Attualità

Strage di Erba. Rinviata la revisione del processo. Il Pg: molte prove su Rosa e Olindo

Simone Marcer venerdì 1 marzo 2024

Un momento dell'udienza nel tribunale di Brescia

Primo marzo, ore nove. Diciassette anni e mezzo dopo la strage di Erba si torna in aula, in corte d’Appello di Brescia, per decidere sul processo bis revisione a Olindo Romano e Rosa Bazzi che, arrivati in aula scortati dagli agenti della polizia penitenziaria, hanno espresso al giudice, tramite i loro avvocati, la richiesta di non essere ripresi dalle telecamere in aula.

A seguire il processo anche Azouz Marzouk, il marito di una delle vittime di quella strage, Raffaella Castagna, il quale è passato nel novero degli innocentisti: “Loro sono innocenti. Sto facendo questa lotta per tutti”, ha detto entrando. Parole che Giuseppe Castagna, parente di tre delle vittime della strage di Erba, ha criticato duramente: "Una dichiarazione offensiva per le vittime ma anche per noi che in questi anni abbiamo difeso la verità. Azouz in tutta la sua vita, prima e dopo la strage ha sempre e solo lottato per se stesso - ha aggiunto - Prima ha lasciato sola Raffaella ad affrontare i vicini e a difendere suo figlio, dopo ha lottato per monetizzare al meglio il suo status di vittima", ha detto. L'udienza è stata rinviata al 16 aprile prossimo, quando prenderà la parola la difesa per rispondere alla procura e all'avvocatura generale.

Il primo a parlare è stato l’Avvocato generale dello Stato, Domenico Chiaro, che ha parlato di manifesta impossibilità di prova. Le difese dei coniugi di Erba, gli avvocati Fabio Schembri, Luisa Bordeaux, Nico D'Ascola e Patrizia Morello, hanno presentato una lista con 33 testi da sentire, otto consulenze, quattro interviste, tre verbali difensivi, due relazioni tecniche che rileggono le prove sotto una luce diversa, valorizzando elementi ritenuti dalla difesa finora ignorati. Ora si decide se e quali di queste di fonti di prova verranno ammesse.

I punti che vengono contestati nella richiesta di revisione, presentata dal sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser (che è stato censurato dal Csm per l’iniziativa irrituale, non aveva il consenso della Pg) sono: la confessione di Olindo Romano, che viene ritenta estorta, mentre non è stata considerata la ritrattazione di quest’ultimo; la deposizione di Mario Frigerio, il supertestimone scampato alla strage, che sarebbe stata indotta dalle domande del comandante di allora della Stazione di Erba Luciano Gallorini, il quale, attraverso le sue domande, avrebbe impresso una falsa memoria in Frigerio, appena uscito dal coma; e la macchia di sangue trovata sul battitacco dell’auto di Olindo, che sarebbe adulterata.

Secondo Chiaro non è vero che la condanna si basa solo su queste tre prove. “Quelle prove non sono le uniche sufficienti per la condanna. “Ci sono il poderoso movente, la manomissione del contatore, il comportamento degli imputati, gli esiti parlanti del consulente sulle lesioni delle vittime, la mano sinistra meno forte e quella destra più forte”, ha detto. Inoltre nessuno degli “elementi portati dalla difesa presenta in realtà elementi di novità”. “Frigerio non ebbe falsi ricordi e ha detto subito la frase: è stato Olindo già dal 15 dicembre”.

Poi è stata la volta del procuratore generale di Brescia Guido Rispoli, che ha contestato le ricostruzioni alternative suggerite dalla difesa: il regolamento di conti e la criminalità organizzata, ritenuto "assolutamente inverosimile". Rispoli ha sottolineato che non avrebbero ucciso un bambino "perché anche i criminali hanno le loro regole" e che non avrebbero pianificato un agguato "in una casa al secondo piano, in una corte chiusa, fuggendo dal balcone e usando spranghe e coltellino". Sempre sull’ipotesi della vendetta trasversale della criminalità organizzata il procuratore ha riportato un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare a carico del tunisino del 2007, allegata dalla difesa: "Marzouk dice che sta passando i mesi più belli della sua vita, che ha conosciuto persone molto potenti, che gli hanno offerto soldi in cambio di sesso. E questo sarebbe un uomo terrorizzato?". Valeria Cherubini, vicina del piano di sopra, inoltre non fu colpita nel suo appartamento: "Non c’era nessun aggressore in casa, e Valeria Cherubini in stato di incoscienza per il colpo subito, era salita nella sua casa, la sua tana per rifugiarsi dove morì, come detto dal consulente in primo grado".

Nell’aula del tribunale di Brescia sono state mostrate le foto dell’appartamento di Raffaella Castagna dopo il massacro. Una scelta che il procuratore generale giustifica per spiegare l'illogicità di sostenere certe vie di fuga da parte degli aggressori della strage. Rispoli ha contestato inoltre che nelle consulenze scientifiche sulla scena del delitto della difesa della criminologa Roberta Bruzzone siano state usate metodologie che all'epoca dei fatti non esistevano. "Le macchie di sangue e la scena del crimine sono elementi già in possesso dei giudici precedenti ed erano già stati analizzati compiutamente”, ha detto, per poi concludere che “è impossibile ribaltare le prove con questo processo di revisione”.

Dopo la pausa, è toccato all’avvocato della famiglia Frigerio, Adamo De Rinaldis prendere la parola. Il legale della famiglia (Mario Frigerio è morto nel 2014) ha contestato sia il fatto che quella di Frigerio fosse una falsa memoria, sia la novità della teoria portata dalla difesa, che risalirebbe agli anni '70, e quindi a ben prima di quando si celebrarono i processi per la strage. E il fattore novità è una discriminante importante in un'istanza di revisione.

Poi è stata la volta dell'avvocato dei fratelli Castagna Massimo Campa, che ha ricordato la diffamazione subita da Pietro Castagna, additato come responsabile della strage (26 querelati, compresa Rosa Bazzi): "Olindo e Rosa sono colpevoli, almeno oggi si ponga fine a questa vergogna. A me è toccato vedere le foto del piccolo Youssef, non solo non può essere stata la criminalità organizzata a ucciderlo ma l'unica ragione per cui è stato colpito era l'odio per il bambino". Campa ha voluto anche ricordare Raffaella Castagna, "una donna dolce, sensibile, che si occupava con gli altri, con la quale facevamo insieme volontariato in una cooperativa per ragazzi disabili. Oggi sarebbe una donna presa ad esempio. Era una donna stalkerizzata da queste due persone - dice indicando gli imputati, presenti in aula dentro la gabbia - minacciata, terrorizzata perché loro andavano a letto alle 21 e lei aveva il soggiorno sopra la loro camera da letto. L'hanno dipinta come chissà che cosa, hanno detto che casa sua era una piazza di spaccio...ma vi sembra possibile? Non c'è un solo elemento che dica che ci sia stata droga nella casa di via Diaz, Raffaella non ha mai permesso che entrasse la droga nella casa dove viveva suo figlio. Quanto è stato detto su di lei è un ulteriore elemento di infamia" conclude l'avvocato che ha chiesto che sia dichiarata l'inammissibilità o il rigetto dell'istanza di revisione: "Non c'è niente di nuovo, è una commedia dell'arte, ma drammatica", ha detto.

L'ultima parte civile nel processo è Azouz Marzouk: "Mai nessuno gli ha riconosciuto il ruolo di vittima; è indiscutibile che in un modo o nell'altro il delitto possa fare riferimento al mondo di Azouz, che è un fatto nuovo", ha detto il suo avvocato Luca D'Auria.