibo o una bevanda naturali non richiedono correttivi chimici. Lo sapevano bene i nostri nonni.