La neoministra. Stefani: per i disabili il primo impegno è il nodo delle vaccinazioni
«Ascolterò subito le associazioni del mondo della disabilità. E questa sarà una delle mie caratteristiche. Prima conoscere i fatti, dedicando più tempo possibile all’ascolto per raccogliere non solo le problematiche ma anche i suggerimenti e le soluzioni che spesso arrivano da chi sta vivendo i problemi». È il programma di Erika Stefani, neo-ministra per le Disabilità. Che annuncia di voler subito affrontare il tema delle vaccinazioni per le quali, come denunciato proprio dalle associazioni, i disabili sono rimasti fuori dalle priorità. «Ne parlerò immediatamente col ministro Speranza perché è un tema molto importante, fondamentale, tra i più urgenti da affrontare». Poi ci rivela cosa le ha detto Draghi quando le ha comunicato l’incarico: «Ci ha tenuto a dirmi "ricordi che ci sono le disabilità, non la disabilità". È vero, le disabilità sono davvero tante e diverse tra loro. Si tratta per un verso di vite ricche, perché i disabili sono stupefacenti, ma anche vite di solitudine, soprattutto in questo periodo. E tutto finisce sulle spalle delle famiglie. Ma da sole non ce la possono fare».
Come è stato questo primo Consiglio dei ministri tra ex avversari?
Molto interessante, proprio da questo punto di vista. Quando ho incontrato Luigi Di Maio gli ho detto: «Io ho sempre tenuto una regola nella mia vita, quella di non insultare gli avversari, perché poi te li trovi allo stesso tavolo». Mi ha risposto: «Hai ragione». Ho anche visto il ministro Speranza provatissimo. E gli ho detto «ma che anno hai passato!». Si vede la stanchezza che ha addosso.
E Draghi come è stato?
Ha fatto un brevissimo intervento che mi ha molto coinvolta. Ci ha invitato a guardare bene quale è il nostro programma perché siamo di fronte a una crisi che ha provocato un enorme impatto sul mondo economico, ma soprattutto un impatto sociale e culturale. Questo, ha detto, è il nostro programma, una sfida alla pandemia, in primis con l’accelerazione della campagna vaccinale. Ma con una prospettiva ulteriore, ed è quello che a me è piaciuto molto, che è un grande sforzo da fare per dare un senso al futuro del nostro Paese. È come se fossimo dei traghettatori, per portare fuori da questa crisi fino a tornare al normale dibattito democratico.
La Lega ha spinto molto sul tema dei disabili. Come mai?
La disabilità è una fragilità che troviamo in molti settori. Dunque dobbiamo lavorare con altre amministrazioni centrali per poter elaborare insieme dei progetti condivisi.
La disabilità rientra nelle competenze di tanti ministeri. Lei proverà a coordinare i colleghi?
Certo e li solleciterò affinché vengano adottate le varie iniziative. Ma il mio non vuole essere solo un ministero di coordinamento. Serve di più perché, scusi il sentimentalismo, queste persone devono sentirsi ascoltate, ma soprattutto amate e abbracciate dalla comunità. La prima mossa che il ministro deve fare è di abbracciare queste persone e farle sentire protagoniste dell’attività del popolo italiano. So che non sarà facile, soprattutto di questi tempi. Abbiamo passato un anno di Covid in cui le famiglie dei disabili si sono sentite a volte molto sole.
Qualcuno ha detto che, tanto, i disabili non producono. La cultura dello scarto, direbbe papa Francesco.
Non voglio sentire parole del genere, per me devono essere bandite, anche dai nostri pensieri.
Nel passato la Lega fece una campagna contro i cosiddetti "falsi invalidi". La ritiene ancora importante?
Ci sono altre emergenze. Io sono una donna di legge e sono convinta che in tutti i settori vi è chi ha i requisiti e chi truffa. E questo va valutato secondo il profilo della giustizia. Io di certo non sono qui per fare questo.
Però sicuramente conosce alcuni temi irrisolti, dal "dopo di noi" al riconoscimento dei caregiver e al sostegno alle famiglie.
È fondamentale sostenere le famiglie. Nella mia zona, dove sono vicesindaco, abbiamo fatto un progetto importante per il "dopo di noi". Sui caregiver c’è il testo in discussione in Parlamento, che ora approfondirò e seguirò.