Attualità

Approvato il Def, un aiuto ai più poveri

Nicola Pini mercoledì 9 aprile 2014

Il governo approva il Def (Documento di economia e finanza) e conferma gli sgravi fiscali da 80 euro sulle buste paga. Con qualche novità. La prima è che a sostenere i costi dell’operazione taglia-tasse viene chiamato nel 2014 anche il sistema bancario, per circa un miliardo di euro. Una copertura una tantum che andrà ad affiancarsi ai maggiori incassi Iva previsti con la restituzione dei debiti della P.A., per la quale sono indicati 13 miliardi in più. Il grosso delle coperture arriverà dalla spending review ma la cifra indicata, 4,5 miliardi, è un po’ meno di quanto era stato anticipato. Un’altra novità è che gli incapienti, ovvero coloro che non pagano l’Irpef perché hanno redditi troppo bassi, saranno anch’essi beneficiari dell’operazione. La soluzione è stata individuata, annuncia Matteo Renzi, senza aggiungere particolari. E mentre sale ancora il debito pubblico, aumentano a 12 miliardi i proventi attesi già quest’anno dalle privatizzazioni. Confermato il percorso di riduzione del deficit ma in versione rallentata: si scenderà al 2,6% quest’anno (e non al 2,5) e al 2% l’anno prossimo (invece dell’1,6%).Confermiamo tutti gli impegni presi, ha assicurato il premier nella conferenza stampa dopo il vertice di governo, durato neanche un’ora e mezzo. Va detto che il Def è un corposo documento (contiene al suo interno il Piano nazionale delle riforme) che fissa la cornice finanziaria e programmatica dell’azione di governo ma non è un provvedimento operativo. Per le misure concrete bisognerà attendere i decreti relativi, a partire da quello già annunciato per il 18 aprile sugli sgravi fiscali.I numeri dell’Italia. Il Def stima per quest’anno una crescita del Pil allo 0,8%, più bassa di quella del precedente governo ma ancora superiore alle previsioni della Ue e del Fmi (0,6%). «Una stima ragionevole», la definisce il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. La crescita salirà all’1,3% nel 2015 e all’1,6% nel 2016 grazie anche all’effetto espansivo delle riforme, che sarà invece ancora quasi nullo quest’anno. Il deficit resterà, come abbiamo detto, distante dal limite Ue del 3% mentre il debito pubblico schizzerà quest’anno al record assoluto del 134,9% del Pil (dal 133,2 stimato lo scorso settembre). Il ministro Padoan assicura però che «i conti pubblici italiani sono a posto». La dinamica del debito, spiega, è dovuta al contributo italiano al Fondo salva-stati, alla restituzione dei debiti della Pa e soprattutto il fatto che la scarsa inflazione non fa aumentare il Pil nemmeno a livello nominale: per stare al sicuro basterebbe una crescita dell’1% e un’inflazione al 2%.Tagli e sgravi. Confermato lo sconto Irpef per chi ha guadagna fino a 25.000 euro lordi annui, gli 80 euro mensili che «equivalgono ad una tredicesima», dice il premer. Ma dato che gli sgravi Irpef non danno nullla a chi non paga le tasse ci sarà una soluzione per i cosiddetti incapienti. Per scoprire quale meccanismo si è scelto e quanto sarà il beneficio bisognerà attendere il decreto, tra 10 giorni. L’operazione sulle buste paga costa 10 miliardi a regime e 6,7 quest’anno (dato che si parte a maggio). Le coperture sono certe, assicurano tesoro e Palazzo Chigi.  Le poste straordinarie contribuiranno per 2,2 miliardi. Di questi oltre la metà dovrebbe arrivare dal sistema bancario attraverso un aumento delle tasse sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia, che dal 12% potrebbe essere raddoppiata o quasi. I tagli del commissario Cottarelli contribuiranno nel 2014 «solo» per 4,5 miliardi, che dovrebbero però salire a 17 miliardi nel 2015 e 32 l’anno successivo. In arrivo anche il taglio Irap per le imprese che a regime sarà del 10%, finanziato con un aumento delle tasse sulle rendite finanziarie dal 20 al 26%. Oltre alle misure di copertura per il taglio Irpef, il decreto di venerdì 18 interverrà sugli stipendi di manager e dirigenti pubblici, con un tetto massimo pari a 238.000 euro l’anno per i vertici, e riduzioni a cascata per tutte le figure di responsabilità.

Cos'è il Def. È un acronimo che sta per "Documento di economia e finanza". Per legge il Def va presentato dal governo al Parlamento entro il 10 aprile di ogni anno (prima il termine era il 30 giugno). Questo documento rappresenta il principale strumento di programmazione economico-finanziaria dell’esecutivo. La sua importanza è accresciuta dal fatto che copre un arco temporale di almeno tre anni. Gli obiettivi di bilancio fissati nel Def costituiscono inoltre il punto di riferimento per le successive decisioni del governo, a partire dalla Legge di stabilità di ottobre. Dal 2011 il Def è stato allineato, per tempistica e contenuti, al percorso del cosiddetto "semestre europeo" previsto dalla nuova governance dell’Unione Europea.