Stipendi dei politici. La proposta M5S torna in commissione
Torna in commissione alla Camera il ddl sul trattamento economico e previdenziale dei membri delParlamento. Lo ha stabilito l'Assemblea di Montecitorio con 109 voti di differenza. A favore del rinvio ha votato tutta la maggioranza.La grillina Roberta Lombardi assicura che è stata «solo una coincidenza» l’arrivo in aula a Montecitorio (anche se poi la discussione è stata rinviata) della sua proposta di legge per il taglio dei costi della politica alla vigilia del referendum. Tra quelli che Renzi sponsorizza come i benefici della riforma costituzionale, c’è proprio il risparmio sul Parlamento con una sola Camera elettiva. E però il presidente del Consiglio e segretario del Pd non segue i 5 Stelle in una battaglia etichettata come «strumentale». Con tanto di Beppe Grillo sceso a Roma per assistere ai lavori dalla tribuna degli ospiti, ma soprattutto per dare ai suoi le direttive per la nuova potente mina da piazzare tra i lavori dell’aula. Ieri, dopo Luigi Di Maio, Lombardi e Taverna a rapporto dal leader. E oggi il comico sarà prima in piazza a spronare la folla degli iscritti, chiamati a raccolta per "accompagnare" il voto. E si teme un clima elettrico, sia nel caso in cui sul provvedimento si pronuncerà l’assemblea, sia se qualche parlamentare chiederà il ritorno in commissione del testo che non ha concluso il suo iter. Difficilmente, insomma, si rivedrà l’ambiente disteso in cui ieri si è conclusa la discussione generale.Unica nota di colore in un’aula semideserta (con i soli pentastellati a ranghi completi), la maglietta del fittiano Rocco Palese, lo "stakanovista" della Camera, con stampato un 99,19%, vale a dire la percentuale più alta di presenze in Parlamento. Grillo e i suoi usano toni convincenti, per un argomento che richiama un consenso facile. «Può essere il "Pace e bene day", un "V day" all’incontrario», promette, cercando di stanare il Pd. E aggiunge: «Chi voterà contro lo farà per egoismo, per tenersi i suoi soldi».Il cardinale Angelo Bagnasco, senza entrare nella campagna politica, osserva che tagliare i costi «sarebbe di sicuro un segno positivo». «Non conosco bene i termini della questione – sottolinea il presidente della Cei – ma come principio generale sicuramente sarebbe un buon segnale. Poi il riavvicinamento degli italiani alla politica, l’innamoramento, richiede anche altro».Il risparmio secondo i 5 Stelle, tuttavia, non convince affatto il premier. La proposta prevede di tagliare del 50 per cento la parte fissa dell’indennità (da 5mila a 2.500 euro netti al mese). Una decurtazione che non riguarderebbe le altre voci. «Un provvedimento assurdo», commenta da Sc Enrico Zanetti, che vorrebbe trasformare l’attuale stipendio in tetto massimo, per «attribuire uno stipendio pari al reddito che il parlamentare ha dichiarato in media negli ultimi 3 anni prima di entrare in Parlamento». È, in parte, la teoria di Fi. Per Brunetta, infatti, bisognerebbe attenersi «al reddito pregresso».