Attualità

Caos regionali. Panzer Meloni, il fastidio degli alleati

Arturo Celletti giovedì 18 gennaio 2024

Il presidente uscente della Sardegna, Christian Solinas

La partita in Sardegna sembra ora davvero chiusa: per Christian Solinas, leader del partito sardo d'azione e uomo di Salvini nell'isola (indagato per corruzione in una inchiesta di un anno fa ) è game over. E così a una manciata di ore dalla presentazione dei simboli per le regionali nel centrodestra è caos assoluto: Paolo Truzzu, meloniano di ferro, apre di fatto la campagna elettorale senza aspettare il via libera degli alleati, Solinas non corre e pensa a una candidatura per le europee o a un posto nel sottogoverno ma il suo partito sardo d'azione non ha ancora sciolto i dubbi: corsa solitaria o insieme al centrodestra? La tensione è alle stelle. Anche Forza Italia barcolla con l'azzurra Alessandra Zedda che vuole correre da indipendente. Sono ore complicate dove il rebus Regionali agita la coalizione. Salvini guarda con crescente diffidenza le manovre di Meloni. Meloni va dritta decisa a far pesare (e non solo in Sardegna) il peso di Fratelli d'Italia. Eppure l'ex ministro Maurizio Lupi, uno che conosce bene i meccanismi della politica, azzarda una previsione carica di ottimismo: «Penso che il centrodestra troverà un accordo sulle elezioni regionali. Nella diversità dei partiti che lo compongono, da trent'anni, il centro-destra ha una caratteristica fondamentale di governare insieme. In Sardegna la Lega farà un gesto di generosità facendo fare un passo indietro a Solinas e individuando il candidato nella persona del sindaco di Cagliari. Ci presenteremo, come sempre, uniti». Lupi poi allarga lo sguardo. «In Abruzzo, Marco Marsilio e in Piemonte, Alberto Cirio, saranno riconfermati. In Basilicata, ritengo che Vito Bardi abbia fatto bene, e ci confronteremo; si voterà anche in Umbria. L'equilibrio si terrà, considerando che parliamo di uomini e donne al servizio della propria regione».

La premier Meloni e gli altri del leader del centrodestra insieme a un comizio - Foto di archivio

Lo sfogo di Solinas è inevitabile. «Questa indagine - sbotta il leader del partito sardo d'azione - ha due elementi di sicuro rilievo: il primo è il tempismo, viene fatto a quattro giorni dalla presentazione delle liste e mentre si decide il candidato presidente unitario del centrodestra, l'altro è che, essendo in fase di indagine, stiamo parlando di atti che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio e che invece sono in possesso di tutti i media, i giornali e le televisioni e circolano liberamente. In un paese democratico, in uno Stato di diritto queste cose non dovrebbero accadere». Questa è la scena. Poi c'è quello che succede dietro. Salvini è alle corde. Difende il suo uomo ma si prepara a scaricarlo. Dice di essere in totale sintonia con Meloni ma poi guarda con crescente sospetto le manovre della premier: In Italia e in Europa dove i sorrisi e gli abbracci Meloni-Von der Leyen hanno tolto il sonno al capo della Lega . E poi c'è il gelo con Luca Zaia dopo il voto in Veneto sul fine vita. Un quadro complicato e ora si aspetta un nuovo vertice Tajani-Salvini-Meloni con il Carroccio che vorrebbe ancora la riconferma dei governatori uscenti e lo stop al limite dei due mandati. Obiettivo quasi impossibile e il numero due della Lega Andrea Crippa non rinuncia a mandare una frecciata a Palazzo Chigi: in momenti così si sente di più la mancanza di Silvio Berlusconi. Come dire: il Cavaliere, capo della coalizione, sapeva essere generoso con gli alleati, Giorgia Meloni no.