Attualità

Strage. L'amaro scontro tra i familiari delle vittime di Bologna e il governo

Luca Liverani venerdì 2 agosto 2024

Uno striscione al corteo di Bologna

Clima rovente alla commemorazione della strage di Bologna. Non tanto per le temperature agostane, ma soprattutto per la polemica scatenata dalle parole del presidente dell'Associazione vittime del 2 agosto, Paolo Bolognesi, secondo il quale «le radici di quell'attentato - ha detto - affondano nella storia del postfascismo italiano» e oggi «figurano a pieno titolo nella destra italiana di Governo».

«Sono profondamente e personalmente colpita dagli attacchi ingiustificati e fuori misura - ha replicato in una nota la premier Giorgia Meloni - che sono stati rivolti, in questa giornata di commemorazione, alla sottoscritta e al Governo. Sostenere che le "radici di quell'attentato oggi figurano a pieno titolo nella destra di governo", o che la riforma della giustizia varata da questo governo sia ispirata dai progetti della loggia massonica P2, è molto grave. Ed è pericoloso, anche per l'incolumità personale di chi, democraticamente eletto dai cittadini, cerca solo di fare del suo meglio per il bene di questa Nazione». La leader di FdI poi ha aggiunto: «Credo che, in questo clima di crescente odio, le parole e i gesti stiano sfuggendo di mano anche alle persone più avvedute. Mi appello a tutti perché si torni all'interno di una cornice di normale dialettica in quella che, grazie ai sacrifici di tanti, è ormai una democrazia solida e matura».

Migliaia stamane le persone scese in piazza Medaglie d'oro a Bologna per commemorare i 44 anni dall'attentato del 2 agosto 1980 in stazione. Applausi hanno scandito il corteo durante il percorso dal Comune in cui sfilato i parenti delle vittime, decine di sindaci, rappresentanti di forze dell'ordine, l'autobus numero 37 e la gru dei Vigili fuoco, due mezzi simbolo dei soccorsi. Ma anche tanti cittadini di ogni età, fra loro anche Patrick Zaki, per dimostrare che Bologna non dimentica, come recita il grande striscione.

«I morti, le immagini della Stazione di Bologna devastata, l’attacco feroce alla convivenza degli italiani, hanno impresso un segno indelebile, il 2 agosto 1980 - si legge nel messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella - nella identità della Repubblica e nella coscienza del popolo italiano. La memoria non è soltanto un dovere ma è l’espressione consapevole di quella cittadinanza espressa nei valori costituzionali che la violenza terroristica voleva colpire e abbattere». Mattarella si dice vicino e solidale «ai familiari delle vittime e alla Città di Bologna, teatro di una spietata strategia eversiva neofascista nutrita di complicità annidate in consorterie sovversive - sottolinea - che hanno tentato di aggredire la libertà conquistata dagli italiani».

Alla commemorazione ha partecipato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: «Viviamo in un momento in cui nel mondo sembra delinearsi una minaccia ai valori di libertà e democrazia alla base di pace e convivenza civile, scolpiti nella nostra carta costituzionale. La strage di Bologna - ha detto - ci ricorda che la pace e la sicurezza e la democrazia non sono conquiste scontate, ma valori che vanno difesi e promossi quotidianamente, per farlo dobbiamo essere uniti contro ogni forma di odio e intolleranza e ribadire con forza il nostro rifiuto al fascismo e totalitarismo», ha sottolineato il ministro.

La manifestazione davanti la stazione - Fotogramma

Prima della messa in suffragio delle vittime, il cardinale di Bologna Matteo Zuppi ha sottolineato che «bisogna sempre cercare la giustizia, che è l'unico modo con cui si cura la memoria (qui il testo dell'omelia). Altrimenti la memoria, soprattutto se è accompagnata da un dolore così terribile così tragico, può diventare odio e vendetta. Deve essere sempre curata con la giustizia e con l'amore». Per il presidente della Cei questo «non è avvenuto con le altre due stragi che ricorderemo oggi, quella dell'Italicus e quella di San Benedetto Val di Sambro di cui ricordiamo 50 anni e 40 anni. Al contrario, qui tutta la città si è preso carico di questa strage e ne ha fatto una memoria di tutti, per cui anche tanta insistenza che ha condotto tanti frutti di giustizia. Tutti noi siamo colpiti sempre dalle trame e del male che hanno delle responsabilità che cominciano a essere molto chiare in alcuni casi, non sono per niente ancora chiarite le menti e quelli che erano dietro, perché così si sana la memoria», ha concluso Zuppi.

A scatenare le polemiche dunque è stato l'intervento del presidente dell'Associazione vittime del 2 agosto: «Le radici di quell'attentato, come stanno confermando anche le ultime due sentenze d'appello nei processi verso Gilberto Cavallini e Paolo Bellini - ha detto Paolo Bolognesi parlando dal palco - affondano nella storia del postfascismo italiano, in quelle organizzazioni nate dal Msi negli anni '50: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di Governo. Per questa parte politica, lo stragismo e in particolare la strage di Bologna, rappresentano una macchia da togliere a tutti i costi dalla loro storia, da negare oltre ogni evidenza», ha aggiunto tra gli applausi.

«Questa verità fa ancora paura ai nostri attuali governanti, e allora si mette in campo la strategia più disperata, ma anche la più subdola e viscida: quella del silenzio», ha aggiunto Bolognesi: «Giorgia Meloni, in occasione del 43° anniversario parlò di terrorismo, di vigliaccheria e di ferocia, ma si guardò bene dal nominare la matrice fascista». Allo stesso modo, ha aggiunto, «nel nostro Paese non si deve parlare della Resistenza, dell'antifascismo, dello stragismo fascista, di quello che è accaduto in questa piazza, in questa stazione, in questa città, 44 anni fa. Questa si chiama censura».

Il sindaco di Bologna Matteo Lepore si è rivolto al governo chiedendo «di impegnarsi al più presto in merito alla legge sui risarcimenti per le vittime di terrorismo», perché «da anni assistiamo a balletti e giustificazioni in Parlamento, sulle giuste terminologie e le coperture finanziarie. Il risultato è che dopo 44 anni le vittime non sanno ancora se saranno risarcite, gli autori materiali hanno scontato soli pochi mesi di carcere, nulla o quasi i mandanti e i depistatori».

Per il capogrupo alla Camera di Fratelli d'Italia Tommaso Foti «è un dovere impegnarsi per far emergere la verità» e il governo Meloni ha garantito il suo impegno rendendo possibile la desecretazione di documenti prima inaccessibili». La segretaria del Pd Elly Schlein, che ha partecipato alla manifestazione, ha ribadito che «è stata una strage di matrice neofascista, con intento chiaramente eversivo della Repubblica». Anche in merito alla strage del treno Italicus, ha detto, «bisogna continuare ad avere memoria». Perché «c'è un diritto alla verità che è anzitutto di quelle famiglie delle vittime».