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Il commento. Sinner, numero uno anche di autocontrollo

Riccardo Maccioni martedì 4 giugno 2024

Diciamo la verità: non siamo abituati. Ci stupisce che sia italiano quel magnifico tennista che resta impassibile mentre l’avversario ne combina di tutti i colori per innervosirlo. E invece Jannik Sinner non fa una piega neanche quando Moutet serve da sotto, “a cucchiaio”, come fanno i bambini, ed esulta tipo ultras allo stadio se il nostro sbaglia. Anzi a fine partita Sinner ringrazia la gente che ha sostenuto il suo avversario. «Sarebbe stato strano se tutti fossero venuti qui per me, è un piacere giocare su un campo così speciale, l’atmosfera è stata straordinaria».

Naturalmente stiamo parlando del torneo di Parigi che ha visto il nuovo numero uno del mondo superare negli ottavi di finale in quattro set Corentin Moutet, parigino doc e quindi beniamino di casa, il quale, inferiore tecnicamente, ha puntato sulla provocazione, non sapendo che l’altoatesino a livello di autocontrollo è presocchè imbattibile da sempre. Quindi, i già citati servizi a cucchiaio, decine di palle corte, perfino la “ola” del pubblico a interrompere la battuta del tennista azzurro. Che nella circostanza si è fermato, si è messo a palleggiare tranquillo e una volta che “l’onda tifosa” si era fermata, ha ripreso a giocare. Per capire il livello di tensione sopportata basterebbero le dichiarazioni di Adriano Panatta, grande, grandissimo del passato: «Una volta ho servito da sotto contro Ivan Lendl (campione da 94 tornei vinti negli anni 80 ndr). Non mi ha parlato per cinque anni».

E invece Sinner ha parlato tranquillo a fine match raccontando persino cosa contiene il suo famoso borsone, e cioè otto racchette, tutte con la stessa tensione, un paio di scarpe e un cappellino. Il giorno prima si era invece cimentato sul tema moda. «Non è che me ne intenda, anzi… Mi danno semplicemente delle cose e io le indosso. Diciamo che cerco di avere un bell'aspetto. A volte mi riesce, altre no». Tutto “confessato” con la massima semplicità, senza mai alzare la voce, nel segno dell’assoluta naturalità. Com’è stato normale per lui riparare dalla pioggia, tenendole l’ombrello, una giovane raccattapalle a Indians Wells o rivelare che a volte ritarda a telefonare a casa per paura di far perdere tempo alla mamma sul lavoro.

Sinner, italiano anomalo si dirà, nel senso che tiene dentro le emozioni, che non si lascia sopraffare dalla rabbia spaccando racchette, che non incolpa gli altri per errori suoi. Ma davvero noi siamo così? E dove sta scritto? Ci permettiamo di obiettare, perché ognuno di noi ha un amico, un parente, un collega che non si offende per le minuzie, che non replica a muso duro a chi la pensa diversamente da lui, che alla rabbia altrui oppone la lezione virtuosa della pazienza. Sinner non l’anti-italiano o l’italiano strano ma il super italiano, dunque. E se non siete d’accordo con me illudiamoci insieme che sia davvero così, che una delle nostre caratteristiche tipiche, come popolo, da Nord a Sud e isole, sia l’aplomb, l’autocontrollo. Una caratteristica tipica dell’italiano? Risposta facile, la tranquillità. Hai presente Sinner? Ecco, siamo, o almeno vorremmo essere, come lui.