Attualità

INCHIESTA. Spariti nel nulla centinaia di minori

Vincenzo R. Spagnolo domenica 17 maggio 2009
«Mi sono perso, aiutatemi a trovare papà…». È l’invocazione rivolta ai soccorritori, il 9 aprile scorso, dal piccolo Michael Cipolla, dal fondo del canalone dove era finito, a San Marco Argentano, in provincia di Cosenza. Il bambino, di soli cinque anni, era uscito dalla casa dei nonni per cercare il padre, al lavoro nei campi. Da solo, aveva percorso più di 2 km, si era perso ed era caduto in un crepaccio. In serata, non vedendolo tornare, i genitori angosciati avevano avviato le ricerche: lo ha ritrovato il giorno dopo il fiuto di un cane di un’unità cinofila. Un caso a lieto fine insomma, chiuso positivamente in meno di 24 ore. Ma purtroppo non va sempre così: in Italia, rivelano i dati raccolti dalle forze dell’ordine, ci sono attualmente circa duemila minori svaniti nel nulla negli ultimi tre anni.Migliaia di misteri. I duemila spariti negli ultimi tre anni vanno ad aggiungersi alle altre migliaia degli anni precedenti. A farci da guida nel viaggio dentro l’universo dei bambini scomparsi è il vicequestore aggiunto Chiara Giacomantonio, responsabile della sezione minori del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato. «Intanto va detto che le denunce di sparizione sono moltissime, ma per fortuna l’80% di esse si risolve positivamente nel corso di poche ore o al massimo di qualche giorno, col ritrovamento in vita del minore». Tolte quelle, restano i fascicoli aperti, alcuni anche da anni. Le denunce più recenti, relative al 2008, indicano 1.008 casi riguardanti minori di nazionalità straniera (114 di età inferiore a 10 anni) e 322 italiani (67 con meno di 10 anni). I fascicoli riportano storie di piccoli entrati nel nostro Paese clandestinamente o introdotti oltre frontiera da persone che non erano i loro genitori e che puntavano ad usarli in mercati criminali come il racket dell’accattonaggio o lo sfruttamento sessuale «Quelli stranieri – puntualizza l’investigatrice – sono spesso minori "non accompagnati", cioè fuggiti da istituti ai quali erano stati affidati. A volte vengono fermati più volte dalle forze dell’ordine, ma forniscono identità diverse. Per questo, bisogna ricorrere a riconoscimenti effettuati da parenti o dai direttori degli istituti che li hanno avuti in affidamento». Oltre a loro, nell’elenco dei "missing kids", ci sono «ragazzini con problemi in famiglia, che spesso manifestano una cosiddetta "tendenza a scomparire", ossia si allontanano ripetutamente nel corso dell’anno. In quei casi, a volte, la segnalazione si risolve positivamente».Rapiti da un genitore. C’è poi un’altra categoria, aggiunge la poliziotta dello Sco: «Quella dei figli rapiti da uno dei due genitori, dopo contrasti sorti in caso di separazione o riguardanti l’educazione o il credo religioso al quale si vorrebbe avvicinare il minore. Si tratta di casi complicati da risolvere: spesso uno dei due genitori è straniero e porta con sé il bambino in un Paese dove la sentenza di affidamento del tribunale italiano potrebbe non essere considerata valida, perché magari non hanno ratificato la Convenzione de L’Aja, che ne dispone l’applicabilità. Tipico è il caso di matrimoni misti, dove uno dei due è di fede islamica e, quando torna nella propria nazione, affida alla famiglia d’origine l’educazione del minore, mentre qui in Italia l’altro coniuge denuncia il rapimento del figlio». Una matassa che si può sbrogliare? «Spesso sì, anche se ci vuole tempo e pazienza. In tali casi, noi operiamo in coordinamento con l’Interpol, visto che si tratta di indagini fuori dal territorio italiano». Angela e altri. Dagli schedari dello Sco, riemergono infine veri e propri misteri, come quello della piccola Angela Celentano, sparita nel 1996 fra i boschi del monte Faito, in Campania. All’epoca aveva tre anni, oggi ne avrebbe 16: papà Catello e mamma Maria sono certi che sia viva e tengono aperto un sito web (www.angelacelentano.com), con le elaborazioni al computer del viso che la loro bambina potrebbe avere oggi, aggiornandolo costantemente con le segnalazioni di persone che ritengono di averla vista. L’ultima, datata 8 maggio, arriva da un bar di Catania, dove una signora ha trattenuto il bicchiere dal quale una ragazzina somigliante ha bevuto, consegnandolo agli inquirenti per una comparazione del Dna. «In generale, è chiaro che non solo i genitori, ma anche noi stessi non abbandoniamo mai la speranza – conclude la Giacomantonio –: non di rado, sono accaduti ritrovamenti positivi anche a distanza di tempo». Ci sono però anche i momenti tristi, con quella notizia che non vorresti mai dare: «Casi terminati in tragedia, come la scomparsa del piccolo Tommaso Onofri, che poi si rivelò un tentativo di sequestro culminato in un efferato omicidio». O come il ritrovamento fortuito dei corpi dei due ragazzini di Gravina, Ciccio e Tore, cercati per molto tempo anche all’estero e invece precipitati ancora vivi, in fondo a una cisterna di una casa abbandonata, a pochi metri da casa, senza che a nessuno venisse in mente di cercarli proprio lì.Il servizio. Da quasi due anni è attivo un commissariato straordinario del Governo per le persone scomparse, affidato al prefetto Rino Monaco. L’obiettivo è studiare il fenomeno e, anche attraverso un numero verde, agevolare la ricerca da parte delle forze dell’ordine. In particolare, per la ricerca dei bambini, è stato introdotto un sistema che consente di diffondere dati e informazioni sul minore mettendo in rete le forze di polizia, le apparecchiature ricetrasmittenti dei camionisti, la segnaletica luminosa presente su strade e autostrade, le telecamere di supermercati, banche e giardini pubblici in un’area che, a partire da quella in cui è avvenuta la scomparsa, si allarga a raggera di 15 chilometri ogni trenta minuti.Il decalogo. Semplici ma efficaci regole per evitare ai nostri ragazzi brutte sorprese, si possono reperiore sul sito www.bambiniscomparsi.it, attivato dalla sezione minori della Polizia di Stato. Al primo posto, c’è il rapporto con i genitori, che devono imparare ad amare e ascoltare i propri figli. Così facendo, papà e mamma aiutano i ragazzi a conoscere meglio sè stessi e a collocare la propria personalità dentro un contesto familiare dove, in caso di necessità, potranno sempre trovare un aiuto. Proprio per questo motivo, è meglio dare fiducia ai figli, anche se è doveroso controllare le informazioni e le compagnie che frequentano. Anche Internet va utilizzato insieme, perchè in rete possono nascere incontri non positivi per i ragazzi.Il caso Pipitone. «È un momento di verità, che consentirà durante il processo di andare in profondità, di fare luce su quello che è accaduto dopo anni di silenzi, reticenze, scelte non chiare. La principale indagata si è avvalsa sempre della facoltà di non rispondere. Ora dovrà parlare e dovrà dire la verità».Lo afferma Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bambina rapita l’1 settembre 2004 a Mazara del Vallo. A quasi cinque anni di distanza dall’avvio delle indagini, l’inchiesta è stata chiusa dall’autorità giudiziaria di Marsala. Sono stati inviati gli avvisi di conclusione indagini e sulla scena restano Jessica Pulizzi, la sorellastra della piccola, accusata di sequestro di persona, e l’ex fidanzato Gaspare Ghaleb, che deve rispondere di false dichiarazioni al pm. Per loro si prospetta il rinvio a giudizio.Al gup è stata chiesta l’archiviazione per gli altri indagati, ma l’avvocato marsalese Giacomo Frazzitta, legale della famiglia, sottolinea: «Abbiamo dieci giorni di tempo per studiare gli atti, circa centomila pagine, e quindi valutare se è il caso di chiedere un approfondimento di indagine nei confronti di altri indagati. Spetta adesso a noi, alla difesa della parte offesa, chiedere ulteriori indagini nei confronti di questi altri». L’avvocato Frazzitta non è ancora a conoscenza di quante siano le persone che erano state individuate dagli inquirenti e che adesso uscirebbero dall’inchiesta: «Il numero non lo conosco perchè aspettiamo ancora la notifica degli atti». In legale ha poi aggiunto: «Siamo abbastanza soddisfatti, l’invio degli avvisi di chiusura indagini è un primo passo verso la verità e un’eventuale condanna degli imputati». «L’avviso di conclusione indagini – ha proseguito l’avvocato – prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, sarà un atto dovuto». «Noi ci riserviamo l’analisi degli atti, dopo averli analizzati daremo la nostra valutazione – ha concluso – Abbiamo 10 giorni di tempo per fare opposizione alle richieste di archiviazione con la richiesta di ulteriori indagini. Quindi, in quel caso, qualora il gip ritenesse opportuno si aprirebbe un’appendice di indagine verso i soggetti per cui fosse richiesto».Due anni fa, la presunta collaborazione di un parente di Jessica Pipitone, aveva portato all’individuazione di almeno sei persone che potevano essere responsabili, a vario titolo, della scomparsa della bambina; i nominativi dei presunti complici sarebbero stati inseriti nel fascicolo a carico di ignoti, collaterale a quelli già intestati a Jessica Pipitone e a Gaspare Ghaleb. L’individuazione di ulteriori indagati era stata peraltro annunciata il 4 settembre 2007, dall’allora procuratore di Marsala, Antonino Silvio Sciuto, in occasione del terzo anniversario della scomparsa di Denise; ma altri due anni di accertamenti, hanno convinto i magistrati a restringere il campo su Jessica Pulizzi e sul suo ex fidanzato.