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L'inchiesta. Spiava i conti delle sorelle Meloni, indagato l'ex dipendente di Intesa

Redazione venerdì 11 ottobre 2024

Il post di Giorgia Meloni con la sorella Arianna

È indagato, per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, l'ex dipendente della filiale di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani) licenziato ad agosto per aver spiato i conti correnti di 3.572 clienti dell'istituto, tra cui la premier Giorgia Meloni. Venerdì gli ufficiali di polizia giudiziaria incaricati dalla Procura di Bari hanno perquisito la casa dell’ex dipendente e sequestrato smartphone, tablet, hard disk e dispositivi informatici diversi che saranno oggetto di verifiche forensi.

Le indagini, ha sottolineato in una nota il procuratore di Bari, Roberto Rossi, sono partite a seguito della denuncia - querela di un correntista del gruppo Intesa Sanpaolo. L’attività degli inquirenti ha accertato e documentato che, nel periodo compreso tra il 21 febbraio 2022 e il 24 aprile 2024 l’ex dipendente aveva effettuato un totale di 6.637 accessi abusivi ai dati di 3.572 clienti di 679 filiali del gruppo bancario.

Nello specifico, l’ex dipendente aveva spiato i dati di numerosi personaggi del mondo politico, dello spettacolo e dello sport. Tra questi, oltre alla premier Giorgia Meloni, anche i suoi familiari (la sorella Arianna e l’ex compagno Andrea Giambruno), il presidente del Senato Ignazio La Russa, i ministri Guido Crosetto, Raffaele Fitto e Daniela Santanché, i governatori Michele Emiliano e Luca Zaia e vari esponenti politici di diversi partiti oltre che alcuni ufficiali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

«Dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano» ha twittato Meloni, con foto al fianco della sorella, con tanto di sorrisi. Un’accusa che segue sospetti di altro genere sollevati la scorsa estate, caduti però nel vuoto. E che arriva a poca distanza da altri presunti dossieraggi, quelli denunciati dal ministro della Difesa con sospetti su ambienti dei servizi segreti (minimizzati dalla stessa premier dopo l’indagine del suo sottosegretario Alfredo Mantovano), che proprio mercoledì ne ha riferito al Copasir.

Anche il vicepresidente della Commissione antimafia Mauro D’Attis, di Forza Italia, si è detto preoccupato. «A quanto pare spiare sta diventando un sport nazionale. È evidente quindi che non sia più procrastinabile intervenire con l’inasprimento delle pene» e con regole più restrittive. È intollerabile», per l’esponente azzurro. Dossier su dossier, ragiona Crosetto, riferendosi a quelli da lui denunciati. «Quanti ne hanno costruiti in questi anni? Quanti sono quelli che non conosciamo ancora? E poi perché? Su richiesta di chi, con che finalità?», chiede il ministro.

«Giustamente la premier si indigna e io le offro la mia solidarietà», ha detto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Ma da ex premier si rammarica «che Meloni si accorga di queste cose solo quando riguardano lei e taccia invece quando colpiscono i suoi avversari politici», dice, ricordando le sue battaglie per la privacy delle informazioni digitali.