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Omicidio del migrante. Il procuratore: «Ma nessuno pagherà per i veleni della fornace»

Antonio Maria Mira venerdì 8 giugno 2018

Antonio Pontoriero avrebbe sparato e ucciso Soumaila Sacko per difendere una fabbrica e un terreno che erano diventati «la più grossa discarica abusiva di vanadio d’Europa, e il vanadio è altamente cancerogeno. Ma tutto finirà in prescrizione, così i responsabili del disastro ambientale non pagheranno neanche la bonifica, che costerà 25 milioni di euro, e il contribuente italiano avrà sullo stomaco questo popò di roba». È la denuncia del procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo che quella fabbrica la conosce molto bene. Infatti era stato lui dieci anni fa a condurre l’inchiesta quando guidava la procura di Vibo Valentia.

Come andò quell’inchiesta?
Aveva due destinatari, il titolare della fornace e soprattutto i vertici dell’Enel che avevano messo in piedi tutto il 'giochetto' dello smaltimento di quella robaccia.

Ma era proprio l’Enel o degli intermediari?
L’Enel, tramite i suoi funzionari, fa un contratto con il titolare della fornace per lo smaltimento di questa roba, ceneri della centrale elettrica di Brindisi, che veniva presentata, attraverso una serie di false analisi, come rifiuto non pericoloso. Da questa robaccia il titolare della fornace doveva poi produrre mattoni e piastrelle.

E invece cosa succede?
Quando sono andati a realizzarlo, il prodotto era assolutamente scadente, non commerciabile, perché quelli erano rifiuti pericolosi. Così hanno cominciato ad accumularli sul piazzale. Poi la società fallisce. Io mi stavo occupando proprio di questo. Quando con la Guardia di Finanza vado a fare un sopralluogo, vediamo questa montagna di roba e ci poniamo tutta una serie di quesiti. Faccio fare un minimo di analisi e scopro che lì c’è il più grosso deposito di vanadio d’Europa. Ricordo che il vanadio è cancerogeno, e che c’erano tante altre sostanze pericolose. Il procedimento era per violazione delle norme di tutela ambientale, ci furono custodie cautelari e sequestri. Ma c’era un problema che ha minato un po’ l’indagine.

Quale?
Non era stata fatta ancora la modifica alla 152 del 2006, la legge in materia ambientale. Con questa importante modifica, la famosa norma sugli ecoreati, ora possiamo fare un sequestro per equivalente nei confronti di chi inquina. Con l’attuale norma noi avremmo operato un sequestro presso i conti dell’Enel e fatta la bonifica. La bonifica invece non è stata fatta, i processi sono finiti in brodo di giuggiole, e il contribuente italiano ha sullo stomaco tutto questo.

Pagherà come sempre Pantalone...
Ci vorranno 25 milioni di euro.

E andranno fuori Calabria perché qui non ci sono impianti in grado di smaltire questi rifiuti.
Servono attrezzature estremamente particolari. Quando feci l’indagine ci dissero che comunque questa roba allora non era arrivata in falda perché il terreno è argilloso e quindi è impermeabile. Però queste sono preghiere che facciamo al buon Dio. Che ci protegga...

E comunque quando piove il dilavamento da qualche parte finirà...
Certo, assolutamente sì.

Ma qualcuno pagherà?
Quasi sicuramente finirà tutto in prescrizione. Di fatto il processo non sono mai riusciti a farlo. Per le solite lentezze vibonesi.

Ma chi sono i proprietari?
Intanto precisiamo che non lo sono più perché la società è fallita. Noi non li avevamo inquadrati come mafiosi. Non erano segnalati, ma tenga presente che San Calogero è una zona ad altissima densità mafiosa. Clan Mancuso, ma non solo loro. Purtroppo ci sono più consorterie mafiose che cristiani.

Certo questi poveri migranti quando andavano a prendere le lamiere non sapevano che lì c’erano così tanti veleni...
Ci sono dei passaggi in questa vicenda che non mi convincono. Si spara a uno che va a prendere lamiere abbandonate? Probabilmente lì c’era qualcosa che non si voleva che si scoprisse.