Intervista. Il ministro per la disabilità Stefani: dobbiamo semplificare
Progetto di vita individuale, semplificazione e dialogo tra socio e assistenziale. Il ministro leghista per le Disabilità Erika Stefani mette subito in chiaro: «La legge delega non è il riordino dell’universo mondo, sarebbe troppo ambizioso, ma l’inizio di un percorso su temi specifici».
Si punta molto su un diverso approccio alla disabilità basato sul progetto di vita individuale. Come si riuscirà a far dialogare enti e istituzioni a diversi livelli?
Il punto focale sta proprio nel progetto individuale di vita che parte dal presupposto per cui ogni persona debba decidere della propria vita. Con la legge delega in sostanza creiamo nuclei di valutazione multidisciplinare e multidimensionale, in cui sono presenti tutte le figure che concorrono a questo progetto, dal neuropsichiatra al nutrizionista. Altra grande novità è l’accertamento della disabilità, che è ben diversa dalla invalidità. Nella legge separiamo i due percorsi, rendendo più semplice l’accertamento della disabilità. Ulteriore passaggio è la semplificazione dei processi, oggi abbiamo più procedure – l’handicap, la sordo- cecità – mentre vogliamo garantire un’omogenea valutazione. Come pure ci sarà l’introduzione del Garante per la disabilità e la valutazione delle performance sulla Pubblica Amministrazione, perché per far sì che altri enti si responsabilizzino dobbiamo noi dare l’esempio. L’integrazione socio- sanitaria resta il nodo cruciale, ma qui si apre un grande tema che non è nella legge delega: il rapporto tra Stato, Regioni, Comuni. Nella ddl intanto abbiamo previsto i nuclei di valutazione multidisciplinare proprio per far dialogare i due settori.
Non si rischia di farla diventare come il 'Dopo di noi', una legge buona mai decollata? Se pretendiamo di mettere in una legge tutto ciò che riguarda il tema della disabilità non ne usciamo più, sono ottimista ma anche realistica. Ho sempre creduto che occorre cominciare il percorso, andare avanti step by step, poi affronteremo tutte le varie tematiche che si presentano. La legge sul 'Dopo di noi' dà gli strumenti perché privati concorrano con il pubblico per l’obiettivo. Anche il pubblico da solo può agire, peccato che le Regioni non hanno soldi e quindi tutto si ferma. Ma è anche vero che il fondo 'Dopo di noi' non viene utilizzato completamente da molte Regioni, perché mancano procedure e cultura. Dobbiamo uscire dall’impianto mentale risorsa-servizio senza avere una visione d’insieme. Con le Regioni e gli enti locali c’è una sfida nell’anno nuovo, per costruire strategie comuni perché tutte le Regioni partecipino ai progetti virtuosi.
Quale è stato il significato della Conferenza sulla disabilità? E la partecipazione di Draghi? La presenza del presidente del Consiglio ha avuto un valore importante, perché ha riconosciuto il lavoro svolto ma ha guardato anche al futuro, dicendo che su queste tematiche il governo c’è. La Conferenza è stata fondamentale anche perché abbiamo messo insieme tutti i protagonisti del processo, poi con la Consultazione pubblica abbiamo dato voce ai cittadini.
A proposito della Consultazione, cittadini e associazioni hanno chiesto miglioramenti su accessibilità, inclusione e inserimento lavorativo di qualità. A quali interventi pensa per rispondere a queste richieste? I risultati della consultazione saranno per noi il percorso su cui lavorare in futuro. Anche se su molte segnalazioni abbiamo già raggiunto un risultato, pensiamo agli stalli gratuiti o alle Ztl, oppure ancora al turismo accessibile su cui sono stati investiti 30 milioni di euro. Come pure si sta lavorando sul collocamento mirato, non a caso il ministro del Lavoro Orlando alla Conferenza ha parlato dei centri dell’impiego su cui bisogna intervenire e delle linee guida sul collocamento. Altro focus emerso è la mancanza della continuità didattica per i disabili e la formazione dei docenti. Sono argomenti su cui i ministri Orlando e Bianchi sono chiamati a dare risposte e io a fare da raccordo, ma anche da pungolo.
Il suo ministero sta lavorando alla Disability card. Quali sono i tempi di avvio e cosa cambierà nella vita delle persone con disabilità? Come tempi credo ormai si vada all’anno nuovo, non prima di febbraio. La card ha due elementi importanti, innanzitutto è una semplificazione perché la tessera porta con sé tutti i dati della persona con disabilità che potrà dimostrare la sua condizione, senza portarsi dietro la documentazione. Ma la riempiremo di nuovi contenuti rispetto a quella europea perché si potranno stipulare protocolli e convenzioni con enti. Come con i Beni culturali: mostrando la card si potrà entrare nei musei.