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Migranti. «Stanno sparando proiettili in acqua». Nuove accuse ai guardacoste libici

Vincenzo R. Spagnolo lunedì 4 marzo 2024

Come se non bastassero il mare grosso e il freddo invernale a rendere ardue le operazioni di salvataggio dei migranti, a complicarle concorrono nuove azioni pericolose della Guardia costiera libica. La denuncia (corredata da video e immagini fornite ai media) arriva dalle ong Sos Humanity e Sea Watch, che hanno ripreso sabato scorso l’incursione di una motovedetta libica (forse una di quelle fornite dall’Italia, sostengono) mentre era in corso un salvataggio. Secondo la ricostruzione delle ong, i guardacoste libici avrebbero esploso alcuni proiettili in acqua, generando fra i migranti caos e panico, che avrebbero causato forse l’annegamento di una persona.

Per la Humanity 1, prima Bari poi Crotone
Alle 19 ha attraccato nel porto crotonese la nave Humanity 1, con a bordo 77 migranti (comprese donne e e 2 neonati), soccorsi in diversi interventi effettuati nelle 18 ore precedenti al largo delle coste libiche. La Humanity 1 - una delle navi di soccorso più grandi e meglio equipaggiate del Mediterraneo, con un'area di accoglienza per donne e bambini e un'infermeria - sarebbe dovuta attraccare nel porto di Livorno o a Bari, ma le pessime condizioni “meteomarine” hanno convinto le autorità italiane a modificare il porto di destinazione, optando per la più vicina Crotone. «Bari è a diversi giorni di navigazione dal luogo dei soccorsi e i sopravvissuti dovrebbero trascorrere diversi giorni sul ponte in condizioni meteorologiche in peggioramento prima di accedere alla cure di cui hanno bisogno a terra», aveva avvertito l’ong, chiedendo l’assegnazione di un porto più vicino. Alcuni naufraghi avevano assistito all’annegamento di un compagno di traversata: «Far aspettare più a lungo persone potenzialmente traumatizzate per accedere ai loro diritti fondamentali non solo è crudele, ma è anche una violazione dei diritti umani», ha detto il personale della ong.

Spari in acqua da una vedetta libica, caos e un annegato

Il racconto del salvataggio è agghiacciante: sabato 2, «una motovedetta della Guardia costiera libica ha sparato proiettili veri in acqua, accanto alle persone e ha minacciato il nostro equipaggio», denuncia l’ong. Nel caos almeno una persona sarebbe annegata, mentre altre sono state costrette a salire sulla motovedetta e riportate in Libia: «I nostri gommoni di salvataggio veloce distribuivano giubbotti di salvataggio, quando un tender della cosiddetta Guardia Costiera libica si è diretto verso di noi - racconta Laura Gorriahn, presidente di Sos Humanity, a bordo della nave - . Hanno agito in modo aggressivo, causando caos e panico tra le persone in difficoltà su tre imbarcazioni, che sono saltate o cadute in acqua durante la manovra minacciosa. Poco dopo la cosiddetta Guardia costiera libica ha sparato in acqua. C’è una foto in cui si può vedere il fumo dello sparo». Quella vedetta, denuncia l’ong, «è stata consegnata dall'Italia alla Libia la scorsa estate».

Le ong: basta col sostegno a quei guardacoste


Una ricostruzione confermata da Sea Watch: «Il nostro aereo Seabird ha avvistato tre imbarcazioni in pericolo con a bordo circa 90 persone, e la nave Humanity 1, impegnata a soccorrerle. Una motovedetta libica, che poco prima avevamo documentato intercettare un gommone con circa 50 persone, è giunta sulla scena e ha effettuato manovre pericolose» e «ha anche sparato alcuni colpi in acqua». Secondo Sos Humanity proprio «il comportamento della cosiddetta Guardia costiera libica, finanziata dall’Ue, e il mancato intervento delle autorità europee hanno portato alla morte e al rimpatrio di persone nel Paese da cui stavano fuggendo, in violazione del diritto internazionale». Dopo questo episodio, viene dunque ribadita la richiesta «a Italia e Ue» di «cessare immediatamente il sostegno alla Guardia costiera libica».

L’appello di Sea watch

Dall’imbarcazione Sea Watch 5 , ieri mattina è partita un’altra richiesta. «Abbiamo soccorso 70 persone su due imbarcazioni in pericolo. Si trovano ora al sicuro a bordo - si legge in un post su X - . Le autorità italiane ci hanno assegnato Reggio Calabria come porto di sbarco e impiegheremmo 4 giorni per raggiungerlo». Ma «onde di 4 metri bloccano la rotta verso nord e non è sicuro proseguire. La nostra priorità è la sicurezza delle persone a bordo. E mentre cercheremo riparo nei pressi di Lampedusa, chiediamo alle autorità di assegnarci un porto di sbarco più vicino».

L’Ue: rimpatri aumentati del 15%

Intanto da Bruxelles, a margine dell’ennesimo vertice sul Patto per la migrazione, la commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson fa sapere che nel 2023 «i rimpatri sono aumentati del 15%, abbiamo un sistema migliore e lavoriamo finalmente insieme». In settimana Johansson , accompagnata dai ministri di Spagna e Belgio, sarà in Mauritania per firmare un accordo sui flussi migratori.