Attualità

Il caso. La Sicilia muore di sete. Razionamenti per i campi, l'acqua la porta la Marina

Roberto Puglisi, Palermo sabato 3 agosto 2024

La siccità divora la Sicilia

«La situazione sta peggiorando, l’acqua si esaurisce, il caldo non ci dà pace». Con tre concetti scarni, Rosario Marchese Ragona, 52 anni, avvocato di Canicattì, in provincia di Agrigento, presidente regionale di Confagricoltura e imprenditore del settore, racconta quello che ha visto con i suoi occhi, girando per le città assetate e per i campi bruciati, nella cronaca di una terribile estate siciliana.

L’Isola delle cartoline, della bellezza, del mare cristallino e dei monumenti sta morendo di sete, nella sovrapposizione fra un clima micidiale e impianti in condizioni critiche.

Soltanto 18 bacini, dei 38 attivi, funzionano a pieno regime. Gli altri venti risultano soggetti a limitazioni che ne riducono la capacità, secondo il report dell’Autorità di bacino della Presidenza della Regione che ha inviato una comunicazione per accelerare gli interventi. La voce di Marchese Ragona è solo una delle tante a margine di una stagione assetata che sta mandando in rovina imprese e famiglie, nel riflesso di una drammatica crisi idrica. I numeri confermano la disperazione di chi combatte una guerra goccia a goccia, tra zolle riarse e rubinetti a secco, per i turni di razionamento.

L’ultimo bollettino settimanale dell’Anbi, l’Associazione dei consorzi di bacino, offre il resoconto di quello che sta succedendo e non è detto che sia già il peggio. In Sicilia, «prosegue il conto alla rovescia verso l’esaurimento delle disponibilità idriche», mette nero su bianco l’Anbi. La residua riserva d’acqua stoccata nei bacini artificiali si è ridotta di quasi 6 milioni di metri cubi, in appena una settimana, nonostante le interruzioni nelle erogazioni per l’agricoltura e i razionamenti per circa il 40 per cento della popolazione. Sono le cifre di una corsa verso il baratro. In uno scenario del genere il sole perpetuo è una condanna all’ergastolo delle speranze. « Luglio è il mese dell’anno in cui la probabilità di pioggia in Sicilia è più bassa, pertanto non è stata una sorpresa l’assenza totale di fenomeni su quasi tutto il territorio regionale – conferma il servizio agrometeorologico della Regione Siciliana –. Sono state principalmente due le perturbazioni che hanno lambito l’Isola, di origine nordatlantica, entrambe accompagnate da piogge che hanno interessato principalmente il Palermitano e il lato tirrenico della provincia di Messina, con pochi sconfinamenti nelle province limitrofe».

Poi, basta. «Le poche riserve stanno per finire e non vediamo provvedimenti veramente forti della politica. Sì, c’è lo stato d’emergenza nazionale – incalza Marchese Ragona che porta alla luce lo stato d’animo degli agricoltori – ma noi avremmo bisogno, per esempio, di una sospensione dei tributi. Le coltivazioni rinsecchiscono, gli animali muoiono, le cartelle esattoriali, invece, sono puntualissime. Sono stato a Ragusa, a Messina, a Catania. Ogni volta torno a casa con il cuore straziato. Non ne posso più di trovare agrumeti tagliati, vigneti abbandonarti e animali morti…». Non è, appunto, la sola voce che si leva. I presidenti regionali di Confcommercio e Confesercenti Sicilia, Gianluca Manenti e Vittorio Messina, hanno inviato una nota preoccupatissima al presidente della Regione, Renato Schifani.

«La crisi idrica attuale – scrivono Manenti e Messina nel documento – rappresenta una minaccia concreta e immediata non solo per l’ambiente, ma anche per la qualità della vita dei cittadini, l’agricoltura, il turismo e per l’intero tessuto economico della regione. Le frequenti interruzioni dell’approvvigionamento idrico stanno causando disagi significativi alle attività commerciali». Il quadro tracciato è desolante: « La mancanza di acqua influisce negativamente sull’ospitalità, con strutture ricettive che non possono garantire servizi adeguati, come piscine, centri benessere e persino la semplice disponibilità d’acqua per gli ospiti. I turisti, trovandosi a fronteggiare disagi quali la carenza d’acqua, potrebbero scegliere altre destinazioni».

Una foto del ministero della Difesa: la nave cisterna Ticino opera per l'approvvigionamento idrico nell'area di Agrigento e Gela - ANSA

La Regione cerca di provvedere come può. La Cabina di regia per l’emergenza si riunisce spessissimo e, quotidianamente, invia una sorta di “bollettino di guerra”. « La realizzazione di nuovi pozzi e la riattivazione di altri già esistenti consentiranno di aumentare di quasi il 20 per cento entro metà agosto la fornitura di acqua nelle case della provincia di Agrigento – si legge nel dispaccio di ieri –. Gli obiettivi includono il recupero e l’individuazione di nuove fonti di approvvigionamento idrico per integrare le risorse già disponibili».

La crisi, però, morde in profondità e non manca qualche “incidente” di contorno. Uno ha riguardato l’approvvigionamento del mare, salutato come un evento importante. Che costerebbe troppo. «Il rifornimento di acqua a Licata (in provincia di Agrigento, ndr) con la nave cisterna della Marina militare è risultato caro rispetto al quantitativo fornito. Pertanto, in attesa dei chiarimenti richiesti, il servizio è sospeso per qualche giorno».

Parole, di qualche giorno fa, del capo della Protezione civile regionale siciliana e coordinatore della cabina di regia, Salvo Cocina. La precisazione del Dipartimento della Protezione Civile non si è fatta attendere: « Nel ringraziare la Marina militare, si evidenzia che, nonostante gli eccezionali tempi di attivazione legati allo stato d’emergenza, la forza armata ha semplicemente applicato le tabelle di onerosità previste dalla norma». Ma non c’è più tempo per le parole, per le sottolineature, per le recriminazioni e per le promesse. La Sicilia sta morendo di sete.

Agrigento, in strada la rabbia della gente. L'arcivescovo: rimedi strutturali

La Chiesa agrigentina, partecipe della grave crisi idrica, che mette a dura prova la vita della gente con un servizio idrico inadeguato, sollecita gli enti preposti a trovare soluzioni emergenziali e strutturali risolutive, efficaci, efficienti, economiche e solidali tali da mitigare la crisi idrica dei comparti civile, agricolo, zootecnico e forestale con costi di gestione proporzionati al servizio reso, vigilando su eventuali speculazioni, su un bene primario, che possano danneggiare i cittadini». Sono le parole che l’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, ha pronunciato in vista della manifestazione di ieri pomeriggio nel capoluogo. Il presule ha invitato a pregare per «il dono della pioggia», e a vivere il consumo dell’acqua con «responsabilità e solidarietà, senza sprechi».

All’evento, organizzato ieri nel capoluogo dal comitato #vogliamolacqua, hanno partecipato oltre duemila persone. Momenti di tensione si sono registrati quando il presidente di Aica, l'azienda idrica dei comuni agrigentini, Settimio Cantone, è stato contestato dalla folla e sono intervenute le forze dell'ordine. La gente ha sottolineato il proprio disappunto per l’inadeguatezza nella gestione della crisi e per chiedere misure adeguate da mettere in campo: il coinvolgimento del Genio militare, della Protezione civile e, soprattutto, «un intervento economico adeguato che nell’immediato aiuti a superare la grave crisi e, nel prossimo futuro, programmi una serie di investimenti sul territorio perché si costruiscano le infrastrutture necessarie per non far più vivere alla popolazione crisi come l’attuale».

Ad Agrigento l'acqua arriva ogni 15 giorni e il sindaco Franco Micciché, parlando «della peggiore emergenza idrica degli ultimi anni», ha firmato un’ordinanza che invita a non sprecare acqua, e ha vietato il prelievo e consumo di acqua potabile per il lavaggio di marciapiedi e piazzali, per lavare auto e per innaffiare orti e giardini, nonché per alimentare fontane ornamentali, vasche e piscine.