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L'inchiesta. Stop alla pubblicità sul gioco d'azzardo? Norma scomparsa

Antonio Maria Mira domenica 22 ottobre 2023

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La misura, voluta dal M5s, poneva un freno alla dilagante promozione del gioco, e introduceva forti limiti alle concessionarie, in virtù dell’“interesse pubblico” da preservare La vicenda dei calciatori che scommettevano sui siti illegali ha scatenato il mondo dell’azzardo e anche del calcio contro il “Decreto dignità” del 12 luglio 2018 che ha stabilito il divieto di pubblicità dell’azzardo. «Ha creato disinformazione, difficile riconoscere un sito illegale da uno legale», abbiamo letto. Ma non è così.

Torniamo a quattro anni fa, ai primi giorni di agosto del 2019. Il ministero dell’Economia predispone una circolare per spiegare con esattezza cosa sia vietato dal decreto. I concessionari dell’azzardo, si leggeva nel documento ministeriale, «devono astenersi dal commissionare e/o realizzare direttamente, ovvero indirettamente, qualsiasi forma di pubblicità della società e/o del prodotto e/o di iniziative che, sia in maniera diretta e/o indiretta e/o occulta, possa incidere sulla volontà del consumatore direzionandola verso il di gioco pubblico». Inoltre «il divieto di pubblicità, anche quale semplice informazione generica, deve essere assoluto e totale». Parole chiarissime. L’autore della circolare è Alessio Villarosa (M5s), sottosegretario all’Economia con delega all’azzardo. Il documento ottiene il via libera dell’ufficio legislativo del ministero e va alla firma del ministro Giovanni Tria. Ma arriva la crisi di Governo e le dimissioni di Conte. La circolare non solo non viene firmata ma scompare, dimenticata. Nessuno la riprende in mano nel Governo Conte 2, neanche il M5s, malgrado all’Economia non solo sia rimasto Villarosa (senza delega all’azzardo) ma sia arrivata come viceministro Laura Castelli, altra esponente del Movimento. Ce lo ricorda l’ex senatore M5s, Giovanni Endrizzi che della circolare era stato l’ispiratore e che aveva presieduto il comitato IV della commissione Antimafia che aveva prodotto una relazione molto importante intitolata “Influenza e controllo criminali sulle attività connesse al gioco nelle sue varie forme”.

Ma cosa diceva ancora quella circolare? In primo luogo ricordava come le concessionarie del gioco pubblico «essendo legate da un rapporto concessorio e quindi vincolante col ministero dell’Economia, agiscono come incaricate di pubblico servizio e sono perciò sotto il controllo della Pubblica amministrazione». Ecco perché «nell’interesse pubblico» devono attenersi al divieto totale di pubblicità. E le violazioni «saranno valutate» dal ministero «ai fini della sospensione del diritto di concessione e, nei casi più gravi e reiterati, si potrà arrivare alla revoca della concessione stessa». Inoltre, avvertiva il ministero, le società concessionarie che avranno «disatteso gli obblighi di legge e di vigilanza sull’intera filiera in tema di divieto assoluto e totale di pubblicità», saranno ritenute responsabili delle spese dello Stato per «prendersi cura dei soggetti affetti da consumo gioco d’azzardo patologico».

Provvedimenti molto severi che contrastano con le Linee guida che l’Agcom aveva adottato con Delibera del 18 aprile 2019, e che prevedevano solo multe di alcune migliaia di euro ed escludevano dal divieto di pubblicità un lungo elenco di attività di comunicazione che invece, secondo il ministero, sarebbero state forme indirette e occulte. Così, si scriveva nella circolare che «ad Agcom è fortemente raccomandata la revisione delle Linee guida con particolare riferimento alla tutela della salute di cui all’art. 32 della Costituzione». Ma la circolare rimane nei cassetti del ministero mentre le Linee guida non vengono modificate. Così in televisione, negli intervalli delle partite, vengono messe a confronto le quote dei diversi concessionari o la pubblicità di siti di informazione sportiva, “livescore”, che permettono di consultare statistiche e molto altro, sicuramente utile a chi vuole scommettere.

Siti che oltretutto hanno lo stesso nome dei concessionari e sponsorizzano molte squadre, così il nome vietato dal Decreto dignità ricompare su maglie e cartelloni pubblicitari a bordo campo. Durante l’intervallo della partita Italia-Malta del 14 ottobre scorso, è andato in onda lo spot pubblicitario di Eurobet.live, con l’ex nazionale Luca Toni testimonial: una società che da fine settembre sponsorizza addirittura Lega Pro e, da metà agosto, la Juventus, la squadra di Fagioli. Tutto in regola per Agcom, non lo sarebbe stato per la Circolare scomparsa. Ricordiamo, infine, che la polizia arriva a Fagioli indagando su un’agenzia Eurobet di Torino che teneva una contabilità parallela per le scommesse su siti illegali. E lo stesso calciatore, durante un lungo interrogatorio, ha raccontato che «a un certo punto ho cominciato a giocare anche su Eurobet». Una pericolosa confusione che la circolare voleva evitare.