Greenpeace. «Missioni militari a difesa di energia fossile». Eni: tesi strumentale
Firmano gli accordi per la transizione ecologica. Ma con l’altra mano – denuncia Greenpeace – Unione Europea, Nato e Paesi come Italia, Spagna e Germania continuano a inviare i militari a proteggere le attività di ricerca, estrazione e importazione di gas e petrolio. Con una differenza non da poco: il nostro è l’unico Paese a dichiararlo in modo trasparente. Così tanto trasparente che sfugge alle occhiate troppo rapide.
«Circa due terzi delle missioni militari dell’Unione Europea sono collegate alle fonti fossili», sostiene uno studio dell’organizzazione ambientalista letto in anteprima da Avvenire. Per il solo 2021 l’Italia ha destinato circa 797 milioni di euro per operazioni improntate alla "sicurezza energetica".
Secondo il rapporto si tratta della principale voce di spesa delle missioni militari all’estero, pari al 64% dell’intero stanziamento per le operazioni delle Forze armate fuori dai confini nazionali. Il triplo della Spagna, che ha messo a bilancio 274 milioni di euro, il 26% dei fondi. La Germania ha reso disponibili 161 milioni, il 20% della spesa annuale per le missioni militari. Insieme, dice Greenpeace, i tre Paesi impiegano oltre 1,2 miliardi di euro per inviare gli eserciti in "missione fossili", oltre 4 miliardi nel periodo 2018-2021.
Tra le compagnie beneficiarie indicate da Greenpeace vi è l’italiana Eni che «per la propria parte smentisce categoricamente la tesi sostenuta dal Rapporto, che – ha spiegato un portavoce – considera strumentale e oggettivamente infondata».
Le missioni militari vengono autorizzate per un gran numero di finalità, comprese quelle energetiche. Fonti qualificate delle Forze armate hanno però spiegato che «la Difesa non può entrare nel merito dì attività che non ricadono nelle sue competenze, e peraltro svolge le sue attività istituzionali su mandato del Parlamento. I militari, perciò, svolgono i compiti istituzionali sulla base delle decisioni del governo e del legislatore».
Le missioni riguardano uno spettro ampio di impegni «come la tutela della sicurezza nazionale e di quella internazionale, la protezione delle popolazioni civili e, laddove siano presenti infrastrutture strategiche per l’interesse nazionale, la protezione delle stesse e del personale. Tutte le attività che le forze armate conducono nelle missioni – ribadiscono dalla Difesa – sono chiaramente disposte dal parlamento e comunicate in piena trasparenza».
Approvvigionarsi di oro nero e gas è una priorità. Le importazioni di energia fossile nel Vecchio Continente pesano per il 90% del petrolio e il 70% del gas. Le aree operative, annota Greenpeace, sono sempre le stesse: Corno d’Africa (dove spicca la missione antipirateria "Eu Atalanta"), le acque prospicienti la costa libica (con la missione "Irini", targata Ue, e l’operazione italiana "Mare Sicuro"), il Mediterraneo Orientale (con l’operazione Nato "Sea Guardian"), il Golfo di Guinea (con missioni di Italia e Spagna) e il Medio Oriente (in particolare l’Iraq e lo Stretto di Hormuz, dove nel 2020 è stata lanciata la missione europea "Emasoh").
svolte su mandato del Parlamento
Nel luglio 2021 il Consiglio europeo ha approvato una missione militare anche in Mozambico, Paese dilaniato dalle violenze, come hanno documentato nei giorni scorsi su queste pagine i reportage di Paolo M. Alfieri, e che secondo Bruxelles avrebbe «il potenziale di diventare uno dei maggiori produttori mondiali» di gas. Pochi mesi prima, la francese Total aveva abbandonato per ragioni di sicurezza la regione dei giacimenti di Cabo Delgado.
Nonostante i rimproveri, Greenpeace riconosce all’Italia una certa "franchezza". Nelle audizioni parlamentari, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini "non ha mancato di sottolineare l’importanza "energetica" delle principali missioni militari del Paese". Sommando tutte le operazioni "fossili" degli ultimi quattro anni, il ministero della Difesa ha speso circa 2,4 miliardi di euro.
E le previsioni per il futuro sono al rialzo. Ufficialmente nessuna missione militare ha l’esclusivo obiettivo di proteggere le piattaforme Eni o la sicurezza energetica dell’Italia. Ma le schede di missione inviate dal Governo al Parlamento, chiariscono ad esempio che tra che gli scopi prioritari nel Canale di Sicilia vi è la «sorveglianza e protezione delle piattaforme dell’Eni ubicate nelle acque internazionali prospicienti la costa libica».
Per il 2021 l’Italia ha approvato 40 missioni militari che costeranno 1,2 miliardi di euro. «Il fulcro dell’impegno tricolore è il cosiddetto "Mediterraneo allargato", con il maggior dispiegamento in Iraq e Libia, due Paesi che – ricorda il dossier di Greenpeace – insieme garantiscono circa un terzo delle importazioni petrolifere italiane». Malgrado il conflitto, l’anno scorso Eni ha estratto 61 milioni di barili di petrolio dai giacimenti libici, alcuni dei quali sotto la diretta sorveglianza di milizie coinvolte nel traffico di idrocarburi, armi ed esseri umani e ostili con queste altre "attività" all’Eni stessa.
Chiara Campione, portavoce di Greenpeace Italia, riassume così la posizione dell’organizzazione: «La sicurezza energetica di cittadine e cittadini si tutela investendo in fonti rinnovabili, non facendo gli interessi delle compagnie dei combustibili fossili con missioni militari all’estero».
Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, aveva confermato in Parlamento che "Mare Sicuro" nel Mediterraneo Centrale è un dispositivo «a protezione degli interessi nazionali nell’area». Il 25 giugno 2020, con la bozza di quel discorso inviata ai giornalisti, era stata allegata una nota esplicativa, per spiegare quali fossero questi interessi: «Impianti petroliferi, traffico mercantile, attività di pesca».
In mare e in terra, le operazioni militari in cifre
2,4
I miliardi di euro stanziati dal ministero della Difesa negli ultimi quattro anni per tutte le operazioni "fossili"
797
I milioni di euro stanziati dall’Italia nel 2021 per la “sicurezza energetica”, secondo Greenpeace
40
Le missioni militari approvate dall’Italia per il 2021 che costeranno 1,2 miliardi di euro
64%
La percentuale dei fondi destinati a "operazioni fossili" nel piano delle missioni militari all’estero
161
I milioni destinati dalla Germania, pari al 20% della spesa annuale relativa
alle operazioni militari all’estero