Giornata contro lo spreco. Buttato cibo per 9 miliardi, ma gli avanzi sono in calo
Dopo due anni di trend negativo, siamo tornati a essere più attenti all’utilizzo del cibo e ne sprechiamo meno: ad agosto scorso destinavamo alla spazzatura 674 grammi di alimenti a testa ogni settimana (erano ben 750 ad agosto 2021). Oggi siamo scesi a 524 grammi ogni sette giorni. Frutta fresca (24 grammi), insalate (17,6), cipolle, aglio, tuberi (17,1), pane fresco (16,3) e verdure (16) gli scarti più frequenti. Nel profilo tracciato dall’“Osservatorio italiano su cibo e sostenibilità Waste Watcher” per la campagna “Spreco Zero” (monitoraggio Ipsos), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna e “last minute market”, emerge che gli italiani puntano di più sulla salute, sono un po’ meno risparmiatori e più attenti a quello che mangiano.
Ancora, nelle preferenze dei consumatori subiscono una flessione i grandi brand alimentari mentre si scelgono più spesso mercati e negozi rionali. Sale anche l'acquisto a chilometro zero mentre scende il ricorso al delivery. Pure gli stili alimentari si aprono a variazioni: si sceglie di mangiare meno carne e più proteine vegetali. Sei consumatori su 10 preferiscono il pragmatismo e non il risparmio. Se proprio si deve fare economia, meglio spendere qualche euro in meno nello svago e nell’abbigliamento, persino nell’utilizzo dell’automobile, più che nel cibo.
A sprecare di più, evidenzia l’Osservatorio in vista della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare in programma domenica prossima, sono le regioni meridionali (+8%), le coppie senza figli (+38%), il ceto popolare (+18%) e i Comuni più piccoli, quelli fino a 30mila abitanti (+12%); più virtuose le condotte di Nord e Centro (-4% e -2%), delle famiglie con figli (-29%), dei Comuni grandi (-13%). Perché tanti avanzi? La maggior parte delle 1.200 persone ascoltate da Ipsos (48%) dichiara che non fa a tempo ad evitare che frutta e verdura vadano a male; si spreca perché «ci si dimentica degli alimenti che scadono o si deteriorano» (44%), perché i «cibi venduti sono già vecchi», perché si ha «paura di non avere in casa cibo a sufficienza», oppure a causa di un «calcolo sbagliato delle cose che occorrono».
Un calcolo che costa carissimo e che pesa per quasi 6,5 miliardi di euro nella catena degli sprechi della filiera agroalimentare italiana che, nel solo 2022, ha bruciato 9,3 miliardi di euro, se si considerano anche gli 800 milioni persi direttamente nei campi di raccolta, i 941 milioni di scarti nell’industria e quelli della distribuzione, calcolati in 1,080 miliardi di euro.
Eppure, «l’obiettivo Onu di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030, non è lontano: la sfida si può vincere - dice Andrea Segrè, ordinario all’Università di Bologna e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International -. La prevenzione inizia quando spingiamo il carrello della spesa e nel quotidiano delle nostre cucine». Molte pratiche, nel giro di pochi anni, stanno cambiando: «Il recupero di cibo a fini solidali sta diventando una prassi consolidata - aggiunge Segrè -, la scommessa si gioca soprattutto nelle nostre case e in una svolta culturale profonda e personale. A livello capillare lo hanno capito gli enti pubblici: le food policies, che coordinano la filiera del cibo nelle nostre città, stanno diventando riferimento centrale del buon governo».
Svolta culturale e scelte politiche hanno un alleato: la tecnologia. Proprio in occasione della Giornata di domenica, l’Osservatorio Waste Watcher propone la app Sprecometro, progettata dall’Università di Bologna nell’ambito della “Campagna Spreco Zero”. È gratuita, ci dice quanto cibo buttiamo, a livello individuale, familiare o di gruppo, e serve a ridurre e a prevenire lo spreco, calcolando anche la nostra “impronta ambientale”. Aggiornando il proprio comportamento grazie al diario della App, l’utente può valutare i progressi nel tempo e fissare obiettivi di riduzione, proprio come fanno i governi, in linea con l’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile.