Attualità

INTERVISTA. Il magistrato: «Sono stati i rampolli della mafia»

Antonio Maria Mira domenica 10 gennaio 2010
«A sparare agli immigrati so­no stati sicu­ramente uomini delle ’n­drangheta, per far vedere che sono loro a controllare il ter­ritorio ». Non ha dubbi Alber­to Cisterna, magistrato cala­brese, sostituto procuratore alla Procura nazionale anti­mafia. «Per le modalità con cui avvengono, non sono ge­sti da ricondurre a cittadini e­sasperati. Si tratta di azioni criminali che richiedono san­gue freddo e capacità esecu­tive. Soprattutto quando si tratta, come nell’ultima oc­casione, di sparare 'al volo' da una moto in movimento». Perché sparare? Quando la gente si è sentita aggredita si è rivolta ai ma­fiosi che sono stati costretti a intervenire, perché non pos­sono perdere la faccia e far ve­dere che non sono in grado di controllare il territorio. Co­sì hanno mandato qualche squadraccia di giovani killer che hanno sempre a disposi­zione. Non per uccidere, per­ché non sono scemi e sanno che succederebbe un qua­rantotto, ma sparando a pal­lini per fare meno danni. Per incutere terrore. Una vera caccia all’uomo. La giustizia della mafia che arriva prima dello Stato? Parlare di giustizia in questo caso non è corretto. Inter­vengono non perché gliene importi della popolazione, ma solo perché temono che sia messa in discussione la lo­ro capacità di controllare il territorio. L’altruismo non sanno nemmeno dove è di casa! Se lì continuavano gli incidenti e la gente si sentiva minacciata, che figura ci fa­cevano le famiglie Pesce e Bellocco di Rosarno, tanto per essere chiari e fare nome e cognome? Non è preoccupante che la gente si rivolga a loro? La gente si rivolge a loro nel senso che loro sono la gente. A Rosarno non si può scin­dere un 'noi' da un 'loro'. Sono famiglie numerose, che vivono sul territorio, che han­no esercizi commerciali e at­tività produttive, sono onni­presenti, sono gli stessi che gestiscono il mercato nero del lavoro e delle truffe in agri­coltura, nelle quali tanta gen­te della Piana di Gioia Tauro è purtroppo coinvolta. Han­no una funzione regolatrice sociale che naturalmente gli impone poi di intervenire. È la conferma che la ’ndran­gheta agisce sempre in base a un calcolo che ha sempre ad oggetto l’intangibilità del suo potere. Che non vuole sia mai messo in discussione. O­ra gli africani se ne vanno? Non importa. Arriveranno al­tri immigrati a raccogliere le clementine. Ma questa situazione l’han­no voluta i mafiosi? A loro è scappata di mano. Ma ne sono stati la causa. In che senso? I primi che hanno sparato giovedì addosso agli immi­grati sono stati sicuramente i rampolli di mafia. Non sa­rebbe la prima volta. Ricordo il raid nel campo, nomadi sempre a Rosarno, quando spararono da tutte le parti, dando poi fuoco alle barac­che. Loro fanno così. Ogni volta che una minoranza crea difficoltà, vanno e fanno un raid. Tutti i giovani delle fa­miglie mafiose della Piana di Gioia Tauro vanno armati fin da ragazzi. A qualcuno di questi sarà venuto in mente di sparare agli immigrati mentre passavano, pura­mente 'per sport'. Ma non a­vevano messo in conto la rea­zione per domare la quale hanno cominciato a sparare. Chi spara non sono le perso­ne perbene. Uno può essere pure arrabbiato quanto vuoi ma non sparerebbe mai...