Attualità

SCLEROSI MULTIPLA. «Ma nessuna prospettiva dall'intervento alle vene»

Lucia Bellaspiga sabato 13 ottobre 2012
«Tra la sclerosi multipla e l’insufficienza venosa cerebro-spinale cronica non c’è alcuna relazione». Il verdetto è caduto come una scure sulle speranze di tanti malati di sclerosi multipla (Sm): a dare il responso ieri a Lione è stata l’équipe che per due anni ha condotto il più ampio studio dedicato a una questione che ormai teneva col fiato sospeso i pazienti, ma anche la comunità scientifica mondiale e i media.IL QUESITOFacciamo un passo indietro. Nel 2008 il professor Paolo Zamboni elabora una teoria per la quale l’insufficienza venosa (Ccsvi) è presente sui pazienti affetti da sclerosi multipla e per questo ritiene che tra le due cose ci sia una stretta relazione. L’intervento di angioplastica praticata su alcuni di questi pazienti sembra dare ottimi risultati e accende le speranze (tra i più convinti sostenitori c’è Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti e malata di Sm, che se ne fa testimonial con campagne come "La sclerosi ti blocca, l’angioplastica ti libera"). La comunità scientifica da quel momento si interroga sulla validità della teoria di Zamboni e una valutazione che dia risposte chiare si fa necessaria. Nasce così lo studio Cosmo, promosso e finanziato da Aism (Associazione italiana Sclerosi multipla), presentato ieri a Lione durante il XXVIII Congresso europeo dedicato al Trattamento e alla Ricerca sulla Sclerosi multipla.LE RISPOSTE«I dati dimostrano che l’insufficienza venosa cerebro-spinale cronica non è legata alla sclerosi multipla. Da diverso tempo la comunità scientifica aveva già escluso l’idea che la Ccsvi potesse essere la causa della Sm, ma abbiamo ritenuto di non poter escludere a priori che questa condizione potesse avere qualche ruolo anche secondario, tra i fattori che determinano la sclerosi». Parola di Giancarlo Comi, direttore dell’Istituto di Neurologia sperimentale all’università "Vita-Salute" del San Raffaele di Milano. La Ccsvi dunque non è la causa scatenante della grave malattia, spiega Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione italiana Sclerosi multipla (Fism), perciò «per curare e sconfiggere la Sm è necessario percorrere altre strade». Come interpretare allora i miglioramenti raccontati da alcuni pazienti dopo l’angioplastica? «Uno studio condotto dalla Società italiana di Neurologia su 450 malati di Sm, tutti operati alle vene del collo secondo la teoria di Zamboni, ha rilevato che se la metà asseriva di stare meglio, in realtà poi ha continuato ad avere attacchi e nuove lesioni al cervello: ciò che era la sensazione iniziale, dovuta magari alla speranza, non corrispondeva agli esami oggettivi. Addirittura qualche paziente ha subìto gravi peggioramenti proprio dall’angioplastica». Quanto poi al fatto che Zamboni di frequente rilevi la copresenza di Ccsvi e Sm, «in medicina è facile convincersi di ciò che si vorrebbe, solo uno studio sui grandi numeri dà una valutazione incontrovertibile».LO STUDIOIl progetto Cosmo, costato un milione e mezzo di euro, è stato condotto su 1.767 persone, delle quali 1.165 affette da Sm, 376 sane e 226 colpite invece da altre malattie neurologiche. Tutti sono stati sottoposti ad approfonditi esami per stabilire l’eventuale copresenza di Ccsvi e Sm, senza che i ricercatori sapessero a quale delle tre categorie appartenesse il paziente analizzato (lettura "cieca" dell’esame). Ebbene, ben il 97% delle persone con sclerosi non presenta l’insufficienza venosa cerebro-spinale. Sulle 1.165 persone con Sm, infatti, è stata riscontrata solo in 38, cioè in poco più del 3% dei casi (più o meno la stessa percentuale delle persone con altre patologie e dei sani). «L’esigua e analoga presenza di Ccsvi in tutti e tre i gruppi elimina la possibilità di associare Sm e Ccsvi», conclude Battaglia.IL METODONello studio Cosmo sono stati coinvolti 35 centri neurologici in tutta Italia, dove hanno operato 26 sonologi diversi (la sonologia è lo studio degli ultrasuoni applicati alla medicina): «I precedenti studi erano invece condotti su piccoli numeri e in un solo centro – dice Gianluigi Mancardi, direttore del Dipartimento di Neurioscienze all’università di Genova – . Ma per avere validità scientifica occorre un campione ampio come quello scelto dalla Fism». Per ogni persona esaminata sono state registrate in media 120 immagini e videoclip, tutte disponibili per la comunità scientifica internazionale.IL PARERE DI AISM«A questo punto per le persone con sclerosi multipla non è più necessario sottoporsi alla diagnosi di Ccsvi, né tantomeno a interventi chirurgici sulle vene». «Queste sono le informazioni scientificamente sicure che Aism, come promesso, mette oggi a disposizione di tutte le persone con Sm», commentano i vertici dell’associazione. Che invitano anche tutte le comunità scientifiche italiane e straniere a prendere atto d’ora in poi dei risultati del nuovo studio «per non sottoporre i malati a rischi immotivati», e promette che «Aism continuerà a essere in prima fila per dare forza alle ricerche più promettenti», anche attraverso le cellule staminali.