Qualcosa è cambiato dentro al vasto perimetro di aranceti e filo spinato. Nel Centro per richiedenti asilo di Mineo, aborti pressoché azzerati. Autolesionismo in calo. Allontanamenti arbitrari ridotti al minimo. Lavoro che offre serie possibilità di integrazione. Sei mesi fa, dopo averci messo piede per la prima volta, il vescovo di Caltagirone non andò per il sottile: «Esistenze sospese in un futuro incerto», le definì Calogero Peri. Quel che aveva visto non gli era piaciuto. Pochi giorni fa il presule è tornato in questa sua irrequieta e imprevista parrocchia: «La nostra umanità sia per tutti il valore unico e fondante della nostra unità». I richiami hanno avuto effetto.«Questo – ammette il presidente della società "Cara di Mineo", Paolo Ragusa – è un luogo nel quale è necessario rispondere non solo alle esigenze materiali degli ospiti, ma anche alle loro domande di speranza e di fiducia». Più volte
Avvenire aveva denunciato le lacune nella gestione dello sperduto villaggio tra la Piana di Catania e le colline dell’entroterra isolano. Con ripetuti casi di aborto senza che le donne venissero ascoltate nel loro disagio. Tanto che il presidente della Provincia, l’ente responsabile del Cara, ammise fra l’altro la necessità di «rafforzare – dichiarò Pippo Castiglione lo scorso 17 aprile – il sistema di assistenza e prevenzione». In effetti il lavoro della Croce Rossa, coordinato da Luigi Corsaro, ha cominciato a dare i frutti attesi. La miglior gestione del servizio di mediazione linguistica e culturale, oltre all’incrementata assistenza legale, l’accresciuto livello informativo e la migliorata cooperazione tra associazioni e istituzioni, sta limitando disagi e incertezze. Nell’ex cittadella dei marines Usa di stanza nella base di Sigonella, ora vivono duemila richiedenti asilo provenienti da 57 Paesi. Nelle 400 villette abitano poco più di 600 donne. Per mesi sono circolate voci su sfruttamento della prostituzione interno alla variegata comunità di migranti, oltre che di violenze e illegalità. Le inchieste della procura di Caltagirone e del commissariato di polizia istituito nel villaggio, insieme al lavoro di prevenzione degli operatori hanno permesso di circoscrivere i fenomeni più allarmanti. La strada non è in discesa. È il sindaco di Mineo a parlare di un’esperienza «molto forte per il territorio. E come tutte le esperienze forti – arguisce Giuseppe Castania – a volte divide e a volte unisce». Occorre maggiore sinergia affinché «si sia capaci, insieme, di far diventare questa esperienza, sempre di più e sempre meglio, un’esperienza – è l’appello del primo cittadino – che unisce e non che divide». Quando il vescovo Peri si lasciò alle spalle il Cara, al termine della prima visita, non tutti gradirono le coraggiose parole del presule. Ma adesso è proprio chi gestisce il centro che chiede a Peri «di indicarci ancora una volta il percorso migliore per la missione ed il lavoro che ogni giorno viviamo in questo luogo». E neanche stavolta il presule si è sottratto: «Al centro di questo luogo ci sia l’uomo – ha ripetuto –. Le differenze culturali, religiose, le tradizioni, non ci distraggano da questa premessa». E a chi invoca la mano pesante per "educare" gli immigrati al rispetto delle norme, è ancora Peri a rispondere: «Il rispetto delle leggi è indispensabile e necessario, ma al centro delle legge ci sia sempre il valore dell’uomo».