Il racconto. Sul treno che per Natale ha riunito le famiglie viaggiando da Nord a Sud
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Ritorno a casa per molti, ma non per tutti. Scendere dal Nord al Sud è ormai diventato sempre più “fuori budget” per buona parte dei fuori sede, che in futuro sempre più spesso potrebbero vedersi costretti a rinunciare al rito delle feste natalizie a casa. Un epilogo impensabile fino a pochi anni fa, un incubo destinato inevitabilmente a diventare un obbligo per qualcuno. Compresi molti dei passeggeri del “Sicilia Express”, il treno istituito dal governo regionale siciliano arrivato a destinazione domenica: un convoglio straordinario che ha riportato a casa più di 500 siciliani.
Da Torino ha attraversato Milano, Bologna, Parma e Roma, giungendo a Palermo e Siracusa. Tutti sono tornati felicemente dai propri cari. Poca cosa l’ora di ritardo rispetto all’orario previsto. Molti dei paganti, abituati a viaggiare su binari, se lo aspettavano. La preoccupazione principale era quella di riabbracciare famiglia ed amici, senza badare troppo ad altri aspetti secondari. Anche perché non era scontato. Parlando con chi ha viaggiato oltre 24 ore emerge chiaramente che quest’anno in molti erano rassegnati a non tornare in Sicilia. Troppo caro il treno, troppo pochi – e ancora più costosi - i voli. Così, se una parte dei passeggeri è definibile “anelastica” perché sarebbe scesa a qualunque costo, con o senza treno, ce n’è un’altra che nel jolly del “Sicilia Express” aveva riposto l’ultima speranza per raggiungere l’isola.
Di questo gruppo fa parte Giulia, lavoratrice trasferitasi al Nord da 10 anni, che quest’anno temeva davvero di non potere raggiungere i suoi genitori. «A Natale sono scesa sempre. Per me significa famiglia, dunque è molto importante esserci. Le ferie dal lavoro sono più lunghe e posso fermarmi di più. Se non ci fosse stata questa iniziativa, avrei rinunciato a malincuore. Mi rifiutavo di prendere un biglietto aereo di 300 euro». Non è un segreto che il problema caro voli tenga banco da molto tempo. Infatti è stato proprio il prezzo conveniente del “Sicilia Express” a persuadere la maggior parte dei viaggiatori.
I biglietti partivano dai 29,90 per una poltrona in cabina da 6, fino ai 129,90 per la cabina singola. Tra questi due estremi le opzioni più ricercate: la cuccetta da 4 persone e la cabina doppia. Sebbene le soluzioni più economiche fossero anche quelle meno comode, la risposta generale, e anche di Giulia, è stata: «Per tornare a casa a questi costi, sopporto tutto. Trovo che i sovrapprezzi aerei siano messi di proposito. Mi sembra che solo per la Sicilia si paghino certe cifre. Lo percepisco come un accanimento. Mio padre pur di avermi a casa mi ha dato qualcosina e, quando ho scoperto del treno, ho accettato questo compromesso. Nonostante la durata del viaggio, considero più ragionevole questo prezzo e piango con un occhio solo».
Prendere o lasciare: è stata questa la percezione diffusa per tutti e 15 i vagoni. Al bar, a cena o in carrozza con i vicini di posto, si è fatto sempre più forte questo tipo di pensiero: «Senza questa iniziativa, non avrei passato il Natale in famiglia». Una rinuncia, non una decisione volontaria. Giovanni, Samuele, Valentino, Federica, Francesca e tantissimi altri studenti e giovani lavoratori, per questa volta, non hanno rinunciato mossi dalla stessa volontà. «Scendere giù in occasione delle feste è la cosa più importante». A questa lista va aggiunto Fabio: non uno studente, bensì un padre che da 15 anni si sposta per lavoro tra Umbria e Piemonte e che ha cambiato i suoi piani per andare a trovare la figlia. «Sto tornando ad Acireale. Ho anche altri figli, quindi non è semplice organizzarmi. Per me è stata una grande opportunità. Con l’occasione potrò salutare anche i miei genitori». Opportunità è la parola che viene ripetuta più di frequente. Chi è più critico l’ha associata a necessità. Non solo quella economica, ma anche la necessità di potere festeggiare ancora una volta il Natale con un parente che ha ormai 96 anni.
Mentre il treno macinava chilometri c’è stato spazio per le confessioni espresse un po’ a denti stretti. Arianna è fuorisede a Torino da 8 anni e aveva valutato la possibilità di non partire. Non era convinta, però, che fosse giusto. «La soluzione del treno la trovo buona, ma si dovrebbe investire nei prezzi dei biglietti per altri mezzi. Bisognerebbe poter scegliere liberamente». Delle ragazze provenienti da Modena e Bologna le hanno fatto eco. «Siamo grate e fortunate di avere usufruito di questa possibilità, ma non avremmo potuto scegliere altrimenti».
Verso l’una di notte si è arrivati a Roma Tiburtina, ultima fermata per salire sul treno, in direzione Sicilia. Dall’altra parte del treno qualcuno, perché i posti per tutti non sono stati garantiti, continuava a fare festa tra degustazioni e tombole. Tante tapparelle sono ormai state abbassate, ma non quella di Giuseppe e Giusy. Entrambi sono impegnati a fare addormentare i loro figli. Le famiglie a bordo saranno state al massimo una decina. Si sono dovute accontentare di una cabina da 6, senza cuccette, perché non c’erano altre prenotazioni disponibili al click day del 3 dicembre.
«Generalmente per le feste scendiamo con l’auto, perché è più gestibile. Quest’anno, vista l’occasione, ne abbiamo approfittato. L’aereo infatti non l’avevamo considerato ed eravamo propensi a non spostarci. Per i bambini però è importante ricongiungersi con la famiglia e i cuginetti». Imbarcati sul traghetto che porta, finalmente, a Messina il “Sicilia Express” ha ormai compiuto la sua missione.