Attualità

Legalità e polemiche. Sicurezza, doppio scontro su immigrazione e mafia

sabato 4 luglio 2009
Le critiche al pacchetto sicurezza? «Sono tante, ma ingiuste». E la sinistra, con il suo atteggiamento, «boicotta la lotta alla ma­fia ». Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il giorno dopo l’approvazione delle misure contro l’immigrazione clandestina e la mafia, spande contentezza e ottimismo da tutti i pori. «Questo pacchetto – spiega – completa il disegno del go­verno e sono assolutamente soddisfatto, penso che nessun governo abbia fatto tanto in così po­co tempo sia nel contrasto alla mafia, che alla cri­minalità, che alla immigrazione clandestina. So­no fiero e orgoglioso di questo lavoro, ringrazio il governo e la maggioranza». E, rivolto al cen­trosinistra, aggiunge: «Mi spiace solo che per motivi essenzialmente politici, di pregiudizio i­deologico, l’opposizione abbia deciso di con­trastare norme che sono molto dure contro la mafia, l’immigrazione clandestina e ogni forma di criminalità». In un’intervista a Libero il titolare del Viminale esplicita questo ultimo concetto in modo più ta­gliente: «Noi – dice – facciamo fatti, di là le fal­sità ». E si chiede «perché la sinistra non abbia vo­luto riconoscere l’importanza almeno di quella parte riservata alla lotta contro la criminalità or­ganizzata ». E ancora: «Se io fossi in malafede, potrei dire che siccome hanno votato contro queste norme antimafia, allora è come se stes­sero dalla parte dei mafiosi. Ma siccome sono u­na persona seria non lo dico. Detto questo mi de­vono rispondere sul perché hanno bocciato le norme di Falcone e perché boicottano la lotta alla mafia». Le repliche, indignate, non tardano ad arrivare. Gianclaudio Bressa, vicecapogruppo alla Ca­mera, annulla per protesta la partecipazione a un dibattito con Maroni a Bolzano, e spiega: «Un ministro che parla in questo modo non merita rispetto. Ponendo la fiducia ci è stato impedito di votare a favore delle parti che condividevamo e contro quelle che consideriamo xenofobe, pe­ricolose e inutili come quelle sugli immigrati e sul reato di clandestinità». E Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia di Montecitorio, rintuzza: «Maroni ha ben poco da pavoneggiarsi sull’impegno antimafia: le ronde, oltre a essere un obbrobrio giuridico, rischiano di essere un inqualificabile regalo a mafia, ca­morra e ’ndrangheta che vedono legalizzati i pro­pri metodi di riscossione del pizzo. Per non par­lare – aggiunge – delle norme contenute nel ddl intercettazioni che, come ribadito anche dal pro­curatore Antimafia, Pietro Grasso, devono esse­re radicalmente riviste perché depotenziano im­motivatamente un fondamentale strumento per la lotta alla criminalità organizzata». Il responsabile sicurezza del Pd Marco Minniti affonda: «Sull’impegno antimafia nessuno si può permettere di darci lezioni e tanto meno questo governo e questa maggioranza che vede nei suoi ranghi più di un indagato per reati connessi al­la criminalità organizzata». E aggiunge: «Maro­ni sa benissimo che le norme antimafia conte­nute nel provvedimento sulla sicurezza sono co­piate dalle misure proposte dal precedente go­verno di centro sinistra e che, solo a causa dalla paura del governo della sua stessa maggioranza che ha messo la questione di fiducia, non ab­biamo potuto votare in modo distinto dalle al­tre che giudichiamo dannose e pericolose, co­me l’introduzione del reato di clandestinità e delle ronde».