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SANATORIA. I sindacati: «Attenti alle truffe» Datori di lavoro: costi elevati

Ilaria Sesana sabato 15 settembre 2012
​Lisa è arrivata in Italia nel 2010 con visto turistico e ha iniziato da subito a lavorare come colf. Ora si dispera perché ha perso il passaporto su cui, in frontiera, era stato apposto il timbro d’ingresso in Italia: «Ho solo la fotocopia e non so se va bene». Vorrebbe mettersi in regola con la sanatoria che prenderà il via oggi. Ma la legge parla chiaro: il lavoratore straniero irregolare deve dimostrare di essere in Italia alla data del 31 dicembre 2011 attraverso un documento «proveniente da organismi pubblici».Una frase che suscita dubbi e perplessità. «Il timbro d’ingresso sul passaporto certamente va bene – commenta Riccardo Piacentini, responsabile immigrazione della Camera del Lavoro di Milano –. Ma l’abbonamento ai mezzi pubblici ha lo stesso valore?». Il timore è che la richiesta di questo documento alimenti ulteriormente il mercato nero di quanti lucrano sulla disperazione di chi è disposto a tutto pur di avere un permesso di soggiorno. Fino a pochi giorni fa era addirittura attivo su internet un sito che vendeva false attestazioni di presenza a partire da 500 euro.Ma le perplessità riguardo alla sanatoria (la sesta nella storia della Repubblica) non si fermano qui. «C’è parecchia confusione in giro», commenta Maurizio Bove, responsabile immigrazione Cisl Milano. Alle assemblee organizzate dal sindacato partecipano quotidianamente una sessantina di persone. «Molti immigrati già denunciano il fatto che i loro datori di lavoro non li vogliono mettere in regola», aggiunge Bove. I costi, molto alti, scoraggiano tante persone: fatta eccezione per colf e badanti (che possono essere assunte anche part-time) i contratti di lavoro devono essere a tempo pieno. «Un pizzaiolo o un muratore che lavorano pochi giorni a settimana non potranno mettersi in regola», commenta Bove. «Questa sanatoria rischia di essere un’occasione persa. Costi molto alti e i troppi vincoli escluderanno tante persone – sottolinea Olivero Forti, responsabile immigrazione Caritas –. Per contro sono già attivi i truffatori, disposti a dichiarare il falso per regolarizzare gli immigrati dietro pagamento di qualche migliaio di euro».POTREBBERO EMERGERE 380MILA LAVORATORI STRANIERISono circa 380mila i lavoratori stranieri irregolari che potrebbero emergere dal sommerso grazie alla sanatoria. «Ma probabilmente coloro che parteciperanno alla sanatoria saranno molti meno», commenta Valeria Benvenuti, ricercatrice presso la fondazione “Leone Moressa” che ha elaborato queste stime. A scoraggiare famiglie e imprese sono soprattutto i costi: «I datori di lavoro dovrebbero sborsare cifre importanti per completare la pratica – commenta Benvenuti –. E per le piccole imprese non sarà facile».Mettere in regola un operaio edile di primo livello o un bracciante agricolo può costare più di 4mila euro (contributo forfettario di mille euro più sei mesi di oneri contributivi e fiscali per sei mesi, ndr), un cameriere 3.356 euro, una badante convivente più di duemila euro.Ma non è solo un problema di costi: «I paletti inseriti per evitare che si faccia un uso improprio dell’emersione rendono difficile l’applicazione anche per le situazioni reali», sottolinea Teresa Benvenuto, segretario nazionale Assindat-Colf. Il riferimento è alla richiesta di un documento prodotto da organismi pubblici che attesti la presenza del lavoratore in Italia. «Le famiglie vogliono anche capire fino a che punto sono responsabili se il loro dipendente non è in possesso di questo documento», puntualizza Benvenuto.«Al momento non c’è un grosso flusso presso i nostri sportelli – commenta Pino Gulia, responsabile immigrazione Acli –. Uno degli aspetti che più spaventa i potenziali datori di lavoro è il tipo di contratto. La prima cosa che ci chiedono: “Quanto mi verrà a costare?”». Guarda oltre Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà - Confcooperative: «Dopo queste misure è indispensabile rafforzare la rete dei servizi territoriali per le famiglie. La regolarizzazione delle assistenti familiari e la tutela delle loro condizioni lavorative passa indispensabilmente attraverso il sostegno alle famiglie italiane». E chiede che nell’agenda appena varata dal governo siano previste detrazioni fiscali a vantaggio di famiglia e natalità nel settore dell’assistenza: «Favorirebbero l’emersione di altri lavoratori in nero». Dubbioso Giorgio Merletti, Confartigianato Lombardia: «Economicamente non so se emergerà qualcosa. Ma la possibilità di portare alla luce del sole chi prima lavorava in nero è un segnale importante. Stiamo parlando di persone, cui bisogna dare dignità».