Gli unici fondi in più per le scuole paritarie siciliane potrebbero venire da un capitolo non utilizzato del buono scuola. Ma non sarà quel milione e mezzo scarso a salvare dalla chiusura molte delle 110 primarie ormai in grossa difficoltà e i tremila posti di lavoro. C’è sostanzialmente un nulla di fatto al termine dell’audizione di gestori, famiglie e associazioni delle scuole paritarie di ispirazione cattolica alla commissione Bilancio dell’Assemblea regionale siciliana. Potrebbero esserci conseguenze molto gravi dopo il drastico taglio di risorse che il bilancio della Regione 2015 ha inferto alle scuole primaria e dell’infanzia gestite in larga parte da congregazioni religiose. La situazione è drammatica, anche per la sperequazione di cui sono vittime queste scuole rispetto alle “colleghe” del resto d’Italia. Mentre da Reggio Calabria in su le primarie paritarie ricevono dallo Stato 19mila euro per classe, in Sicilia il contributo (un tempo vantaggioso) si è andato pian piano prosciugando, fino a prevedere 7mila euro a classe negli ultimi anni, mentre per quest’anno sarebbero concessi meno di 2mila euro a classe. Una situazione che ha generato grave preoccupazione tra i gestori degli istituti e le famiglie, che ieri, assieme a monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e delegato della Conferenza episcopale siciliana per l’educazione cattolica e la scuola, hanno incontrato la commissione Bilancio dell’Ars. All’audizione con il Coordinamento regionale associazioni, familiari e gestori delle scuole e i responsabili regionali di Fism, Fidae, Cnos, Agesc, Age e Forum delle famiglie era presente anche l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che non ha potuto fare altro che confermare la riduzione dei fondi. «Nel bilancio triennale, i capitoli di spesa delle scuole dell’infanzia paritarie e delle primarie paritarie hanno subìto notevolissimi tagli – spiega Nicola Iemmola, a nome del coordinamento –. Il capitolo per l’infanzia ha subìto un taglio del 90%, riducendosi dai 3 milioni del 2014 a 300mila euro del 2015 (ma alle materne arrivano i fondi statali, ndr). Il secondo, quello relativo alle primarie paritarie, ha subìto un taglio del 75% riducendosi dai 4 milioni ad appena un milione». «È fondamentale che anche in Sicilia sia data attuazione piena alla legislazione sulla parità scolastica e sulla libertà educativa – ribadisce monsignor Pennisi –. L’esistenza della scuola paritaria cattolica non è interesse della sola comunità ecclesiale ma di tutta la società civile». La commissione si è limitata al momento ad approvare in favore del settore una risoluzione che impegna il governo a incrementare il capitolo sul bilancio di previsione 2016, aumentando le risorse per le scuole pubbliche non statali. Il vicepresidente della commissione Vincenzo Vinciullo (Ncd) ipotizza di potere «utilizzare già quest’anno il milione e 340mila euro del buono scuola, che sarebbe insufficiente per il numero di famiglie che ne avrebbero diritto, per le materne e le primarie paritarie». Il che aumenterebbe di 500 euro circa lo stanziamento per ogni classe. «Ci batteremo affinché in Sicilia le scuole cattoliche abbiano pari dignità rispetto al resto d’Italia» dice Anthony Barbagallo, deputato regionale del Pd.
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