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Intervista. Renzi: «Su Caivano solo populismo giustizialista»

Eugenio Fatigante venerdì 8 settembre 2023

Senatore Matteo Renzi, ci spiega questo suo progetto di Centro da costruire per le Europee?

Salvini e Meloni sono due sovranisti, Conte e Schlein due populisti. Io dico che un cittadino che ha creduto nel Pd riformista o nella rivoluzione liberale di Fi, non si sente rappresentato. C’è spazio per una casa comune di chi crede in un altro modo di far politica. Il centro è questo, l’unica alternativa a chi vive di slogan.

Critica spesso il Pd di Schlein, per ultimo sul Jobs act ripudiato. È più il dispiacere per “questo Pd” o il “tifo” per un partito che così facendo apre spazi ai moderati?

Il Jobs act ha creato più di un milione di posti di lavoro, ha eliminato la pratica barbara delle dimissioni in bianco, ha riordinato la giungla di co.co.co e co.co.pro., ha stabilizzato centinaia di migliaia di giovani con le decontribuzioni, ha eliminato l’Irap sul costo del lavoro. È una grande riforma, non una cosa di cui vergognarsi. Ed è una riforma votata dal Pd. Quelli nel Pd che per inseguire i 5 stelle oggi vogliono farci un referendum contro e tornare al Reddito di cittadinanza non sono riformisti: sono grillini ad honorem. Penso che a breve altre persone lasceranno un Pd che era riformista e adesso si accontenta di essere la sesta stella di Giuseppe Conte.

Lo spazio politico per un centro potrebbe esserci creando un grande polo. Un progetto senza Azione non rischia però di partire già in difficoltà? E punta o no a un'Opa su Fi?

Il nostro progetto è in linea con le decisioni di Renew Europe a Vienna, quando invita i riformisti a unirsi in un centro capace di fare un buon risultato. Calenda al momento ha detto che non ci sta. Penso che sia un errore, ma non posso costringerlo. Ho voluto io Calenda in vari incarichi. Purtroppo lui è abituato a lasciare le cose a metà, come ha fatto a Strasburgo e in Campidoglio. Se ci ripensa, noi siamo qui.

Come pensa di superare la soglia del 4%, se rimarrà?

Certo che rimarrà la soglia del 4% e cercheremo di superarla. Ma lei si immagina un governo come questo che non legifera sulla benzina, che non risolve il problema delle tasse, che non manda avanti le riforme, che fatica a impostare la manovra 2024, impegnarsi per cambiare la legge elettorale sulle europee? Dicono che lo fanno per noi? Bene, se vogliono fare una cosa per noi rimettano la 18App, i soldi che servono ai 18enni per i libri o il teatro. Vedo quello che costa la ripartenza della scuola alle famiglie: facciamo una legge per la 18App anziché per le Europee.

Sui migranti il governo parla di una frenata nell’aumento degli sbarchi, mentre il cardinal Zuppi invoca un tavolo per quella che non va più considerata un’emergenza.

Sto con Zuppi tutta la vita. Meloni voleva fare il blocco navale e invece ha visto raddoppiare gli sbarchi. Smettiamola di vivere con la paura del migrante e impostiamo una strategia di lungo periodo che preveda diritti e doveri, a cominciare dalla cittadinanza con lo ius culturae.

Meloni vuol accelerare su un premierato “all’italiana”. È possibile una convergenza con Iv?

Meloni dice a tutti che vuole accelerare, io la vedo però in retromarcia su tutto. Se farà una proposta di legge come quella del Sindaco d’Italia, noi chiaramente la votiamo: era nel nostro programma, non abbiamo cambiato idea. Se mai ci sarà un cittadino arbitro, vorrà dire che avremo fatto tesoro della lezione del miglior costituzionalismo democratico di questo Paese, a cominciare dal pensiero del compianto Roberto Ruffilli.

Dopo 20 anni di attività nelle istituzioni, si candida alle Europee ed è l'unico leader che ancora guida di persona una scuola di formazione politica. Sono modi per crearsi una seconda o terza vita politica?

Sono già alla quarta o quinta vita politica. Sono stato sindaco, premier, presidente di turno dell’Ue. Ho fatto una scissione per mandare a casa Conte e portare Draghi. Sono direttore di un quotidiano, vengo chiamato in giro per il mondo per fare conferenze e nel tempo libero raggiungo i sogni che mi ero programmato di avverare entro i 50 anni, come quello di correre una maratona sotto le 4 ore. Non mi annoio. Se faccio scuole di formazione è perché credo nella nuova generazione e credo nella nuova politica. Tutti fanno politica solo coi social, noi riuniamo 500 persone per giorni a discutere di tutto, ascoltando le testimonianze più varie, da Lucia Annibali a don Coluccia a Gaia Tortora. La mia candidatura alle Europee nasce da un dato di fatto: l’Europa rischia di sparire a livello geopolitico. Io ho un po’ di esperienza e voglio contribuire a dare la sveglia, perché credo nel sogno europeo e non voglio lasciare Bruxelles in mano ai sovranisti e ai populisti.

Cosa pensa dell'aumento delle pene per i minorenni?

C’è un fatto di cronaca e loro propongono un decreto. Questa non è politica, questo è populismo giustizialista. Si investa in cultura, in educazione, nelle periferie. E anziché preoccuparsi di togliere il telefonino ai minori perché è una proposta che piace alla gente, si abbia il coraggio di togliere Twitter a qualche ministro. Meno slogan, più progetti educativi per favore.

Ora è partita una “corsa” all’Arabia Saudita. Ritiene che in passato le siano stati fatti richiami troppo facilmente?

Anche sull’Arabia Saudita mi hanno attaccato e dopo due anni mi danno ragione. Evidentemente sbaglio a dire le cose troppo in anticipo. Ora ho un sogno: che Riyad stabilisca relazioni diplomatiche con Israele e con il Vaticano. È tempo di aprire una nuova pagina anche in questo settore. I figli di Abramo – come diceva La Pira – devono dialogare tra loro.