Attualità

Trieste. Per i migranti c'è solo la strada

Fabiana Martini venerdì 18 ottobre 2024

Un'immagine dei senza dimora a Trieste

Si intitola “Silos vuoto strade piene” il rapporto sulla situazione umanitaria a Trieste presentato nei giorni scorsi dalla Rete Solidale, che unisce diverse associazioni solidali attive sul territorio. Ed è una fotografia della condizione delle persone in arrivo dalla Rotta Balcanica a tre mesi dalla chiusura del Silos, l'edificio abbandonato e malsano dove da anni trovavano rifugio i migranti che è stato chiuso il 21 giugno scorso e al quale però non sono seguite - certifica il report - sufficienti risposte istituzionali.

Arrivi stabili

Nonostante Frontex indichi un meno 77% dei transiti nei primi otto mesi del 2024, il fenomeno degli arrivi a Trieste non è sostanzialmente cambiato: secondo i dati raccolti da International Rescue Committee Italia e Diaconia Valdese (due delle realtà facenti parte della Rete solidale) nell’area della stazione centrale da gennaio ad agosto del 2024 sono state incontrate 8.686 persone rispetto alle 9.973 del 2023; si è quindi verificato un calo minimo (-13%) in linea con i dati pubblicati dalla Slovenia (-11%). Ma il rapporto si concentra anche sui profili di queste persone: il 57% sono uomini adulti singoli, il 21% famiglie, il 19% minori stranieri non accompagnati (993 ragazzi) e il 3% donne adulte singole, il che significa che almeno il 43% è rappresentato da persone vulnerabili, che arrivano prevalentemente da Afghanistan, Siria e Kurdistan turco, Paesi da cui proviene chi ha un forte bisogno di accedere alla protezione internazionale, anche se solo il 18% intende chiederla a Trieste.

Senza patria e senza tetto

Nei tre mesi oggetto del monitoraggio mediamente 100-120 persone hanno dormito per strada e continuano a farlo, con l’aggravante che l’inverno è dietro l’angolo e già ora si riscontra un aumento delle patologie da freddo oltre — sottolineano i medici di Donk-Humanitarian Medicine — a una forte crescita di disturbi da stress post-traumatico dovuto alle violenze subite prima di partire, a quelle durante il viaggio e nondimeno alle aspettative disattese una volta arrivati in Europa: tra queste incide la mancanza di servizi igienici, in quanto per abitudine e per precetto religioso molte di queste persone sono abituate a tenere un’igiene personale rigorosa. Invece i bagni chimici — collocati dopo molte richieste in piazza della Libertà, dove l’associazione Linea d’Ombra, presente ogni giorno dalle 19 alle 24, ora in cui passa il testimone alle volontarie di No Name Kitchen, accoglie chi arriva curando le ferite, dando loro un pasto, dei vestiti, parole di conforto — sono stati rimossi dal Comune perché vandalizzati, quelli della stazione chiudono alle 22 e quelli dei locali nei dintorni non sono più disponibili perché un’ordinanza comunale anti-degrado impone la chiusura alle 23.

Dal Comune risposte insufficienti

Le istituzioni non solo sembrano accanirsi contro un’umanità già profondamente sofferente, ma non riescono a garantire neanche quanto previsto dalla legge: non c’è un centro a bassa soglia e neanche un punto informativo, ma solo un dormitorio quasi sempre saturo e un centro diurno: l’Ostello di Campo Sacro, che secondo la Prefettura avrebbe dovuto garantire 150 posti, a causa di problemi strutturali non ancora risolti ne offre la metà; per non parlare dei tempi di attesa per entrare nel sistema dell’accoglienza, che sono di circa 20-25 giorni a fronte dei 3 previsti. Per questo Dormire&Resistere ha organizzato la Notte dei senza Dimora: per sensibilizzare la cittadinanza dopo averlo fatto per tutta l’estate ogni mercoledì in una piazza diversa. Perché "solo se non guardo il problema non esiste" ha detto la fondatrice Sara Porcile.