Attualità

Lo strappo. Spagna, a Melilla non ci sarà più asilo politico

Lucia Capuzzi lunedì 27 ottobre 2014
Non basterà più posare un piede sull’altro lato per evitare l’espulsione immediata. Lo “strappo” era nell’aria da febbraio. L’annuncio, tuttavia, è arrivato al termine di una delle settimane più drammatiche per Melilla. Lunedì ci sono stati sei tentativi coordinati di scavalcare la triplice barriera che divide l’enclave spagnola dal territorio marocchino. Il giorno successivo sono stati respinti 500 migranti. Mercoledì in 400 hanno “provato” il salto verso questo frammento d’Europa in terra africana. Decine sono rimasti per ore aggrappati alla rete metallica: qualcuno è passato dall’altra parte, la maggior parte è caduta sfinita ed è stata “intercettata” dagli agenti marocchini. La foto dei migranti “appesi” alla valla – così gli spagnoli chiamano l’imponente recinzione alta sei metri –, sullo sfondo del campo da golf da due milioni di dollari realizzato proprio intorno, dal lato spagnolo, ha fatto il giro del mondo. Molti dei rimpatri – hanno denunciato gli attivisti laici e cattolici – sarebbero avvenuti quando gli africani avevano già messo piede in Spagna. “Espulsioni a caldo”, si dice in linguaggio tecnico. Una pratica vietata dalla legge. In accordo con la legislazione europea, una volta che lo straniero oltrepassa la linea di confine, ha diritto di presentare richiesta di asilo prima di venire respinto. Il segretariato della Commissione episcopale per le migrazioni, il Confer, il Servizio gesuita per i migranti e la Caritas hanno lanciato un grido d’allarme per «l’aumento della violenza» a Melilla e nell’altra enclave spagnola, Ceuta. E monsignor Santiago Agrelo Martínez, vescovo di Tangeri e instancabile attivista per i diritti umani, ha parlato di «frontiere trasformate in cimiteri dei più poveri». Il governo di Mariano Rajoy, a differenza dei mesi scorsi, non ha negato i rimpatri istantanei. Bensì, ha presentato un provvedimento per legalizzare le espulsioni a caldo. «Gli stranieri che siano intercettati lungo la linea di demarcazione di Ceuta e Melilla, mentre cercano di attraversare illegalmente la frontiera in forma clandestina, flagrante o violenta, saranno respinti in modo da impedire loro l’entrata in Spagna». La misura speciale vale solo per le due enclavi-fortezza, dato il loro status peculiare. Il problema giuridico, tuttavia, non è meno complesso. Insieme all’opposizione, contro la riforma sono insorti vari giuristi per cui le espulsioni a caldo violano la legislazione Ue. Non a caso il capo della Guardia civil di Melilla è finito in tribunale per aver attuato questo tipo di espulsioni. Per il governo popolare il conflitto non sussiste in quanto si tratta di normali respingimenti dovuti alla crescente pressione. Da gennaio, 1.900 hanno scavalcato la barriera, il doppio rispetto allo scorso anno, il quadruplo del 2012. Eppure, negli ultimi dieci anni, si sono estese le fortificazioni del confine, per una spesa da 140 milione. «Forse la mano dura non è la soluzione», denunciano le Ong.