Attualità

Scuola. Sicilia, paritarie a rischio chiusura

Alessandra Turrisi giovedì 24 settembre 2015
Tagli su tagli, anno dopo anno, e adesso per le scuole convenzionate paritarie della Sicilia sono rimaste le briciole. C’è il rischio concreto di chiusura per molte delle 120 scuole primarie e dell’infanzia gestite in larga parte da congregazioni religiose dopo la riduzione drastica dei contributi regionali previsti nella manovra finanziaria 2015. La denuncia arriva dal Coordinamento regionale associazioni, familiari e gestori delle scuole paritarie cattoliche o d’ispirazione cristiana, che con monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e delegato della Conferenza episcopale siciliana per l’educazione cattolica e la scuola, ha chiesto un’audizione alla commissione Bilancio del Parlamento regionale fissata per il prossimo 8 ottobre. Saranno presenti anche i responsabili regionali di Fism, Fidae, Cnos, Agesc, Age e Forum delle famiglie.  La situazione è drammatica anche per la sperequazione di cui sono vittime le scuole siciliane rispetto al resto d’Italia. Mentre da Reggio Calabria in su le primarie paritarie ricevono dallo Stato 19 mila euro per classe, in Sicilia il contributo si è andato pian piano prosciugando, fino a prevedere 7 mila euro a classe negli ultimi anni, mentre per quest’anno sarebbero concessi meno di 2 mila euro a classe. A questo si aggiunge che le scuole nel tempo sono triplicate, subendo un piccolo ridimensionamento negli ultimi anni causa crisi e riduzione dei finanziamenti regionali. «Nel bilancio triennale della Regione Siciliana recentemente approvato, i capitoli di spesa delle scuole dell’infanzia paritarie e delle primarie paritarie hanno subìto notevoli tagli – spiega Nicola Iemmola, a nome del coordinamento –. Il capitolo per l’infanzia si è ridotto del 90%, dai 3 milioni del 2014 a 300 mila euro del 2015 (ma alle materne arrivano i fondi statali, ndr). Il secondo, relativo alle primarie paritarie, è stato decurtato del 75% riducendosi dai 4 milioni ad appena un milione. E per il 2016 e il 2017 la dotazione è pari a zero. I tagli rappresentano un grave problema per la sopravvivenza della nostre scuole; una discriminazione rispetto alle scuole paritarie del resto d’Italia. Alcune di queste scuole a causa della contrazione dei contributi e delle difficoltà economiche delle famiglie sono state costrette a chiudere e altre subiranno la stessa sorte, facendo venir meno un patrimonio pedagogico secolare e un servizio gradito alle famiglie». La situazione è particolarmente grave: si registra la chiusura mediamente di 10 scuole all’anno. «Non è più sostenibile – aggiunge Iemmola –. Anche perché viene meno una possibilità formativa per almeno 10mila alunni siciliani. La cosa incredibile è che nel resto d’Italia le scuole hanno convenzioni con i Comuni, che considerano queste istituzioni preziose per il ruolo educativo svolto e per il grado di soddisfazione delle famiglie». Preoccupato anche monsignor Pennisi, che sottolinea come «guardando al resto d’Italia, la situazione siciliana sembra ancor più assurda, come fossimo in un altro Stato». A questo si aggiunge che gli ultimi buoni scuola erogati alle famiglie siciliane che hanno iscritto i figli nelle paritarie sono fermi al 200809, poi il capitolo non è stato rifinanziato. Con l’ultimo bilancio regionale è stato stanziato un milione, ma non c’è certezza neppure di questo. Da parte delle istituzioni si inseguono pareri contrapposti. L’assessore regionale all’Istruzione Mariella Lo Bello cerca di rasserenare gli animi, assicurando che «abbiamo delle risorse in più, l’unico vincolo è il patto di stabilità – sostiene -. In sede di assestamento di bilancio aggiungeremo le somme mancanti per ripristinare i capitoli riguardanti i finanziamenti alle paritarie come lo scorso anno. Il ruolo delle scuole di ispirazione religiosa è innegabile, si tratta di istituti di grande utilità e qualità». Ma non sembra così facile. Il vicepresidente facente funzioni della commissione Bilancio all’Assemblea Regionale siciliana, Vincenzo Vinciullo (Ncd), incontrerà i rappresentanti delle paritarie, ma avverte: «Purtroppo i capitoli sono stati decurtati e risorse aggiuntive non ce ne sono. Potremo provare ad aggiungere qualcosa in sede di assestamento di bilancio, ma non ci sono garanzie».