Attualità

Paderno. La strage in famiglia, quando il Male è più grande di noi

Marina Corradi lunedì 2 settembre 2024

Si avverte un bisogno di tacere, davanti alla tragedia di Paderno Dugnano. Però se sei un giornalista ti chiedono di scriverne, è il tuo lavoro. E ti ritrovi come disarmato, davanti a quella villetta dell’hinterland milanese. Profondo Nord, lo chiamano ora. Belle case, grandi lavoratori, ottimo reddito, bravi figli. Nessun problema. Un angolo di mondo apparentemente perfetto. Non c’è guerra qui, né bombe, né droni: nella pace assoluta si è consumato, in una notte, come venuto dal nulla, l’orrore.

Di Riccardo, 17 anni, parlano tutti come di un ragazzo normale. Sul web le foto di una famiglia felice sulla neve, in montagna. La scuola, il quartiere, tutto a posto. Ma in questo mondo a posto l’altra notte un ragazzo si è alzato e ha accoltellato il fratellino di 12 anni, la mamma e il papà. Poi ai carabinieri ha raccontato che aveva difeso la madre e il fratello dal padre: perfino la lucidità di inventare una storia che, di questi tempi, può non apparire incredibile. Solo dopo ore ha confessato.

Ha detto che non sa perché. Era un po’ che ci pensava, però. Ha detto che da tempo si sentiva del tutto solo, un corpo estraneo nella sua famiglia. E gli è venuto in mente che, uccidendo i suoi, di questa solitudine si sarebbe liberato.

Potrebbe sembrare l’esordio brusco di una psicosi, forse la spiegheranno così. Già venti anni fa gli psichiatri avvertivano che certe droghe del sabato sera, certe pillole da sballo, col tempo possono slatentizzare in alcuni delle psicosi che altrimenti resterebbero silenti. Di Riccardo però dicono che non aveva strani giri, e non usava droga. (Sono cose, d’altra parte, che a volte nemmeno i genitori sanno). Eppure, niente basta a spiegare fino in fondo. Un ragazzino nella notte, dopo una lieta festa in famiglia, scende in cucina, afferra un coltello. Prima, il fratello piccolo: con un assurdo accanimento. Col padre e la madre, nell’adolescenza, ci possono essere profondi sotterranei rancori. Ma, il fratello? Di Erika e Omar di Novi Ligure, la mamma e il fratellino di lei uccisi, parlammo per anni. Oggi però troppe storie intollerabili oggi si ripetono.

Deflagrazioni di una ferocia improvvisa, carsica: Giulia Tramontano, incinta, uccisa dal suo compagno, un bravo ragazzo, un buon lavoro, barman in via Manzoni, Hotel Armani, nel cuore di Milano. Poi, l’altra Giulia: anche lui, per tutti, era un bravo ragazzo. Quando Pietro Maso nel 1991 uccise il padre e la madre, nel Veronese, fu uno shock collettivo. Adesso queste cose si replicano, in una normalità deformata.

E in belle case, in buoni quartieri, in famiglie che paiono serene. In mondi perfetti una notte scoppia, senza alcun precedente segnale, senza una umana ragione, l’inferno.

Per settimane si cercherà di capire, quasi annaspando nel buio. Sarà difficile. Per primo il fratellino: il fratello, perché? I genitori accorsi alle urla avranno pensato a una rapina. Le case dei mondi perfetti hanno spesso ottimi impianti di allarme: ma non suonano, se alla porta non c’è nessuno. Se il nemico, che non sapeva forse nemmeno di esserlo, si sveglia e decide che l’incubo che covava in sé diventi realtà. Ce n’è troppe di simili eruzioni di male, da anni. Fanno quasi più paura delle bombe in Ucraina: perché là c’è una guerra, ma qui non c’è traccia alcuna di un motivo.

Si percepisce fra noi un’indicibile paura. Come se un’epidemia maligna e non conosciuta ogni tanto si aggrumasse su una singola casa, e la annichilisse. Qualcosa di totalmente inaspettato, come certe trombe d’aria estive che arrivano in un istante, rovinose. Tempeste di male, non annunciate, nemmeno intraviste. Di male, anzi di Male, quello di cui non si parla volentieri. Quello del Padre Nostro: “Liberaci dal male”. Era una preghiera condivisa, quotidiana, ora per molti è una cosa desueta. La coscienza che il Male c’è, che un nemico c’è, che occorre difendersene, che occorre chiedere aiuto a Dio: se si dicessero queste cose in un’aula di scuola superiore, che direbbero i ragazzi? Sorriderebbero magari: via, vecchie storie, nel tempo dell’AI.

Senza una ragione quel sangue versato in pace, l’altra notte, in un paese lombardo. Si resta smarriti, si preferirebbe tacere. La strage di via San Gregorio a Milano, qualcuno dirà, è del Dopoguerra: queste cose dunque accadono da sempre. Sì, ma non accadevano tanto spesso, e avevano almeno una traccia di causa comprensibile, come la gelosia. Invece Giulia Tramontano uccisa col suo bambino nel grembo, perché? E altri, e molte altre, di cui col tempo cerchiamo di dimenticarci.

Come davanti a un muro cieco. E forse non più umili abbastanza per accettare che un certo tipo di Male è più grande di noi, e della nostra intelligenza. Non più umili abbastanza per dire ancora, con sofferenza, sapendole vere, poche parole: “Liberaci dal male”.