Celeste non è l’unica bambina a trovarsi in queste condizioni. Ma finora è unica in Italia la decisione del Tribunale di Venezia che ieri ha stabilito, su ricorso della famiglia della piccola, affetta da atrofia muscolare spinale, che vengano proseguite le cure con le staminali.Il motivo: la bimba è in pericolo di vita. Questo l’antefatto: la famiglia della piccola di due anni aveva deciso di tentare un percorso di terapia compassionevole con cellule staminali adulte all’ospedale civile di Brescia in collaborazione con la Stamina Fundation Onlus. Ma lo scorso 15 maggio, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), con un’ordinananza, ha vietato l’effettuazione di «prelievi, trasporti, manipolazioni, colture, stoccaggi e somministrazioni di cellule umane».Nell’ordinanza, firmata dal direttore generale Aifa, Luca Pani, le cause addotte per l’interruzione del servizio di Stamina onlus sono anche le «cattive condizioni di manutenzione e pulizia» del laboratorio ispezionato dai Nas e da due ispettori Aifa. Condizioni che, secondo l’esito del sopralluogo, non garantiscono la protezione del prodotto da «contaminazioni ambientali». Come se non bastasse, gli ispettori hanno annotato che «i medici che iniettano il prodotto nei pazienti non risultano a conoscenza del vero materiale biologico somministrato».L’Azienda Spedali Civili di Brescia ha presentato ricorso al Tar contro l’ordinanza dell’Agenzia del farmaco ma, nel frattempo, la piccola Celeste sta peggiorando. Nelle sue stesse condizioni ci sono altri 14 pazienti tra cui un bambino di Matera, Daniele, 5 anni, affetto dalla malattia di Niemann-Pick di tipo A. La cura si era interrotta anche per lui, a maggio, a seguito delle indagini della procura di Torino, condotte dal pm Raffaele Guariniello, che ha ipotizzato reati di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa ai danni di una settantina di pazienti e associazione per delinquere: 13 gli indagati, tra cui i medici e il presidente della onlus Davide Vannoni.Adesso la decisione del giudice Margherita Bertolaso sul caso di Celeste apre qualche speranza di risoluzione del caso. Con la prima ordinanza viene imposta all’ospedale una infusione immediata d’urgenza di staminali sulla piccola paziente e «con la metodica già applicata» (cellule prelevate dalla madre). Con la seconda, il giudice si riserva una valutazione nella successiva udienza del 28 agosto rispetto all’inchiesta dell’Aifa sulla struttura sanitaria bresciana e sulla Stamina Foundation. Il giudice ha chiesto nuovi atti, compreso il ricorso al Tar dell’azienda Spedali Civili contro l’Agenzia del Farmaco. Il primo provvedimento è stato assunto «in via provvisoria, nelle more dell’adozione della decisione» rimandata appunto al prossimo 28 agosto. Grande soddisfazione per la sentenza è stata dimostrata dal papà della bambina, Gianpaolo Carrer, e dal dottor Marino Andolina, il pediatra che la segue da anni. «Speriamo – ha detto Carrer – che questa sia solo la prima apertura, la prima notizia positiva in questa vicenda».