Attualità

BUONE NOTIZIE. Sostegno a distanza la generosità resiste

Pino Ciociola mercoledì 22 febbraio 2012
​Nuove difficoltà, ma non tracollo. Anche le acque nelle quali naviga il sostegno a distanza (Sad) sono agitate dalla crisi economica e però non sono nella tempesta come altre. Soprattutto perché la fidelizzazione di chi promuove il sostegno a distanza resta ancora forte e radicata, probabilmente come anche la fiducia nell’efficacia di questo strumento.Quasi 100 milioni dai privati. Sono 372.904.853 euro le entrate dichiarate alla fine del 2010 dalle organizzazioni non profit per finalità internazionale e, fra questi, 98.279.032 arrivano dal contributo dei cittadini per il sostegno a distanza, cioè il 26% sul totale, come spiega uno studio dell’Agenzia del Terzo settore realizzato sulle attività dell’"Osservatorio Sad" e che ha riguardato 111 organizzazioni (circa l’80% del totale), presentato ieri durante il convegno "Crescere insieme, da lontano".In tutto 375mila Sad.Per l’attivazione di un progetto di sostegno a distanza, al donatore è stata richiesta mediamente una quota di 282 euro l’anno. E sono stati complessivamente 375.262 i sostegni a distanza, con le più alte concentrazioni in India (53.316), Brasile (31.332) e Mozambico (16.915), ma con il massimo valore d’incidenza sociale in Guinea Bissau e Burundi. Il Sad, poi, si conferma un intervento d’aiuto individualizzato (per 224.893 su 375.262), il destinatario del quale è sette volte su dieci un minore (68%) o un giovane (2,6%). Il 95% dei sostenitori è costituito da privati.Chi sceglie il Sad.Sono singoli e famiglie ad aiutare a distanza. E la relazione instaurata con il beneficiario resta l’elemento vincente, perché il donatore ha la chiara percezione di chi sta aiutando. E questa relazione quasi "privata" garantisce continuità e fedeltà da parte dei sostenitori che si sentono direttamente responsabili dell’impegno preso. L’impegno economico annuale va da 225 euro a un massimo di 338, con una media stimata appunto in 282.Impegnate soprattutto donne.Per quel che riguarda le risorse umane operanti nel settore del sostegno a distanza, fra le 11 associazioni monitorate, risulta che il 78,8 % delle persone attive è volontario, mentre solo il 9,9% è personale dipendente, mentre l’11,3% è classificato come «altro» (cioè collaboratori, consulenti, persone in servizio civile). La figura femminile, infine, prevale sia tra i dipendenti (68%) che tra i volontari (59%).«Necessario all’essere». A raccontare bene e in una frase cos’è il sostegno a distanza ci pensa il presidente del’Agenzia per il Terzo settore, Stefano Zamagni: «È un limite al mio avere necessario al mio essere», dice. Ma è anche «una forma di aiuto che unisce sussidiarietà e solidarietà» e che «non cade nell’errore di lasciare in un ruolo passivo chi riceve l’aiuto». Tant’è – continua – che «il trasferimento di denaro dei Sad non serve alle spese di consumo, ma ad investire nelle risorse umane».«Molte buone prassi». Allora, «malgrado la crisi economica che ha riguardato tutti – spiega Marida Bolognesi, consigliere dell’Agenzia – il Sad dimostra di avere subito solo una lieve flessione, perché è stato compreso dalle organizzazioni e dai cittadini il valore aggiunto rispetto ad altre forme di raccolta fondi». Adesso, «con il progetto "Sad in chiaro" dell’Agenzia, abbiamo dimostrato che sono molte le buone prassi in Italia, soprattutto perché le organizzazioni investono in sviluppo ed educazione». E poi «la tipica reciprocità del Sad tra beneficiario e donatore fa sì che i cittadini non abbandonino gli impegni presi».www.ilsostegnoadistanza.it Proprio l’Agenzia per il Terzo settore (ente pubblico vigilato dalla Presidenza del Consiglio), aveva promosso l’iniziativa "Sad in chiaro" e realizzato www.ilsostegnoadistanza.it, sito dedicato al Sad, nel quale si possono trovare anche tutte le organizzazioni che aderiscono alle "Linee guida" emanate dalla Agenzia stessa.