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Storia di Stefania e Beatrice. La mamma e la neonata salvate dall'ospedale Molinette

Andrea Zaghi sabato 6 febbraio 2021

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La vita si chiama Beatrice e la sua mamma Stefania. Beatrice pesa qualcosa in più di due chili e sta benissimo, nonostante tutto. Stefania non l’ha ancora potuta vedere, ma accadrà presto: appena il tempo di riaprire gli occhi, curati dalla minaccia di un tumore che stava per accecarli. Tutto è accaduto a Torino, giovedì scorso, nel giro di poche ore, alla Città della salute, ed inizia dalla vista di Stefania che peggiora tanto e troppo rapidamente. La neomamma è già ricoverata da qualche giorno presso il reparto di Ostetricia ospedaliera 3 dell’ospedale Sant’Anna proprio per il problema agli occhi.

Le indagini radiologiche non mentono e dicono che nella testa di Stefania c’è quello che i medici chiamano adenoma ipofisario sanguinante: un piccolo tumore benigno posto nel centro della scatola cranica, che sanguina e che comprime i nervi ottici. Non c’è niente da fare, le cure non bastano, la vista diminuisce nel giro di poche ore. Serve togliere subito il tumore, ma c’è anche una bambina che da trentacinque settimane cresce nella pancia della mamma. La scienza medica è anche capacità di decidere subito e con umanità.

A decidere si ritrovano in due: Francesco Zenga e Silvia Grottoli (specialisti nelle patologie a carico dell’ipofisi dell’ospedale Molinette) che si consultano con Paolo Cortese (ginecologo della struttura complessa 3 del Sant’Anna). La decisione è quella di sottoporre subito la paziente ad un intervento neurochirurgico con contestuale parto cesareo. Stefania ha 31 anni, ce la può fare. Non passano giorni, ma poche ore. Il blocco operatorio della neurochirurgia delle Molinette si trasforma in una sala chirurgica polivalente per compiere il parto cesareo, l’assistenza intensiva della nascitura e l’intervento neurochirurgico. Si inizia poco prima delle quattro di pomeriggio con il taglio cesareo.

Beatrice nasce alle 16.30 di giovedì, pesa 2.185 grammi, ha radi capelli neri, piange subito e così dice che è in ottime condizioni di salute ed è ovviamente bellissima come tutti i neonati, nonostante il parto prematuro e l’anestesia generale a cui è stata sottoposta la sua mamma per affrontare tutti gli interventi.

Appena concluso il parto, si prosegue e Stefania viene preparata per il secondo intervento. Sempre nello stesso blocco operatorio e con una tecnica mini-invasiva attraverso il naso, viene rimosso completamente il tumore sanguinante. Tutto bene anche per questa seconda operazione. Poco prima delle 19 è tutto finito. Beatrice è accudita in terapia intensiva neonatale, Stefania è seguita in neurochirurgia. Nessun miracolo è avvenuto, ma tante donne e tanti uomini hanno messo impegno e passione.

Così tante persone da non poterle elencare tutte: neurochirurghi, ginecologi, ostetrici, neonatologi, endocrinologi, otorinolaringoiatri, infermieri e infermiere, specializzandi e molti altri ancora. Una nota degli ospedali orgogliosamente parla di «perfetta sinergia tra personale infermieristico, ostetriche e giovani medici in formazione», e poi ancora: «Cinque dipartimenti e due ospedali della Città della salute di Torino hanno agito in urgenza ed in sinergia, nonostante il periodo difficile della pandemia Covid, per salvare la vita e la vista ad una giovane mamma ed alla propria neonata». Vale più di tutto però un fatto: oggi, magari proprio mentre state leggendo queste righe, Stefania vede per la prima volta Beatrice. Con gli occhi di mamma.