Ucoii. «Siamo parte integrante della vita del territorio»
«È il momento di promuovere spazi di aggregazione per creare occasioni di fraternità e amicizia, che abbiano al centro anche ragazzi musulmani». Nadia Bouzekri, prima vicepresidente donna dell’Ucoii, ha 25 anni e sogna un nuovo protagonismo giovanile. Per sé e per milioni di coetanei italiani, ovviamente. «Tanti ragazzi vivono esperienze di chiusura, dentro la famiglia e dentro la società. Succede perché non hanno contatti con l’esterno e perché si sentono estranei alla vita di tante comunità. È un problema che il mondo musulmano ha ben presente e che vogliamo affrontare».
In che modo, visto che le prime generazioni islamiche lamentano da tempo una difficoltà di comunicazione con i ventenni musulmani?
È necessario un maggior coordinamento tra scuola e famiglia, che restano il fulcro del futuro per ciascun giovane. A questo riguardo, penso sia necessario evitare etichette e contrapposizioni col mondo occidentale, che tutti noi consideriamo superate.
A cosa si riferisce?
Ci sono problemi e soluzioni che riguardano tutti e che vanno affrontati insieme. Vuole un esempio? Il tema della violenza sulle donne e del femminicidio tocca tutti, non è così? E le vittime vanno aiutate e supportate sempre, qualunque religione esse professino. È importante iniziare dal territorio, dagli enti locali: servono buone pratiche da portare avanti con donne protagoniste.
Queste buone pratiche ci sono già?
In alcune grandi città come Milano sì, ma vanno diffuse maggiormente. Occorrono progetti di sensibilizzazione anche nei paesi più piccoli, che facciano comprendere come l’islam italiano sia parte integrante del territorio. Bisogna conoscersi di più, accelerando sui processi di partecipazione alla vita comunitaria, a partire dalla scuola. Lavoro, sicurezza, famiglia, sanità sono tematiche comuni.
Non teme che tutto questo venga tacciato di retorica buonista, visto anche il clima di ostilità che circonda gli stranieri in questa fase storica?
Ho paura dell’islamofobia, questo sì. Per il resto, penso che il dialogo sia ancora più necessario in tempi difficili come questi. Dei musulmani d’Italia si sa poco, pochissimo. Dobbiamo avere il coraggio, tutti, di andare oltre gli stereotipi.