Governo. Correzione da sette miliardi sulla manovra, ritocchi a reddito e pensioni
Il vicepremier Di Maio (Ansa)
È stata, quella di ieri, la giornata in cui la volontà di Palazzo Chigi di trovare un accordo a tutti i costi con i vertici europei si palesa: dalle dichiarazioni accomodanti fino alle ampie rassicurazioni fornite nel tradizionale pranzo al Quirinale pre-Consiglio Ue sul massimo impegno per evitare la procedura per l’elevato debito. Non a caso, fiutando nell’aria il profumo d’intesa, i mercati festeggiano. Con lo spread che cala ai minimi da oltre due mesi, chiudendo a 272 punti, stabilizzandosi sempre più a distanza di sicurezza dalla soglia preoccupante di quota 300.
Da M5s è arrivato un primo ok alla "nuova" manovra a patto che i due cavalli di battaglia – reddito di cittadinanza e quota 100 – non siano toccati dai tagli per almeno 7 miliardi che impone una chiusura con lieto fine del negoziato. «Da una revisione dei tecnici ci si è accorti che per approvare le due misure occorrono meno risorse rispetto a quelle stimate inizialmente per eccesso, rispettivamente di 9 e 6,7 miliardi», è la versione (già fornita nei giorni scorsi) che filtra dall’esecutivo dopo il faccia a faccia a Bruxelles tra Conte e Juncker. Più cauto è Salvini, che si limita a twittare un «ancora al lavoro cercando di evitare sanzioni e problemi con Europa e mercati».
La realtà, tuttavia, è diversa. Perché anche sulle misure-bandiera si deve abbassare l’asticella per arrivare a un saldo al 2,04%. Così, nella nuova bozza del provvedimento sulla previdenza per "quota 100" (per cui l’esecutivo prevede un’adesione dell’85% della platea), si stabilisce che «non è cumulabile fino alla maturazione del requisito di vecchiaia» con i redditi da lavoro dipendente o autonomo ad eccezione da quelli derivanti dal lavoro autonomo occasionale nel limite di 5mila euro annui. Chi avrà raggiunto 62 anni di età e 38 di contributi entro il 31 dicembre 2018 potrà andare in pensione il 1° aprile del 2019, appena trascorsa la finestra trimestrale. Non ci saranno quindi graduatorie a seconda dell’età e dei requisiti, ma una clausola di garanzia qualora si spenda più del previsto con l’allungamento delle finestre da tre a sei mesi. Per i lavoratori pubblici che abbiano raggiunto i requisiti entro marzo 2019 la prima finestra sarà il 1° ottobre. Pure sul reddito tanto caldeggiato dal M5s si opererà una stretta inevitabile sui criteri necessari per l’accesso al sussidio. Non solo per chi è proprietario di un immobile. Ma servirà ancora tempo.
Non solo: per rastrellare più risorse possibili si cede anche sul contrasto all’azzardo. Con un cosiddetto "emendamento Milleproroghe", che il governo dovrebbe presentare al Bilancio, è previsto lo slittamento dal 1° gennaio al 14 luglio 2019 dell’entrata in vigore del divieto di sponsorizzazioni di «eventi, attività, manifestazioni, programmi, prodotti o servizi» relativi al gioco d’azzardo o comunque con vincita di denaro. In pratica, si sposta in avanti di oltre 6 mesi l’avvio della misura prevista dal decreto dignità.
Intanto con Bruxelles si tratta ad oltranza. «Meno spese e più entrate», è la promessa formulata alla Commissione Ue. Per aumentare la disponibilità di "cassa", per stessa ammissione del premier, si è incrementato il già sostanzioso piano di privatizzazioni. Da un pacchetto di dismissioni da 18 miliardi ora si è saliti fino a 20.
Stesso discorso per le pensioni d’oro, ancora oggetto di trattativa perché si vuole ottenere un gettito più alto. Nel vertice notturno a tre fra Conte Di Maio e Salvini (tramutato in una cena fuori da Palazzo Chigi), il presidente del Consiglio ha messo al corrente i vicepremier dei passi avanti nel confronto prima di riprendere oggi un nuovo volo per la capitale belga. Per l’ultimo miglio sui negoziati tecnici a Bruxelles, dove è in programma il Consiglio Ue, c’è anche Giovanni Tria, il ministro dell’Economia che già a settembre, nel "debutto" al Forum di Cernobbio, parlava dell’importanza di costruire una «manovra equilibrata» perché «non tutto si può fare subito». La proposta del deficit al 2,04% dimostra come la prudenza del titolare del Tesoro – duramente contestata in estate dai vicepremier – fosse più che giustificata.