Svolta nell'indagine sulla strage di
Cassano allo Jonio del 16 gennaio 2014. I carabinieri del Ros e
del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito una ordinanza
di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della
procura distrettuale antimafia di Catanzaro, a carico di due
indagati per il triplice omicidio di
Giuseppe Iannicelli, della
compagna
Ibtissam Touss e del nipote
Nicola Campolongo junior,
i cui corpi vennero rinvenuti carbonizzati all'interno di
un'auto: i tre erano stati uccisi con diversi colpi di pistola.
L'efferato omicidio del piccolo "Cocò" aveva suscitato anche
l'attenzione di Papa Francesco, che gli aveva rivolto un
pensiero e una preghiera in occasione
dell'Angelus in piazza San Pietro, il 26 gennaio 2014. Le indagini, spiegano gli
investigatori, "oltre a ricostruire il triplice omicidio sin
dalle sue fasi preparatorie, hanno consentito di individuare il
movente, documentare la sua connotazione tipicamente mafiosa ed
evidenziare le dinamiche criminali insistenti nel territorio
della Sibaritide".
Il giorno della strage Iannicelli, la
sua compagna marocchina 27 enne e il piccolo Cocò, nipote
dell'uomo, viaggiavano a bordo di una Fiat Punto. Secondo la
ricostruzione dei carabinieri, la vettura sarebbe stata
affiancata da un'utilitaria con a bordo due uomini che con un
pretesto - e con ogni probabilità approfittando del fatto che
lo conoscevano bene - avrebbero costretto Iannicelli a
seguirli.Raggiunto uno spiazzo di campagna, in una zona
isolata, i due killer avrebbero sparato a bruciapelo prima a
Iannicelli e alla sua compagna, poi al bambino seduto sui
sedili posteriori. Ai tre corpi venne poi dato fuoco. Era
Iannicelli, con dei precedenti per traffico di droga, il vero
obiettivo dei killer: e
lui, che forse sapeva di essere nel
mirino di qualcuno, portava con sè Cocò, primogenito della
figlia Antonia, datogli in affido, forse proprio per ostacolare
un eventuale agguato. Ad agosto, il piccolo avrebbe compiuto 5
anni. E il primo settembre la mamma, tornata da poco in carcere
a Castrovillari per scontare una vecchia condanna per droga
diventata definitiva, aveva voluto ricordare il suo "piccolo
angelo" con una struggente letterina di tre pagine recapitata
al responsabile del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli.
"Gli anni passano e il pensiero di te non mi abbandona mai
- scriveva Antonia - il mio cuore continua a sanguinare e la
tua assenza non sarà mai colmata, troverò pace soltanto
quando la mia anima sarà con te, figlio mio, in cielo tra le
nuvole, per sempre. Il mondo, il paese si è dimenticato di te,
dell'atrocità che hai subito, ma io no, il cuore di madre non
si rassegnerà mai alla morte di un figlio".