Attualità

LA GRANDE TRAVERSATA. «So che potrei morire in mare ma vale la pena»

Paolo M. Alfieri giovedì 7 aprile 2011
«Èdifficile, se non ci si è mai stati, immaginare quali siano le condizioni di degrado in cui passano giorni e giorni gli emigranti che provano la traversata per Lampedusa. Il loro viaggio comincia da molto prima che arrivino da noi. E senza timore di esagerare si può dire che si viene ridotti al rango di bestie». Sergio Ramazzotti, fotoreporter, è l’autore degli scatti che vedete in questa pagina. Per Sky ha trascorso una settimana in Tunisia, cogliendo scene di vita quotidiana tra i migranti e riuscendo a entrare in contatto con Osama, uno dei trafficanti di uomini che organizzano le traversate.Come lo ha agganciato e che idea si è fatto della personalità di questi trafficanti?A Zarzis, dov’è avvenuto l’incontro, è molto facile imbattersi, anche nei caffè della città, in persone come Osama, che io sono riuscito a incontrare tramite contatti locali. A Osama mi sono presentato come suo possibile "cliente" e da allora non mi ha più mollato. Non si è fatto molti problemi nel farsi riprendere, anzi sembrava non gli dispiacesse diventare "famoso". È un atteggiamento simile a quello dei narcos messicani che pretendono di interpretare se stessi nei film che hanno al centro il traffico di droga.Lui come è diventato trafficante?Fino a prima della rivoluzione lavorava come animatore in un villaggio turistico. Poi, vista la gran quantità di persone desiderose di partire per l’Europa, si può dire che ha fiutato il business e a 26 anni ha deciso di cambiare vita. Ora può permettersi gli alberghi di lusso.Dove l’ha portata?Siamo andati in una delle tre case che lui utilizza per raggruppare i futuri passeggeri dei barconi, in attesa di raggiungere il numero sufficiente per intraprendere il viaggio verso Lampedusa. Lì si aspetta a lungo e in una situazione terribile. Eravamo circa 80 persone con un solo bagno, ognuna di loro aveva pagato 2.400 dinari, circa 1.200 euro. Ogni tanto Osama e i suoi uomini portavano qualcosa da mangiare, per lo più baguette, tonno e scatole di pomodoro. Di certo si vive da segregati, non si può entrare e uscire da lì a piacimento. Cosa succede al momento della partenza?Generalmente le navi non partono direttamente dal porto di Zarzis – la polizia, anche se in parte corrotta, deve comunque mantenere un controllo di facciata – ma dalle spiagge dei dintorni. Solitamente la "nave madre" è già al largo, e gli emigranti vengono portati a bordo a piccoli gruppi con dei barchini.I migranti che ha conosciuto sapevano dei rischi della traversata?Alcuni ne erano informati, ma in moltissimi tra loro non avevano assolutamente idea né di come si sarebbe svolto il viaggio né dei rischi che avrebbe comportato. C’era però anche chi mi diceva: «So che ho il 50% di possibilità di morire, ma ne vale la pena». La disperazione è fortissima, eppure l’idea che l’Italia sia come l’eden tra queste persone è molto diffusa. Le famiglie di due ragazze di circa 20 anni, Fatima e Haisha, avevano venduto tutto pur di permettere loro il viaggio: sono giunte a Zarzis in aereo da Djerba, dove siamo andate a prenderle insieme a Osama, che le ha fatte entrare nel gruppo. Il viaggio che lei doveva fare alla fine è saltato…Osama ha cominciato a rimandare, adducendo come ragione il maltempo, anche se in realtà credo siano sopraggiunti anche altri problemi. Proprio ieri ho telefonato a un paio di persone che sono rimaste lì nella casa di Zarzis: aspettano ancora di poter partire.- VAI AL FOTOREPORTAGE