La crisi di governo. Leoluca Orlando: «Subito una proposta alternativa credibile»
Leoluca Orlando
«L’Italia ha bisogno di una visione in un momento di continua mortificazione dei diritti umani. Non serve dirsi contro Salvini, ma è urgente offrire una proposta alternativa credibile». Leoluca Orlando si rivolge al Pd, ma parla a tutto l’arco parlamentare. Il sindaco di Palermo, che ha inviato una lettera a vertici dell’Unione Europea e di tutti gli Stati membri per sollecitare l’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia per violazione dei diritti fondamentali, mette in guardia i partiti dal pericolo di perdere di vista la necessità di «rispettare le prerogative parlamentari» per arginare «il processo di fascistizzazione del nostro Paese».
È ipotizzabile un governo alternativo senza andare alle urne?
Il tema è capire quale tipo di visione proponiamo ai cittadini. È fondamentale ribadire con forza l’assoluto rispetto delle prerogative parlamentari del nostro Paese. Un anno fa nacque il governo gialloverde perché siamo in una repubblica parlamentare, dove due partiti in Parlamento hanno raggiunto un accordo. Se noi perdiamo di vista questo tipo di obiettivo, diamo un fondamento all’affermazione devastante del 'giovane Mussolini', cioè Salvini, che dice «votiamo, così ho i pieni poteri». In un momento come questo dobbiamo restare legati al gioco parlamentare. C’è una proposta di riforma costituzionale in corso, come si fa a lasciarla a metà?
Ma il Pd non l’ha mai sostenuta.
A me interessa dire qualcosa che forse il Partito democratico potrebbe condividere. La riduzione del numero di parlamentari è un argomento che serve a rafforzare la credibilità del Parlamento. Ci sono già state tre votazioni, manca la quarta. Quello che mi fa paura sono i tweet e gli slogan, che sono l’arma dei populisti, senza rispetto del passato, senza prospettiva di futuro.
Qual è l’errore da non fare?
Non dobbiamo fare la bella copia di Salvini. L’errore commesso in questi anni, anche dai Cinquestelle, è pensare di rendere presentabile il modello Salvini. Se si sceglie il modello securitario, tra originale e copia gli elettori scelgono l’originale. Noi dobbiamo costruire un altro originale, alternativo.
Sarebbe favorevole a un accordo tra Pd e M5s?
Siamo in un sistema parlamentare, sono i parlamentari che devono decidere. L’importante è che abbiamo una visione condivisa sui fondamentali. Il fatto irrinunciabile è il rispetto della legalità costituzionale, che prevede in primo luogo il ruolo del Parlamento, ma anche il rispetto dei diritti umani, il principio della separazione dei poteri, il rispetto dei valori fondanti dell’Ue. L’accordo solo per evitare il voto è inaccettabile.
Quale deve essere il ruolo dei cattolici?
Innanzitutto chiedersi cosa significa essere cattolici e lo dico da laico cristiano. Ci sono troppi buffoni in giro. Da una parte si classificano come cattolici, dall’altro votano provvedimenti impresentabili, salvandosi la coscienza dicendo di essere assenti per caso.
Sul fronte dell’accoglienza dei migranti lei ha chiesto all’Ue di avviare una procedura di infrazione contro l’Italia. Cosa pensa di ottenere?
I migranti si rivelano termometro di una concezione di umanità, di legalità e di sicurezza. L’approccio che noi abbiamo cercato di dare nella città di Palermo in questi anni è istituzionale, non umanitario o securitario, ma affermando che i migranti sono esseri umani e hanno diritti come tutti. La mia iniziativa mira a ricordare che l’Unione Europea è un’unione dei diritti e, grazie ai migranti, l’Europa sta scoprendo la violazione dei diritti umani. In Italia questa condizione è diventata drammatica, perché oggi a Palermo e in Sicilia non arrivano più migranti, ma questi restano un pretesto per uno stravolgimento culturale e istituzionale, che si collega alla mortificazione delle forze armate, dei corpi dello Stato, all’invasione di un ministro dell’Interno che si comporta come se fosse il ministro della Difesa, alla continua mortificazione della magistratura. Quindi è un modo per dire no al populismo e sì alla casa comune, come dice la Laudato si’.