Balneari. Caos normativo e polemiche, sulle spiagge Comuni in ordine sparso
Le concessioni balneari al centro delle polemiche politiche
Il tempo stringe. Il caso Bolkestein, la direttiva europea che impone la concorrenza nel settore dei servizi, monta da quasi quindici anni ma mai come in questi giorni le concessioni a balneari e ambulanti sono state in cima all’agenda di Governo. Da un lato, pesa la spada di Damocle europea: dopo l’avvio della procedura d’infrazione, entro il 16 gennaio l’Esecutivo dovrà rispondere al parere motivato dell’Unione per non incorrere in sanzioni economiche. Dall’altro, gravano i rilievi costituzionali del Capo dello Stato che, in calce alla firma del ddl Concorrenza, ha espresso ai presidenti delle Camere «rilevanti perplessità di ordine costituzionale». Il motivo? L’ennesima proroga delle licenze per il commercio su aree pubbliche: un altro anno senza gare per i balneari e altri dodici per gli ambulanti.
«L’appello del presidente Mattarella non rimarrà inascoltato», ha assicurato Giorgia Meloni alla conferenza di fine anno. Aggiungendo che, per risolvere l’attuale caos scatenato da «norme non chiare», il Governo si metterà al lavoro già «dalle prossime settimane». Ma in attesa della norma regolatrice, sul cui contenuto la maggioranza deve sciogliere ancora molti nodi, i Comuni si sono mossi in ordine sparso. Alla vigilia della scadenza delle concessioni demaniali marittime dello scorso 31 dicembre, Rimini e Ravenna hanno avviato l’iter per i bandi differendo la scadenza delle licenze in essere per il tempo necessario all’indizione di gare. Al contrario, Viareggio e Pietrasanta hanno semplicemente prorogato le concessioni al 2024. In un’informativa a margine del Consiglio dei ministri del 28 dicembre, Matteo Salvini ha invitato gli Enti a non assumere «iniziative disomogenee», senza fare però alcun riferimento al rinvio semestrale delle licenze già sollecitato dal leader della Lega in aperto contrasto con le richieste di Bruxelles. Con cui, nei prossimi giorni, si giocherà la partita decisiva. Dall’Unione europea il monito, pur informale, è arrivato a chiare lettere: la Commissione sta «analizzando attentamente» il ddl Concorrenza e «porterà avanti il dialogo bilaterale con le autorità italiane» sul futuro di balneari e ambulanti.
Del resto, per la maggioranza, applicare la Bolkestein non significa mettere a gara le attuali concessioni. Al centro del dibattito è la scarsità di risorse naturali. In parole semplici: secondo la direttiva europea (art. 12), si potrebbero bandire appalti per le sole spiagge libere (o per le piazzole non già occupate nel caso degli ambulanti) ove non fossero «limitate» di numero. Senza, in questo modo, toccare le licenze già in mano ai balneari. Allo scopo di dimostrare l’abbondanza di litorale, la presidenza del Consiglio ha istituito nel 2023 un tavolo tecnico cui hanno partecipato i rappresentanti di sette ministeri, le associazioni di categoria e alcune Regioni. Il risultato della mappatura? Undicimila chilometri di costa, di cui solo un terzo sarebbe in concessione. Tradotto: il 67% del litorale italiano è libero, la risorsa non è scarsa e le licenze sono al sicuro.
Ma sui numeri e sui criteri della mappatura non hanno nutrito dubbi le sole opposizioni. «È stato fatto un tavolo senza un paio di gambe – ironizza Sebastiano Venneri, responsabile Turismo e Innovazione territoriale di Legambiente – mancavano sia i Comuni, che devono gestire le concessioni, sia le associazioni ambientaliste». Non solo: le criticità più gravi, secondo Legambiente, sono relative ai numeri “gonfiati”. «La mappatura fatta è bizzarra – continua Venneri –. Porta a 11mila i chilometri di costa quando è noto a chiunque che non arrivino a 8mila». La discrepanza – assicurano i tecnici presenti al tavolo – è giustificabile con la necessità di misurare la superficie del litorale, invece dei metri lineari. Ma il risultato più discusso resta il più importante: la percentuale di costa accessibile e concedibile. Numero nel quale, secondo gli ambientalisti, il Governo avrebbe fatto confluire anche zone inquinate, aree marine protette e falesie. «Il litorale accessibile – conclude Venneri – è quello su cui possono insistere concessioni balneari: quindi basso, sabbioso e non inquinato».
Ad accodarsi a Legambiente è stato lo stesso commissario Ue per il mercato interno Thierry Breton che, nell’analisi allegata al parere motivato di novembre, ha contestato l’inclusione anche di aviosuperfici e porti commerciali nel calcolo delle coste. Ma – rispondono i balneari – licenza non è sinonimo di ombrellone. «Sono state sviscerate tutte le possibilità immaginabili – sostiene Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari (Confindustria) –. Si possono, ad esempio, dare concessioni anche negli specchi d’acqua sotto a una falesia, dove è possibile costruire un approdo». Così, secondo l’associazione, saranno proprio i risultati della mappatura a permettere l’applicazione della Bolkestein tutelando, al contempo, i diritti delle imprese. «Abbiamo il convincimento – continua Licordari – di essere vittime di un tentativo di esproprio, con un’abile regia, visto che oggi il nostro mercato rappresenta una fetta importante dell’economia del Paese».
Intanto, però, a fronte di un fatturato complessivo del settore superiore a 30 miliardi, lo Stato incassa circa 104 milioni di euro ogni anno dalle concessioni marittime (fonte: Corte dei Conti). Numeri bassi se paragonati ai 60 milioni guadagnati annualmente dal Comune di Milano per l’affitto dei soli negozi di cui è proprietario in galleria Vittorio Emanuele. E numeri finiti anche al centro della polemica scatenata a dicembre da un lungo reportage del Wall Street Journal, che ha definito «ferma» l’economia del nostro Paese. «Le spiagge italiane offrono uno spaccato della mancanza di concorrenza e della resistenza al cambiamento», sintetizza Eric Sylvers nell’articolo che paragona la situazione dei litorali a quella dei taxi. Senza far riferimento alla condizione degli ambulanti, che contestano difficoltà maggiori dei balneari, ma per i quali il presidente Mattarella ha ugualmente sollecitato l’applicazione della Bolkestein.
«Abbiamo subito gli effetti devastanti delle vendite online e della pandemia – spiega Marrigo Rosato, segretario dell’Associazione nazionale ambulanti –. In cinque anni hanno cessato la loro attività oltre 30mila aziende e, facendo un calcolo cauto, stimiamo oltre 190mila posteggi disponibili». In altre parole: per gli ambulanti la risorsa non è scarsa, il settore è in crisi e ulteriore concorrenza provocherebbe solo nuove chiusure. Eppure, è proprio la conferma della proroga a dodici anni delle licenze, superiore a quella che a regime sarebbe la durata delle nuove concessioni con gara (dieci anni), che al Capo dello Stato è apparsa evidentemente «in contrasto con il diritto europeo». Scatenando le perplessità dei diretti interessati: «La lettera del presidente rischia di mettere in crisi un’intera categoria – contesta il segretario -. Gli operatori non stanno usurpando le licenze: alcune sono legalmente passate dalle mani dei nonni a quelle dei nipoti».