Social card. «Non è una ricottina» (e alla vigilia del voto fa grande scena)
Qui su, al Nord, si dice “Piutost’ che nient’ l’è mei piutost’”. E certamente è meglio il “piuttosto” della rinnovata Social card rispetto al niente. Cinquecento euro, per quanto una tantum, rappresentano pur sempre tre spese al supermercato di una famiglia media. Non fanno svoltare, non cambiano i destini, ma risolvono qualche difficoltà dell’ultima settimana. Una buona cosa, insomma, che il Governo ha fatto bene a riproporre per il secondo anno. Gli va dato atto. In realtà, se ne sono dati atto da soli, al Governo, e con non poca enfasi. Perché la card «non è una ricottina», come ha detto il ministro Lollobrigida, «ma un intervento massiccio contro il disagio sociale. L’anno scorso abbiamo avuto dati positivi, quindi abbiamo implementato i fondi, i beneficiari e le risorse per le singole persone che riceveranno la card». Circa 1,3 milioni di famiglie di almeno 3 persone, con un Isee fino a 15mila euro che non beneficiano di altri sussidi. Ai quali quest’anno, oltre al tonno e alla carne in scatola, il ministero della Sovranità alimentare ha aggiunto la chicca dei prodotti Dop e Igp. Ciumbia, così c’è pure la mostarda per il lesso!
Adesso, in effetti, fa caldo per il brodo, ma il Governo anche questo l’ha messo in conto. E infatti la Social card arriverà solo a settembre, quando certamente avrà ripreso a piovere e tornerà il fresco. L’iniziativa i ministri l’hanno presentata in questi giorni, anche se non è stato concluso l’accordo con la grande distribuzione per gli sconti che si volevano collegare alla card, perché così gli italiani avranno tempo di prepararsi, di farsi venire l’acquolina in bocca. Ci si tiene leggeri nei mesi estivi con le insalatine e poi giù di gorgonzola Dop dall’autunno. Non è questione di propaganda elettorale alla vigilia del voto per le Europee, dai: è che hanno pensato alla prova costume degli italiani.
E quest’anno, a occhio e croce, saranno parecchi a fare una figurona in spiaggia, belli magri. Perché sì, il Governo ha confermato la riduzione del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori a basso reddito, e va dato atto che ha aumentato in maniera consistente l’Assegno unico per i figli. Così come è vero che l’occupazione è cresciuta decisamente dal 2021 in poi, ci sono più occasioni di lavoro anche a tempo indeterminato.
Ma è altrettanto tangibile che i salari sono aumentati in misura limitata, molto meno di quanto non abbiano fatto i prezzi, impennatisi negli ultimi tre anni. E, soprattutto, ad acuirsi sono state le diseguaglianze: il 20% più abbiente della popolazione italiana detiene il 61% della ricchezza nazionale, mentre il 60% della popolazione si spartisce solo il 17% e il 20% di italiani più poveri ha a disposizione appena lo 0,4% dei patrimoni.
Ancora, le persone in povertà assoluta, cioè non in grado di acquistare un paniere minimo di beni essenziali, sono aumentate fino alla cifra record di 5,7 milioni. Mentre almeno 400mila nuclei familiari sono stati esclusi dal nuovo Assegno di inclusione. E il monitoraggio sulle misure anti-povertà che era stato promesso non è stato ancora pubblicato.
Ecco, il Governo a poche ore dal voto mette in mostra una misura che diventerà operativa solo fra tre mesi e così facendo indica agli elettori la Luna. Noi non ci soffermiamo sul dito, ma vorremmo che venisse mostrata anche l’altra faccia del satellite, quella più povera e problematica, che in campagna elettorale resta nascosta e invece dovrebbe essere al centro delle attenzioni.