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Inquinamento. Contro lo smog il divieto di fumo all'aperto. Ecco perché Milano ci crede

Viviana Daloiso sabato 18 gennaio 2020

In calo, grazie alle piogge di venerdì notte, ma ancora sopra la soglia le percentuali di polveri sottili nelle grandi città del Nord Italia, da due settimane in piena emergenza smog. A Torino almeno fino a domani resterà in vigore il cosiddetto “semaforo viola”: blocco del traffico esteso a tutti i veicoli Euro 5 diesel, dopo venti giorni di sforamenti. Stessa situazione – e divieti in vigore sempre fino alle nuove rilevazioni di domani – anche Milano e in molti Comuni della Lombardia. Continuano invece le polemiche a Roma, dove nemmeno quattro giorni di stop alla circolazione con il tanto discusso blocco integrale per le vetture Diesel sono bastati a far rientrare nella norma le polveri sottili. Restano 11 su 13 le centraline con Pm10 superiore a 50 microgrammi per metro cubo.

La proposta arriva alla fine di una settimana di fuoco sul fronte dell’emergenza smog, e per questo fa ancora più discutere: per combattere la battaglia contro le polveri sottili, ne è convinto il sindaco di Milano Beppe Sala, si dovrebbe anche vietare alle persone di fumare all’aperto. E nel capoluogo lombardo «si farà già a partire da marzo» ha rivelato ieri il primo cittadino, a cominciare dalle fermate dell’autobus e in prossimità degli uffici e degli sportelli pubblici. «Il nostro piano Aria-Clima – ha spiegato Sala – conterrà regole su tanti aspetti, perché il vero rischio è che si riduca la questione ambientale solo al traffico e riscaldamento, ma c’è altro. Analisi che abbiamo condotto confermano che sullo smog incidono anche le sigarette, i forni delle pizzerie a legna e i fuochi d’artificio».

Divieto assoluto di fumo, dunque, e non solo perché il fumo (anche passivo) fa male alla salute di chi lo respira. «Come abbiamo scritto più volte, una sigaretta è capace di aumentare la concentrazione di particolato nell'aria molto più che un’auto, specie in luoghi ristretti, come per esempio sotto una tettoia, o in una via chiusa da edifici alti come quelle delle nostre città» spiega Roberto Boffi, che dirige il reparto di Pneumologia all’Istituto nazionale dei tumori.

Con altri studiosi, Boffi ha firmato uno studio pubblicato sulla rivista European Respiratory Journal in cui sono state messe a confronto proprio due vie del centro di Milano, mostrando il variare di concentrazione di polveri sottili durante la giornata in una strada pedonale dove la sera il numero di fumatori sale alle stelle (via Fiorichiari, nel cuore della movida di Brera) e una ad alta percorrenza automobilistica (via Pontaccio): «Risultato? È molto più inquinata la prima della seconda». Ecco perché secondo l’esperto «dove non arrivano la sensibilizzazione e la cultura ben vengano i divieti, anche giornate prestabilite in cui non si può fumare all’aperto, proprio come avviene per i blocchi della circolazione».

A imboccare la strada sono stati già diversi Paesi del mondo: per restare in Europa, la Svezia per esempio ha abolito il fumo all’aperto – alle banchine di attesa dei treni, nelle stazioni ferroviarie, nei dehors dei ristoranti e all’ingresso dei luoghi pubblici –, seguita da molti comuni della Germania e della Svizzera, mentre la Francia per ora ha applicato un divieto stringente in particolare nei parchi pubblici e nelle aree di gioco dei bambini. Ma divieti (e multe salatissime) fioccano anche negli Stati Uniti, in Australia e in Giappone.

Ansa

A favore della proposta di Sala s’è subito schierato l’ex ministro Gerolamo Sirchia, il padre delle norme anti-fumo in Italia, che l’ha definita «una buona e importante iniziativa», considerando in particolare che «dall'applicazione della legge del 2005 non c’è stata più nessuna iniziativa di allargamento di quella normativa».

2 milioni
Gli italiani che vivono in aree, come la Pianura Padana, dove i limiti di Pm10 sono violati sistematicamente

58.600
I decessi prematuri correlati alle polveri sottili. Siamo il secondo Paese in Ue, dopo la Germania

Solo il Comitato nazionale di bioetica, lo scorso ottobre, aveva battuto un colpo istituzionale sull’argomento raccomandando a governo e Parlamento di estendere il divieto di fumare ai luoghi aperti (parchi, spiagge, stadi, campi sportivi). Una mozione legata anche a un’altra fonte di inquinamento ambientale delle sigarette, cioè i mozziconi che a centinaia di migliaia assediano le nostre strade. La politica, per ora, sulla questione si accende però soltanto per ragioni elettorali: a Milano è già scontro tra il Pd (secondo cui l’idea di Sala è «giusta e utile») e la Lega (per cui invece «siamo di fronte a un’arma di distrazione di massa»).

Da sapere: una sigaretta inquina dieci volte più di un Diesel

Come lo studio pubblicato nel 2016 sulla rivista scientifica “European Respiratory Journal” anche decine di altre ricerche internazionali hanno dimostrato nei numeri come il fumo di sigaretta aumenti la concentrazione di particolato nell’aria. In particolare, un fumatore contribuisce all’innalzamento di Pm10 fino a 5 metri da se stesso. È stato quantificato che una sigaretta inquina 10 volte più di un auto diesel e 3 più di un tir.