Forum famiglie. Più detrazioni per chi ha figli, Bordignon: «Sì, ma serve il quoziente»
Adriano Bordignon
Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, cosa ne pensa della proposta del ministro Giorgetti di rimodulare le detrazioni a favore delle famiglie?
Personalmente non ho notizie che confermino concretamente questa prospettiva. Certo l’introduzione di azioni di supporto alla famiglia e alla natalità e di un approccio verso un’equità fiscale, che consideri la composizione del nucleo familiare, sono quello che il Forum ha sempre chiesto e ci sembra una direzione auspicabile per almeno due motivi. Quali? Innanzi tutto, per una questione di equità, perché le famiglie con figli ad oggi sono trattate in modo iniquo rispetto a chi non li ha. E il principio di equità orizzontale è richiamato anche dalla nostra Costituzione.
E l’altra ragione?
L’ha richiamata lo stesso Giorgetti in diverse occasioni: è una questione di investimento. Questo è un Paese dove la natalità continua a crollare. Il professor Blangiardo (ex presidente Istat, ndr) ipotizzava proiezioni per fine 2024 che ci attestano sui 374mila nuovi nati. È chiaro quindi che lavorare per una tenuta, o una crescita, della natalità non è una politica di welfare ordinario, tanto meno un’azione di contrasto alla povertà, ma un investimento e su questo insistiamo da un sacco di tempo.
Recentemente si è parlato di revisione dell’assegno unico, a che punto siamo?
Per noi è importante che non venga toccato ma può essere certamente migliorato. Innanzi tutto dovrebbe essere portato fino ai 21 anni di età nella sua misura piena (oggi tra i 18 e i 21 è solo al 50%). E poi fino ai 26 anni non è previsto nulla. La nostra richiesta è che vi sia un assegno per i figli in formazione accademica o professionale. Anche perché quando è nato l’assegno si ipotizzavano una serie di interventi per l’autonomia dei giovani, che dovevano accompagnarli nella fuoriuscita dalla famiglia di origine, quindi aveva un senso un decalage. Queste misure però non sono arrivate e quindi non resta che potenziare l’assegno unico se vogliamo aumentare la capacità dei nostri giovani di prendere in mano la loro vita.
Come bisogna agire sul fisco per renderlo più efficace per le famiglie?
Cominciamo a dare spazio effettivo al percorso della riforma fiscale, che all’articolo 5 del ddl prevedeva un lavoro sulla valutazione della composizione familiare per stabilire l’imponibile. Poi la premier Meloni in campagna elettorale ha convinto molte famiglie parlando di quoziente famiglia, che il Forum sostiene da tempo. Questo sarebbe il nostro obiettivo, ma non certo quello finale. Per rilanciare la natalità in un Paese che ha compromesso le sue capacità di reazione servirebbero molte altre misure. Con i piccoli aggiustamenti non risolviamo nulla.
C’è poi la questione Isee.
Non è un indicatore adeguato per modulare l’assegno unico, che va distinto dalle misure di lotta alla povertà. Per questo a febbraio abbiamo sottoposto all’attenzione dei viceministri Bellucci e Leo, e poi alla ministra Roccella, un report con le nostre proposte di modifica.
Quali altre politiche non economiche servono alle famiglie?
La famiglia è un organismo, non un aggregato di persone, ha bisogno di un ecosistema che permetta la sua sostenibilità. Contesti che non valorizzano le famiglie nel loro ruolo sociale ed educativo, che non le sostengono nei loro compiti per la società e nei quali si percepisce una continua competizione tra famiglia e lavoro, creano un ecosistema dove la famiglia fa fatica a respirare. Se poi non c’è welfare territoriale accessibile, nella qualità e nella quantità dei sevizi e dal punto di vista economico, le cose vanno anche peggio. Il funzionamento dei consultori familiari, per esempio, necessita di una svolta: siamo lontani dagli standard previsti dalla legge e auspichiamo un rilancio dei Centri per la famiglia nella loro funzione di prevenzione e promozione.