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Disagio. Ancora un suicidio dietro le sbarre, l'emergenza carceri non ha fine

Fulvio Fulvi mercoledì 9 ottobre 2024

L'ingresso del carcere "Panzera" di Reggio Calabria

Ancora un suicidio in carcere: è il 75esimo dall’inizio dell’anno. Si tratta di un detenuto di circa 40 anni di origini magrebine, con un residuo di pena di pochi mesi, che si è tolto la vita ieri sera impiccandosi nella sua cella nella Casa di reclusione di Vigevano, in provincia di Pavia. L'istituto, nonostante nuove attività lavorative interne organizzate per i reclusi lamenta un pesante sovraffollamento: su 218 posti disponibili c’è una presenza di 142 persone ristrette in più. E il numero degli agenti di polizia penitenziaria è fortemente sotto organico: ne mancherebbero 75, secondo il segretario generale della Uilpa di settore, Gennarino De Fazio, che denuncia anche la condizione di estremo disagio della categoria che ha portato al suicidio di 7 addetti alla sicurezza nei 192 istituti di pena italiani.

L’emergenza dunque si aggrava, anche in relazione all’esubero complessivo dei reclusi che ammonta a 15mila e alla carenza del personale di polizia che, nonostante i concorsi indetti di recente dal ministero della Giustizia, è di oltre 18mila unità. Al macabro quadro che emerge vanno aggiunti una cinquantina di decessi di reclusi le cui cause sono ancora da accertare e i tentati suicidi che, secondo un Rapporto del Sindacato di polizia penitenziaria (Spp) dal 1° gennaio ad oggi sono stati 1.022 e per diverse centinaia di casi è stato solo l’immediato intervento degli agenti a scongiurare altre vittime. Nello stesso periodo le evasioni e i tentativi di fuga sono aumentati del 700% mentre le aggressioni ai poliziotti hanno raggiunto quota 1.950 con le carceri della Campania a tenere il drammatico primato, seguite da Lombardia e Lazio. Le manifestazioni di protesta collettive, sempre secondo il Rapporto del Spp, ammontano finora a 752, i ferimenti a 386 e le colluttazioni a 2.803. Insomma, le tensioni all’interno delle strutture sono a un livello mai raggiunto.

E ci sono nuove situazioni esplosive che vengono denunciate dai Garanti regionali per le persone private della libertà o da associazioni di volontariato sociale: in Sardegna, per esempio, il sovraffollamento è arrivato all’83%: i detenuti nei 17 istituti penali sono in totale 2.128 uomini e 50 donne che risultano ammassati e in condizioni poco dignitose e con il diritto alla salute non sempre garantito a sufficienza. Grave è l’emergenza a Milano San Vittore dove sui 1.177 detenuti presenti nel mese di giugno (secondo un dossier pubblicato da Antigone), di fronte a una capienza regolamentare di 450, più della metà sono affetti da un disturbo psichico o psichiatrico. E a Firenze Sollicciano la situazione è “a un punto di non ritorno” come ha sottolineato la direttrice del carcere, Antonella Tuoni: “il nostro carcere è un contenitore dove si alimenta la recidiva”.

Un grido di allarme arriva pure dalla Calabria, dove il garante Luca Muglia si è rivolto alle competenti commissioni della Regione e del Senato lamentando, tra gli altri disservizi rilevati nelle 15 carceri, la presenza di schermature in plexiglas sulle sbarre delle finestre delle camere detentive in alcune sezioni delle carceri di Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia: ciò rappresenta “una violazione dei diritti umani fondamentali – afferma il garante – perché nella scorsa estate hanno innalzato a dismisura le temperature delle camere detentive togliendo, in alcuni casi, l’aria e la luce necessarie determinando una cattiva aereazione e cattive condizioni igienico-sanitarie”. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto per questo, la sussistenza di "trattamenti disumani e degradanti e la violazione dell’art. 3 della Convenzione”.