Non ha lasciato Milano e l’Italia nemmeno durante la sosta pasquale, Silvio Berlusconi. La situazione è da monitorare passo passo. Con estrema attenzione. «Napolitano vuole favorire il dialogo su governo e nuovo capo dello Stato. Credo nelle sue buone intenzioni. Ma c’è il rischio di una palude...».C’è un forte elemento di diffidenza nel Cavaliere: «Non capisco questa rilegittimazione di Monti. Ha perso le elezioni. Ora si prenderà il merito di abbassare l’Imu, di rinviare l’Iva e la Tares, di sbloccare i soldi alle imprese... Non vorrei servisse solo per portarlo più forte al voto a ottobre...». Al Paese serve altro, insiste il Cavaliere: «M5S si è messa all’opposizione, tocca a Pd e Pdl rilanciare la crescita e l’economia. Non a chi ci ha portato in una recessione senza fine». E non capisce, Berlusconi, nemmeno i nomi indicati da Napolitano per le due commissioni: «Ma secondo voi – dice a chi lo chiama per gli auguri di Pasqua – Mario Mauro garantisce il dialogo con me? Ricordate come da capogruppo del Pdl in Europa mi ha messo contro il Ppe?». Questa operazione, insiste il Cav, ha senso solo se «facilita un accordo su presidente della Repubblica e governo. Per me hanno 7 giorni di tempo, non un minuto di più».Il grande spauracchio del Cavaliere è la possibilità che salti la finestra del voto a giugno. Vede dall’altra parte un Pd pronto ad eleggersi un capo dello Stato sgraditissimo, come Romano Prodi («Ci pensate se fanno la Boccassini?», dice scherzando). E poi pronto a perdere altro tempo tra nuove consultazioni e, magari, un mandato pieno a Bersani (il quale non è stato ancora destituito formalmente dal pre-incarico...) che sbatta sì contro il muro delle Aule, ma che serva comunque al segretario Pd per gestire il voto da Palazzo Chigi seppur per gli affari correnti. Nel frattempo arriverebbe la sentenza di Cassazione sui diritti Mediaset, l’eventuale condanna di primo grado per Ruby, la discesa in campo di Matteo Renzi, l’alleanza Pd-montiani, lo sganciamento di grillini delusi dalla "linea dei no" del duo Grillo-Casaleggio. Ed è forte il timore di perdere pezzi del Pdl già titubanti quando è partita l’operazione-Monti. Tutti elementi che remano contro il Cav.Perciò la linea è una, e la detta Angelino Alfano in serata: «La casa brucia, i saggi ci mettano pochissimo tempo. Poi Napolitano riprenda le consultazioni». Un nuovo giro di colloqui dell’attuale capo dello Stato, e non del suo successore, viene visto come l’unica garanzia per formare subito un esecutivo di larghe intese e, in caso di fallimento, costringere il nuovo inquilino del Colle a fare un’unica cosa: sciogliere le Camere e chiamare alle urne al massimo entro il 7 luglio. Tradotto in date: Berlusconi vuole un governissimo prima del 17 aprile, giorno in cui si inizierà (probabilmente) a votare in seduta comune il nuovo presidente della Repubblica. Se le cose non andassero così, per Silvio sarebbe una Caporetto: governo Monti in prorogatio e Prodi capo dello Stato.Perciò ieri circolava la voce di boicottare le commissioni di saggi convocate da Napolitano. Di delegittimarle e farle saltare sul nascere non mandandoci Gaetano Quagliariello. Poi la paziente mediazione di Gianni Letta, dello stesso Quagliariello e di Bobo Maroni (contrario alla rincorsa alle urne del Cav) ha prodotto il piccato chiarimento del Colle: i saggi non andranno alle calende greche, né è mai stata intenzione del Quirinale usare le due commissioni come diversivo, spiega Napolitano nella sua nota. Ma Berlusconi, non contento, ha dato all’ex vicepresidente Pdl al Senato un mandato molto chiaro: «Non piegarti ad accordi di basso cabotaggio. Se vogliono estrapolare la legge elettorale dal pacchetto è solo per guadagnare qualche mese, per dare vita ad un governicchio di scopo. Non mollare sulle riforme istituzionali. O c’è una vera intesa Pd-Pdl-Scelta civica che duri almeno tre anni e cambi l’assetto istituzionale del Paese oppure è una trappola».