Italiani a Madrid. Spagna, dove arrivano i nostri: «Qui vince davvero il merito»
Madrid, Spagna
«Italians first» con la valigia di cartone: niente di più vero, a giudicare dal numero di espatriati in Spagna, cresciuto del 71% nell’ultimo decennio. Fino a diventare la terza comunità più numerosa, perfino più di quella cinese, scalzata nella classifica, che continua a essere guidata da romeni e marocchini.
Stando ai dati del ministero spagnolo del Lavoro, sono 46mila i lavoratori giunti dal 2008 dal Belpaese e 110.691 quelli iscritti alla previdenza sociale, su complessivi 260mila residenti stimati. In pochi anni l’Italia è passata dall’ottava alla terza posizione fra i Paesi d’origine della forza lavoro occupata, sorpassando la Cina, nel 2018 attestata al terzo posto, con 105.326 iscritti alla seguridad social. Un boom di italici concentrato soprattutto nelle regioni della Catalogna, Madrid, alle Canarie e nella Comunidad Valenciana.
Ma a cosa si deve l’emigrazione in massa di connazionali nel Paese di Cervantes? All’ufficio migrazioni del sindacato Union General de Trabajadores spiegano anzitutto che i dati vanno scremati, perché «includono lavoratori dalla doppia nazionalità, i tanti argentini e uruguaiani discendenti da italiani emigrati in passato». Fra gli espatriati di recente, molti motivano la scelta con «la precarietà lavorativa o la mancanza di opportunità » nel Belpaese. È il caso di Angelo Pirotti, 34 anni, romano, laurea in legge alla Sapienza, impiegato stagionale ai tavoli del ristorante di Punta Papagayo nell’isola di Lanzarote. «Lavoro dal mattino al tramonto sei giorni alla settimana per 1.100 euro, vitto e alloggio inclusi. Ci ho provato anche in Calabria – assicura –. Mi offrivano la metà, al nero, per lo stesso lavoro. Nessuna scelta: o fai lo schiavo o parti». Molti sono Erasmus di ritorno, con esperienze molto diverse. Come Donatella Iannuzzi, originaria di Matera giunta a Madrid nel 1999 con il programma europeo di scambi, che ha messo radici nella capitale fondando la piccola casa editrice Gallo Nero, dispensatrice di autentiche chicche narrative. «La Spagna è un Paese molto più meritocratico dell’Italia. Se fai le cose per bene e con criterio puoi riuscire, mentre da noi la situazione è bloccata. E impera la burocrazia».
La prospettiva di migliori sbocchi socio-lavorativi, pur senza uscire dalla precarietà, assieme al clima amabile, lingua, tradizioni e cultura affini – ma anche al maggiore ottimismo della quarta economia europea in fase di sorpasso sulla terza – muove non solo i giovani. In un nuovo flusso in andata di ristoratori, pizzaioli, camerieri, medici, muratori, commercialisti e importatori, come già negli anni precedenti la crisi. Per Carlo Adinolfi, 56 anni, il ritorno in Spagna è stato forzato. Emigrato per un decennio a Bilbao, impiegato in una compagnia navale sulla rotta con il Regno Unito, era rientrato tre anni fa al paese d’origine Sorso, provincia di Alghero, sperando di invecchiarci. «Ho chiuso casa e trasferito mia moglie, tre figli universitari e il cane. Ma, dopo aver lavorato 8 mesi in un ristorante come responsabile di sala, me ne hanno pagati solo 2 e ho dovuto rifare le valigie» racconta.
Nella sola Barcellona, l’aumento di presenze italiane è stato del 17% anche fra il 2011 e il 2015, nel pieno della recessione, stando al rapporto della Fondazione Migrantes. E la città di Gaudì è la destinazione di arrivo del 24% delle italiane che vi trovano un ambiente più favorevole alle pari opportunità e per l’accesso a professioni qualificate. Tantissime le eccellenze esportate. Valga l’esempio della Little Italy insediata nel Centro satellitare dell’Unione Europea di Torrejón de Ardoz (Madrid), per le attività di intelligence geospaziale e di supporto a Frontex, dove 17 dei 130 cervelli in organico sono italiani. A cominciare dal vicedirettore, Giuseppe D’Amico. Prima di approdarvi 8 anni fa, Sergio Albani, quarantenne astrofisico, capo dell’unità di ricerca e sviluppo, lavorava all’agenzia spaziale di Frascati. «Sono del centro Roma e, anche se una passeggiata a Madrid non ti dà le stesse emozioni della grande bellezza, in 5 minuti sei ovunque, perché i trasporti e i servizi funzionano».