Attualità

Transizione. Startup africane e imprese italiane dialogano sull'agricoltura sostenibile

Silvia Camisasca martedì 26 novembre 2024

Braccianti di origine africana al lavoro nelle campagne del Sud Italia

Una settimana di incontri a Bari per avviare progetti imprenditoriali nell’ottica della transizione verde e del sostegno all’occupazione Milano Un’agorà di decine di giovani provenienti da una quindicina di paesi del Mediterraneo e dell’Africa si danno oggi appuntamento presso il Ciheam Bari (Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici del Mediterraneo), per la quarta edizione della Mediterranean Innovation Week: settimana di incontri “multilaterali” per rafforzare collaborazioni. Tra i partecipanti 13 delegazioni di organizzazioni internazionali, 34 incubatori di impresa, 22 startup africane e 80 imprese italiane. Con una consolidata esperienza sul triplice fronte della formazione, ricerca e cooperazione internazionale, l’istituto intende contribuire all’ecosistema dell’innovazione in Africa e nel Mediterraneo a supporto dei processi di inserimento lavorativo e della creazione di realtà imprenditoriali nell’agroalimentare e nell’economia sostenibile. «Una sfida così complessa richiede un cambio di prospettiva che abbracci le spinte innovative e le aspirazioni dei giovani con le esigenze di stabilità delle comunità» dice Zewdu Lake, Coach Edic dell’incubatore Bahir Dar Ethiopia. In un contesto di spopolamento delle aree rurali verso quelle urbane e periurbane (in cui si prevede per il 2050 concentrarsi il 70% della popolazione mondiale), occorre trattenere i giovani talenti, dando spazio alle loro capacità e competenze, così da rafforzarne la resilienza, favorendo nuovi processi di sviluppo locale.

Formazione, innovazione e cultura imprenditoriale sono gli obiettivi strategici attorno ai quali lavorare. A partire dalla qualificazione dell’attuale modello di formazione, in particolare universitario e post-laurea, dell’Africa: nella regione Mediterranea, nonostante le differenze sostanziali nelle condizioni politiche, sociali ed economiche, la disoccupazione e la sottoccupazione dei laureati è stata, ed è, più elevata tra i giovani con istruzione terziaria, attestandosi addirittura su una media del 30%. Inoltre, il 32% delle imprese evidenzia una non corrispondenza tra le competenze richieste e quelle formate in ambito accademico. L’incapacità delle economie locali di integrare nel mercato del lavoro i giovani, per lo più di istruzione superiore e secondaria, è drammaticamente peggiorata a causa dell’instabilità geopolitica e climatica. Occorre allora un “patto” condiviso tra imprese, università, enti territoriali e incubatori per creare condizioni ambientali favorevoli a stimolare lo spirito imprenditoriale delle nuove generazioni e a soddisfare il forte bisogno di innovazione dei settori produttivi. Sono arrivate circa 800 richieste di adesione al progetto “Start up 10” di Chiheam Bari, sostenuto dal Maeci, che ha coinvolto oltre 700 giovani a percorsi di potenziamento, a consolidamento delle loro iniziative di business nell’ambito della transizione verde: dall’agricoltura all’energia rinnovabile, dalla ottimizzazione della gestione dell’acqua alla fertilità dei suoli. Un progetto che si inserisce nell’ambito del “Piano Mattei”, sia per l’approccio adottato da Ciheam, che prevede il costante sostegno e affiancamento all’ecosistema locale, sia per l’attenzione al tema della formazione, con l’avvio del nuovo Hub Internazionale di Formazione e Innovazione all’interno del Campus dell’Istituto di Bari. «Credo che uno dei punti di forza del progetto “Startup 10” sia l’opportunità per le nostre organizzazioni di stringere collaborazioni con il Sistema Italia e con le aziende italiane, attivando percorsi di open innovation» sottolinea Nancy Saliba, responsabile dell’incubatore libanese Acie.