Ambiente. Siccità, l'emergenza infinita. «Mai così poca acqua al Nord»
Caldo e secco. Talmente caldo e talmente secco da mettere in forse le semine autunnali e un po’ tutto l’equilibrio territoriale, non solo agricolo, di vaste porzioni della Penisola. Cruccio d’Italia, quello del clima tropicalizzato e impazzito. E a preoccupare non devono essere solo le fioriture d’autunno, sempre più probabili viste le alte temperature, ma anche e soprattutto le prospettive di una produzione agroalimentare in salita e di un equilibrio idrogeologico che ogni giorno si fa più delicato.
A sintetizzare quanto sta accadendo ha pensato l’Associazione dei consorzi di irrigazione e bonifica (Anbi) che ha rilanciato l’immagine dell’Italia capovolta: Nord e Centro assetati, Sud sazio d’acqua. I dati raccolti dall’Osservatorio risorse idriche dell’associazione fanno capire tutto. Al nord i grandi laghi, dopo alcune forti piogge, si sono in parte riempiti, ma solo in parte. Il lago Maggiore è pieno per circa il 54%, quello di Como per il 62%, quello di Garda per il 23%. Il Po, spiegano i tecnici, soffre ancora: a Pontelagoscuro (tradizionale punto di rilievo della portata) il deficit sulla media storica è di oltre il 72%. Al centro Italia i livelli scarsi di alcuni laghi sono la testimonianza della situazione di crisi: il Trasimeno, ieri, registrava un’altezza idrometrica di -1,55 metri, cioè 82 centimetri in meno rispetto alla media di ottobre. Tutta diversa la situazione nel Mezzogiorno e soprattutto nel nord della Puglia e nel sud della Sardegna, ma anche in Sicilia dove gli invasi agli inizi di ottobre già trattenevano 70 miliardi di litri d’acqua in più rispetto al 2021. Ciò che complica la vita degli agricoltori non è solo il gran secco ma l’imprevedibilità dei fenomeni climatici. Piogge torrenziali seguite da caldi africani. E gelate improvvise, trombe d’aria, bombe d’acqua, grandinate.
Mentre l’economia va a picco e i rischi per i centri abitati e le imprese vanno alle stelle. Ispra ricorda che quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio per frane e alluvioni e che le famiglie in condizioni di pericolo per le alluvioni sono oltre 2,9 milioni. Eppure gran parte dello Stivale è a secco. Si rincorrono così le stime del peso economico di tutto questo: sei miliardi solo da inizio 2022 ad oggi (dicono i coltivatori diretti riprendendo dati di banca d’Italia), decine e decine di miliardi se si guarda indietro negli anni.
Ma in questo autunno strano, occorre fare i conti pure con il caldo e la burocrazia. Il 2022 è già stato classificato come l’anno più caldo dal 1800, con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado rispetto alla media storica e piogge tagliate di un terzo secondo il Cnr, pur se più violente, nei primi 9 mesi dell’anno. «Il caldo record – dice Coldiretti - , ha fatto scattare l’allarme siccità fuori stagione per le semine autunnali dei cereali come il grano. Si sta intervenendo addirittura con irrigazioni di soccorso per non compromettere i raccolti ». Ci si aspetta un “novembre estivo”, con la possibilità di fioriture completamente fuori stagione che potrebbero esporre le piante, quando finalmente arriverà il freddo, a gelate deleterie e a danni pesanti. Una prospettiva che potrebbe complicare la situazione degli approvvigionamenti già messi in crisi dai costi delle materie prime e dell’energia. Tutto mentre ci mette del suo anche la burocrazia.
Ancora l’associazione dei consorzi ha raccontato la vicenda del nodo idraulico di Bocca d’Enza, nel Parmense. Un complesso intervento costato 6 milioni di euro che è servito per mettere in sicurezza idraulica 4mila ettari e 15mila persone per il quale ci sono voluti 2 anni di lavori ma 20 per iniziare il cantiere. E pensare che proprio quel “nodo” doveva migliorare la situazione idrica di un’area agricola tra le più ricche d’Italia ma anche evitare disastri come le alluvioni del 1994 e nel 2000.