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Strage in funivia. L'ipotesi dell'errore umano, primi indagati. Il dolore del Papa

A.M.B. martedì 25 maggio 2021

Un'immagine ravvicinata presa dal video di Local Team della cabina della funivia del Mottarone precipitata domenica 23 maggio 2021 uccidendo 14 delle 15 persone che vi erano all'interno

C'è anche l'errore umano tra le ipotesi sulle cause del tragico schianto della funivia del Mottarone in cui domenica hanno perso la vita 14 persone, tra cui 2 bambini. Al centro dell'inchiesta della Procura di Verbania solo due certezze: il cavo di traino tranciato e la mancata attivazione del sistema frenante di sicurezza. Il resto sono tessere di un mosaico che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire, raccogliendo tutte le informazioni per poter capire quali saranno determinanti per l'inchiesta.

Le ipotesi di reato sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo con messa in pericolo della sicurezza dei trasporti e lesioni gravissime. Difficile immaginare i tempi dell'indagine che la procuratrice Olimpia Bossi, che affianca la sostituta Laura Carrera, ha affidato alla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri. Da accertare anche di chi sia l'impianto: "Dobbiamo chiarirlo: c'è stato questo previo accordo per cui la Regione avrebbe ceduto la proprietà al Comune. Non è chiaro se questo sia avvenuto completamente" ha detto la procuratrice.

E ci sarebbero i primi iscritti nel registro degli indagati: si tratterebbe, secondo fonti di agenzia, di uno o più dipendenti della società di gestione dell'impianto, che convocati nella caserma dei carabinieri di Stresa per essere ascoltati come persone informate sui fatti, si sarebbero ritrovato indagato. Secondo indiscrezioni l'iscrizione sarebbe collegata con la vicenda della cosiddetta "forchetta", il dispositivo utilizzato durante le manutenzioni per impedire ai freni della funivia di scattare, e che potrebbe essere rimasto per errore nel dispositivo di sicurezza.

L'ipotesi della "forchetta" e un guasto il giorno precedente

"La cabina era sostanzialmente arrivata al punto di sbarco, si vede che sussulta e torna indietro" ha spiegato la procuratrice Bossi, che ha visionato una piccola parte dei video delle telecamere di sorveglianza. "La visuale - ha precisato - è però limitata alla zona dell'arrivo". "L'ipotesi della 'forchetta' - ha aggiunto - fa parte degli accertamenti da fare. Dal video non si vede". "La 'forchetta' - ha spiegato - è un meccanismo che fa parte del sistema di blocco e sblocco della cabina e se sia stato inserito o meno dovrà essere accertato".

Un'altra informazione che sarà da valutare: sabato la funivia aveva avuto un guasto con blocco di mezz'ora dell'impianto. "Così ci è stato riferito: si è bloccata la funivia e c'è stato un intervento per rimetterlo in funzione. Se questo sia collegato o meno ancora non lo sappiamo" ha detto la procuratrice. Non è chiaro al momento se durante il blocco ci fossero persone a bordo.

Dai primi accertamenti sembrerebbe che uno dei freni della cabina della funivia non abbia funzionato. Potrebbe essere proprio per la dimenticanza della staffa. Il sistema frenante non è scattato e quindi la cabina è corsa indietro a oltre cento chilometri all'ora. "Ci sono due sistemi frenanti che devono agire se purtroppo capita una cosa di questo genere. Se il sistema frenante non si aziona la cabina torna indietro, si calcola lo abbia fatto a oltre cento chilometri orari. In corrispondenza del pilone non dovrebbe esserci stato nessun urto, ma la pendenza che cambia a quella velocità ha fatto da trampolino e la cabina è saltata per aria a cento chilometri orari, facendo un volo di 54 metri, e poi è ancora rotolata per qualche decina di metri"; è la ricostruzione dell'incidente dell'assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Marco Gabusi, intervenuto oggi durante il Consiglio regionale che ha osservato un minuto di silenzio per le vittime.

La cabina distrutta fotografata dal drone - Ansa / Vigili del Fuoco

Cauto ottimismo per il bimbo: avviato l'iter di risveglio

Dall'ospedale infantile Regina Margherita di Torino filtra tra i sanitari un cauto ottimismo per le condizioni di Eitan, il bimbo di 5 anni unico sopravvissuto alla strage, sedato e intubato nel reparto rianimazione diretto dal dottor Giorgio Ivani. La risonanza magnetica non ha evidenziato danni neurologici, né a livello celebrale né a livello del tronco encefalico e nella giornata di oggi i sanitari inizieranno un lento e graduale risveglio. "Il bambino ha passato una notte tranquilla, è sempre stabile e questo ha portato l'equipe medica a iniziare già questa mattina l'iter per il risveglio con la riduzione progressiva dei dosaggi dei farmaci che lo stanno tenendo in coma farmacologico" afferma il direttore generale della Città della Salute, Giovanni La Valle

La prognosi resta riservata. Accanto a Eitan ci sono i nonni paterni e la zia. I nonni materni sono in arrivo da Israele. I genitori, il fratellino di 2 anni e i bisnonni materni sono morti nello schianto.

Il dolore del Papa: prego per le vittime, i familiari e il piccolo Eitan

Il Papa esprime "grande dolore" per il "drammatico incidente" della funivia Stresa-Mottarone ed esprime ai familiari delle vittime "vicinanza e sentito cordoglio". "Pensando con commozione a tante vite tragicamente spezzate mentre erano immerse nella meraviglia del creato, assicura la preghiera per quanti sono scomparsi, per chi li piange e per il piccolo Eitan, la cui delicata vicenda segue con trepidazione". Così in un telegramma al vescovo di Novara. Il Papa "partecipa in modo particolare all'afflizione della comunità locale e della diocesi di Novara, e si stringe all'amato popolo italiano, sgomento per la grave tragedia"

Sequestrati i video delle telecamere: c'è anche l'ultima corsa

All'esame degli inquirenti c'è anche il video di pochi secondi registrato dalla telecamera di sorveglianza collocata nella stazione di monte, che mostra l'accaduto. Nelle immagini a bassa definizione si vede l'ultima corsa verso l'alto interrotta a pochi metri dalla vetta quando si è spezzato il cavo trainante e la cabinovia ha "scarrellato" verso il basso a velocità crescente, dato che il sistema frenante di sicurezza non è entrato in funzione impedendo alla cabina di restare ancorata ai due cavi portanti. Il malfunzionamento dei freni ha fatto urtare la cabina contro un pilone per poi precipitare al suolo da circa 20 metri e finire la sua corsa diverse decine di metri più a valle contro alcuni abeti. Nell'urto nove corpi sono stati sbalzati fuori, mentre altre cinque persone sono rimaste intrappolate fra le lamiere.

Sono stati sequestrati anche i filmati dei giorni precedenti per capire se si fosse verificata qualche anomalia.

Il nodo della proprietà e le aziende coinvolte

Si sta acquisendo inoltre la documentazione amministrativa della funivia. Da sciogliere c'è anzitutto il nodo della proprietà, che il sindaco di Stresa, Marcella Severino, sostiene essere ancora in capo alla Regione Piemonte, dato che non sarebbe stata completata la procedura di cessione prevista dall'accordo di programma stipulato nel 2014. La Regione replica che
la proprietà è del Comune dal 1997 anche se "la trascrizione non è potuta avvenire perché il Comune non ha prodotto gli atti più volte richiesti" ha detto oggi in Consiglio regionale l'assessore al Patrimonio, Andrea Tronzano.

E va poi valutato il ruolo delle diverse società coinvolte nella gestione e nella manutenzione dell'impianto. Ci sono Ferrovie del Mottarone srl per la gestione, Leitner di Vipiteno per la manutenzione, una società di Gallarate incaricata della revisione annuale con tanto di legali rappresentanti e, per lo meno, i responsabili della sicurezza.

A novembre il controllo del cavo era andato bene

L'ultima revisione dei cavi è del novembre 2020. "A novembre abbiamo eseguito un esame completo della fune, sappiamo di aver fatto in modo corretto il nostro lavoro, abbiamo i documenti che attestano come l'intervento sia andato bene" affermano dall'azienda Sateco srl di Torino.

Tre settimane fa la manutenzione del sistema frenante

Il 3 maggio scorso, afferma in una nota Leitner, sono stati effettuati "manutenzione e controllo delle centraline idrauliche di frenatura dei veicoli"; non sarà dunque facile capire perché la fune d'acciaio trainante si è spezzata e il freno a ganasce non si è attivato. Per questo verranno esaminati i documenti sequestrati presso la società Ferrovie Mottarone, compresi i report relativi alla revisione, che per legge vanno trasmessi a un ufficio periferico del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture

L'azienda Leitner ha fatto sapere di essere a disposizione della magistratura, precisando che "i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento d'esercizio e dal manuale di uso e manutenzione sono in carico al gestore". E nell'elenco dell'attività svolta negli ultimi mesi "secondo le prescrizioni della normativa vigente, sulla base del contratto di manutenzione sottoscritto con la società di gestione Ferrovie del Mottarone", c'è anche quello di tre settimane fa sulle centraline idrauliche di frenatura di quella cabina che è schiantata al suolo le cui lamiere sono il simbolo di questa tragedia.

Perizie su cavi e relitto affidate al Politecnico di Torino

Al Mottarone, dove ieri la pioggia è caduta abbondante, la funivia è sotto sequestro e la zona è transennata. La cabina precipitata, coperta da un telo, dovrà essere rimossa, impresa non semplice perché si trova in un punto impervio. Il relitto, con i cavi e il materiale recuperato, saranno oggetto delle perizie che il magistrato affiderà "a esperti in trasporti a fune, ingegneri altamente specializzati del Politecnico di Torino". Accertamento a cui anche gli esperti nominati dagli indagati potranno partecipare.

Morto per malore un operatore tv

Un operatore tv è morto stamani per un malore nella zona del Mottarone. L'uomo, che in un primo momento si pensava fosse un tecnico incaricato dei sopralluoghi, si era avventurato sui sentieri che portano alla cima della montagna. I tentativi di rianimarlo - informa il 118 - si sono rivelati in utili. Secondo le prime informazioni si tratta di un uomo sulla cinquantina; il nome e la testata per cui lavorava non sono ancora noti.