Unione Europea. Mogherini: «Servono canali di migrazione legale»
«L’Europa non vuole diventare fortezza, è stata la prima a denunciare gli orrori dei campi libici, ma ora è il momento che si attivino maggiormente gli Stati africani, sono i loro cittadini in gioco. Come serve anche che l’Europa offra maggiori canali di migrazione legale». È chiaro e netto il messaggio che lancia l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, alla vigilia del vertice tra Unione Africana ed Unione Europea che si apre oggi ad Abidjan. Ieri Mogherini ha copresieduto la riunione preparatoria dei ministri Ue ed africani.
Lo scandalo dei migranti venduti come schiavi ha suscitato forte indignazione in Africa. Molti accusano l’Europa di complicità.
Non è affatto così, tutt’altro. Anzi, siamo stati noi, ben prima della Cnn, a denunciare le condizioni terribili di questi campi. Per questo un anno fa ci siamo messi in moto chiedendo all’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) di lavorare all’interno della Libia, noi forniamo assistenza finanziaria e sostegno politi- co. Anche la Libia è vittima di questa situazione. Ed è possibilissimo che purtroppo il fenomeno dello schiavismo vada ben oltre la Libia. La mia speranza è che questo choc generale costituisca una motivazione che spinga davvero tutti gli attori coinvolti a mobilitarsi anzitutto per salvare vite umane.
Che risponde a chi critica l’Ue per la cooperazione con la guardia costiera libica?
È una critica infondata. Ricordiamoci cosa succedeva prima e purtroppo accade ancora: i migranti morivano sempre più spesso in acque libiche. Dunque, la guardia costiera libica è molto importante per smantellare le reti criminali ed è indispensabile per salvare vite umane, visto che l’Ue può farlo solo in acque internazionali. Ricordo però che in tre mesi abbiamo potuto formare appena 142 guardiacoste, ovviamente un numero insufficiente.
Il presidente francese Macron ha annunciato che al vertice proporrà che Europa e Africa cooperino per svuotare i campi libici…
Benissimo, ma è una cosa che stiamo già facendo. Solo quest’anno, con il programma di rimpatri volontari con l’Oim, abbiamo ottenuto che 13.000 persone (di cui 10.000 dalla Libia, ndr) lasciassero i campi per tornare nei paesi di origine. Naturalmente sappiamo che bisogna fare di più, stiamo cercando un migliore accesso ai campi, che non è cosa facilissima, e stiamo lavorando per dotarci di aerei più grandi.
Comunque sembra di leggere un pizzico di frustrazione per le accuse all’Europa…
Sono sinceramente sorpresa. Ripeto, l’Ue che fin dall’inizio si è battuta e ha lavorato di più per salvare vite. Siamo quelli che più si sono impegnati, eppure stiamo parlando di cittadini in gran parte africani su suolo africano.
Dunque?
Dunque dico che è sempre più urgente che gli stessi africani si occupino, insieme a noi, dei loro cittadini. Perché vede, noi possiamo fare i salvataggi in mare, possiamo dare assistenza, cercare di proteggere in migranti bloccati nei campi, ma serve che i Paesi di transito incrementino la lotta al traffico, e quelli di origine accelerino l’emissione di documenti di rimpatrio.
Si aspetta impegni concreti in questo vertice in questo senso?
Sì, sono convinta che i leader africani affermeranno il loro impegno in questo senso. Perché sappiamo che, se tutti cooperiamo, alla fine il traffico non avrà chance, sarà battuto.
Un elemento cruciale sono anche le vie legali alla migrazione...
Certamente. Per quanto riguarda i reinsediamenti in Europa di migranti che hanno diritto a una tutela internazionale, abbiamo già lanciato un piano per 50.000 persone. E sono contenta che molti Stati membri stanno già offrendo posti. Creare canali legali è essenziale anche per combattere i flussi irregolari di migranti economici. Ricordo del resto che gli Stati membri Ue si sono impegnati al vertice della Valletta (nel novembre 2015, ndr), e ora gli africani si aspettano che mantengano le promesse. E poi so quanto sia impopolare dirlo ma so anche quanto sia vero, è tutto nel nostro interesse di europei: senza migranti, crollerebbero interi comparti economici. C’è una chiara e ineludibile questione demografica di cui tenere conto, con un’Europa che invecchia.
E il tema centrale di questo vertice è la gioventù africana…
Indubbiamente. Già oggi il 60% degli africani ha meno di 25 anni. Per questo è cruciale offrire loro, accanto alla possibilità di migrazione legale, sostegno a uno sviluppo sostenibile nei propri Paesi, un aiuto a creare una cultura d’impresa, investimenti. Ed è in questo senso che va il piano di investimenti da 44 miliardi di euro che abbiamo lanciato un anno fa. Soprattutto una cosa è cruciale: evitare la fuga di giovani colti e preparati di cui l’Africa ha assolutamente bisogno.