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RUPA, 29 ANNI, LA PRIMA BIMBA ADOTTATA IN PUGLIA. «Che emozione tornare tra i ricordi che temevo di avere mitizzato»

Bendetta Verrini sabato 22 giugno 2013
Rupa è un fiume in piena, è una ventata di ottimismo, è un colore caldo, un sapore piccante che dall’India si è trovato perfettamente nella terra che l’ha accolta, la Puglia. Rupa Muolo, che oggi ha 29 anni e vive a Monopoli, è stata la prima bambina adottata in regione. «Sono arrivata a 6 anni e mezzo e dopo un mese frequentavo già la scuola», racconta. «Ero molto socievole, mi piaceva stare con gli altri bambini e mi sentivo rafforzata dall’immenso amore della mia famiglia. I miei genitori mi avevano aspettata a lungo, a causa di un’adozione che si era complicata per un intoppo burocratico. Anche se ero la prima bambina arrivata da così lontano non ho avuto particolari problemi d’inserimento, sono stata accolta da tutti con curiosità e rispetto».La «chiamata» dall’India, come la definisce lei, è arrivata in età adulta. Non è infrequente che gli adottati affrontino viaggi nel Paese d’origine, a volte per cercare informazioni sulla propria storia, a volte soltanto per riappropriarsi della cultura di provenienza. «Penso che sia importante farlo solo quando si è davvero pronti, indipendentemente dall’appoggio e dall’incoraggiamento della famiglia», sottolinea Rupa. «Ci sono molti ragazzi che non se la sentono, perché non vogliono rivivere storie troppo tragiche. Non è il mio caso, io sentivo il desiderio di rivedere la mia terra d’origine, ma volevo farlo nel momento e nel modo giusto», prosegue.E quel modo "giusto", per Rupa, è stato partire da sola e andare a fare la volontaria per due mesi in un collegio di suore in Gujarat. Una regione diversa da quella in cui era cresciuta da bambina, nel sud dell’India, «dove probabilmente il mio istituto non esiste nemmeno più». È rientrata da poco più di un mese ed è entusiasta dell’esperienza, che aveva preparato a lungo. «Il viaggio fisico è stato solo l’ultimo passo di un percorso interiore», dice. «Non mi interessava arrivare in India come una turista: volevo immergermi nella sua essenza, senza farmi spaventare dalla povertà e ritrovare quei ricordi che temevo di avere mitizzato». Il soggiorno in quel collegio di bambini e ragazzi, facendo animazione, aiutandoli nei compiti e condividendo ogni momento della giornata, ha chiuso un cerchio. «È stato un passaggio a ritroso nel mio passato, io avevo vissuto così. Ma ha rappresentato anche una conferma di ciò che conta nella mia vita. Oggi mi sento serena e porto volentieri questa testimonianza alle altre famiglie, continuando con il volontariato qui in Italia. E la prossima volta, magari, ritornerò in India insieme a mamma e papà».